Spero tanto che le parole che seguiranno trasmettano almeno una piccola parte delle grandi emozioni provate.
Chi ci conosce bene, sa che a Luglio c’e’ una escursione speciale, la chiamiamo due-giorni, e significa dormire una notte un rifugio e organizzare qualche bella escursione, anzi spesso si sceglie una meta e poi si cerca un ricovero (gestito o in autogestione) nei dintorni.
Questo e’ un anno molto speciale per tre di noi, scatta un’ ulteriore decina … e va sicuramente festeggiata alla grande.
Puntiamo ad una vetta che ci lasci un segno, non pensate a nomi rinomati che non sono nelle capacita’ tecniche di alcuni di noi, ma una bella altitudine ed arrivandoci con le nostre forze senza corde ed imbraghi.
La vetta che deve rappresentare la nuova decina e’ il Monte Pasquale, nel gruppo dei Forni a Santa Caterina Valfurva.
Non e’ certamente una cima prestigiosa, anzi sovrastato dai grandi nomi che lo accerchiano proprio sparisce : il vicinio Cevedale, Palon de la Mare, il Vioz, Punta S.Matteo, Tresero, il Gran Zebru’, ma e’ alla portata delle mie gambe e forse un oltre la portata del mio fiato.
Trovata la meta e studiato il percorso estivo, il “campo base” piu’ naturale e’ il rifugio Ai Forni, raggiungibile direttamente in auto.
A dire il vero c’e’ una ampia scelta di rifugi: Ai Forni, Branca, Pizzini, Casati, il Branca sarebbe anche il piu’ vicino, ma preferiamo tenere una zona piu’ centrale per inventare una escursione per il giorno successivo.
Sveglia prestissimo, con ritrovo alle 04:00 di mattina.
Purtroppo il gruppo non e’ completo: il Barba non puo’ muoversi se non in giornata ed Angelo ha impegni, ma con noi c’e’ un agregato speciale, Francesco che prima o poi prendera’ la cittadinanza onoraria con i Girovagando.
Viaggio da Como fluido, colazione a Bormio, poi su’ a S.Caterina dove alla macchinetta bisogna pagare 5€ per percorrere la strada per i Forni.
I 5€ sono per un giorno, 8€ per due, ma se pernottate Ai Forni potete chiedere il pass in rifugio (anche se continuero’ a chiamarlo rifugio ed anche se fa parte del circuito dei Rifugi di Lombardia e’ piu’ un albergo che un rifugio e la qualita’ del servizio e della cucina rafforzano questa tesi).
Al momento la strada, a pagamento, e’ aperta dalle 07:00 alle 21:00 per pericolo frana sul percorso.
Parcheggiamo poco sotto il rifugio nel loro parcheggio privato, e come da programma partiamo diretti per la nostra avventura.
scendiamo al parcheggio piu’ basso scoprendo al ritorno che c’era una strada piu’ corta all’altezza del rifugio e del parcheggio piu’ alto.
Seguiamo la direzione Rifugio Branza, su comoda sterrata gippabile. Ci sono molte gippabili, e pagando ti portano al Branca (2500mt) e fino al Pizzini a 2700mt, e vi asscuro che tra sabato e domenica di traffico ne abbiamo visto non poco.
La strada bassa passa da una diga con un laghetto (A2A) e poi sale tranquilla con una deviazione a sinistra per la Malga Ai Forni e la Val Cedec (rifugio Pizzini, Passi del Zebru’, rifugio Casati), dopo questo bivio, si impenna decisa e con qualche tornate scavato nella roccia si arriva al rifugio Branca 2493mt (+1h).
Il rifugio e’ ancora in ombra ma sul ghiacciaio dei Forni brilla il sole. E’ evidente il segno di degrado e di scioglimento, ma non conoscendo la storia pregressa e’ comunque uno spettacolo meraviglioso.
Proseguiamo inoltrandoci nella Val Rosole seguendo le indicazioni “Anello delle Trincee Val Rosole”. Sentiero ben riconoscibile anche se non c’e’ bollatura. Ignoriamo la palina che porta alle trincee seguendo l’evidente pista che risale un lungo costone appuntito che si inoltra in Val Rosole verso le cime (Pasquale, Cevedale, Rosole).
Dovrebbero esserci dei laghetti, ma sono asciutti, in ogni caso sono un buon riferimento, anche perche’ qui si trova una ulterione indicazione, una palina che indica Cevedale (diritto) o verso sinistra Pasquale-Estivo.
Non ci sono ometti o segni evidenti, si aggira il lago piu’ a sinistra senza fare un giro inutilmente largo e si sale in libera puntando ad una cresta rocciosa che scende verso i laghetti (o meglio verso la morena).
Si sale su pietraia spesso su blocchi grandi, e talvolta ci sono segni di passaggio che poi si perdono nuovamente nelle pietraie.
Il percorso e’ comunque chiaro, puntare alal cresta SO del Pasquale e avvicinandosi si notano due grossi omoni di sasso, Q3270.
Qui facciamo pausa (la seconda) per riprendere fiato e studiare la cresta che si separa dalla cima, che da questa posizione non sembra proprio banale.
Ma le relazioni (ancora un grazie a Danicomo), la tanta voglia di arrivare, e la presenza esperta di Francesco, sono una garanzia.
Ci sono due nevai (o sotto c’e’ ghiaccio?) da superare, il primo piuttosto ripido ed il secondo con poca pendenza verso la vetta.
Dal ometto di riferimento in cresta si scende un poco per affrontare un tratto bell ripido. che porta ad un altro ometto attorno Q3400 dove si trovano i resti in legno di una baracca militare.
Si prosegue camminando sopra la neve che tiene bene, non servono ramponcini che comunque abbiamo portato per precauzione.
Ovviamente non serve ne’ corda ne’ picca.
I primi tre arrivano in vetta alle 12:40, io e Gimmy arriviamo qualche minuto dopo le 13:00, dopo ben 5:30.
Stanchi ma raggianti di orgoglio, consapevoli di aver raggiunto una grande tappa, sia nella vita che nella nostre avventure di montagna.
Per me, Paolo e Gimmy e’ anche la massima altitudine mai provata.
Ci copriamo ben bene, il tempo si e’ ben annuvalato e c’e’ una bella arietta.
Pranziamo guardandoci in giro, vicinissimo c’e’ il blasonato Cevedale, la sua croce di vetta si mostra sono in alcuni momenti tra le nuvole.
Si scorgono due cordate che stanno scendendo verso il rifugio Casati (3200mt), la via piu’ seguita per salire al Cevedale.
Scopriremo il giorno dopo, vedendo evidenti tracce di un passaggio di cordata una via che parte dal piu’ basso rifugio Pizzini, e che risale la vedretta del Cevedale.
Sotto di noi la Val Cedec, che non lo sappiamo ancora ma percorreremo quasi completamente il giorno dopo, i rifugi Pizzini e Casati, il Monte Rosole, il Palon de la Mare con il suo ghiacciaio che termina con una muraglia, ed inevitabilmente il vasto ghiacciaio dei Forni.
Sotto la cima del Pasquale la sua vedretta con i resti di costruzioni militari, o quel che ne resta, residui dei muri e degli infissi in legno delle porte. E’ incredibile vedere e pensare ai poveri militari hanno passato a queste altitudini chissa’ quali vicissitudini.
Dopo poco piu’ di un’ora, iniziamo la discesa, pensavamo di indossare i ramponcini per scendere piu’ spediti sui nevai, ma alla fine tallonando bene siamo ritornanti alla baracca e quindi al percorso piu’ ripido in cresta.
Scendendo verso gli omettoni, sia io che Francesco notiamo delle tracce, e’ un pendio ripido e su pietrisco piccolo e terriccio, ci permetterebbe un bel taglione verso la conca dei laghetti.
Scendiamo verticalmente, non e’ certamente agevole, e giustamente qualcuno si lamenta, qualche scivolata di sedere, ma arriviamo veloci sulla morena.
Da qui puntiamo al costone dove c’e’ la palina con “Pasquale Estivo” e quindi giu’ verso il Branca.
Ma abbiamo programmato una bella variante, quasi un giro ad anello.
Dal costone, appena vediamo in basso il sentiero per le trincee, scendiamo in diretta su sfasciume per andare ad intercettarlo, e da qui lo seguiamo fino alle trincee ed i resti delle postazioni militari.
Visita veloce e prendiamo un sentiero che scende con lenti zig-zag fino ad una strerrata che collega l’Alpe dei Forni con la strada per il Branca.
Da qui ci dirigiamo verso l’alpeggio, ma poco prima di raggiungerlo un sentierino ci riporta sulla strada percorsa in mattinata.
In breve quasi alla diga, ma senza scendere proseguiamo in piano ed arriviamo diretti al rifugio/albergo dei Forni.
Doccia e relax in questo gran bel posto, per poi concedersi una cena alla grande, in questo rifugio la cucina e’ veramente top!
A domani ….
NB: NON seguite la traccia di discesa … roba da matti