Eccoci al secondo giorno della nostra 2 giorni al rifugio Fopp.
Il desiderio di tutti è di fare una cima, anche se “il grosso” dell’escursione lo abbiamo fatto ieri con i +1500mt di dislivello, e che ovviamente ci toccano oggi in discesa dopo pranzo.
Chi ha frequentato un pò queste valli, la Val Cramosino, la Val Nedro, la Val Marcri, sa bene che sono valli relativamente corte e chiuse, “sbattono” violentemente contro i fianchi delle tante cime che le racchiudono, con versanti veramente ripidi, quasi tutte le cime che dividono la Leventina dalla Verzasca sono agibili solo dal lato verzasghese, a meno di avere abilità alpinistiche di un certo livello.
Quindi sentieri per le cime praticamente zero, i sentieri percorrono su più livelli le valli richiudendosi sui due lati e toccando gli alpeggi alle varie altitudini.
Inoltre i fianchi sono sempre ripidi, se non ripidissimi.
Considerata anche la discesa all’auto nel pomeriggio ed i tempi necessari per cucinare e riassettare, pensiamo a qualcosa di “easy” o che pensiamo … “easy”.
Sveglia alle 06.00, poi colazione ed alle 7.00 usciamo, il cielo non è bello come ieri, c’e’ un pò di nuvolaglia e le previsioni indicano qualche pioggerella nel pomeriggio.
Seguiamo il sentiero che prosegue in salita sopra il rifugio, sempre ben visibile e senza preoccupazioni, giungiamo ad un ripiano erboso e poi ad uno successivo, raggiungiamo infine le barriere paravalanghe (l’opera su cui stanno lavorando le persone che normalmente “abitano” il rifugio).
Proseguiamo su largo sentiero (ruspetta?) fino ad arrivare alla baracca rossa di servizio Q2060.
Da qui la faccenda cambia, davanti a noi una cresta fatta di grandi blocchi, iniziamo a salirli cercando la via migliore e facendo attenzione alle buche tra i massi.
Arriviamo a Q2144 e qualcosa non torna, il percorso si fa sempre più impervio ed i blocchi sempre più grandi, la sensazione è che da un momento all’altro non passiamo più.
Con grande fortuna, un amico di Paolo è in Afata (che è proprio di fronte a noi, sull’altro lato della Val Cramosina) e ha visto 5 disperati in cresta, capito che non sono camosci (e sapendo che siamo al Fopp) telefona a Paolo dicendo che abbiamo sbagliato completamente percorso, d’altra parte non c’e’ sentiero quindi siamo andati “a naso”.
Ci dice che a sinistra della baracca c’e’ un sentiero che sale in Val di Nedro, o meglio una vaga traccia di sentiero, e che per salire al Fopp bisogna aggirarlo da dietro.
Scendiamo un ripidissimo prato fino ad incrociare la traccia o possibile traccia (-60m), la seguiamo, aggira il costone SE del Fopp si porta sotto la cresta SO.
Ora è tutto prato ma con pendenze elevate, salire si sale ma scendere?
Arriviamo in cresta ed ancora la croce di vetta non si vede, proseguiamo lungo la cresta verso valle, c’e’ un salto di 10m, torniamo di poco indietro scendiamo e seguendo la roccia arriviamo finalmente alla croce.
Il meteo ci concede poco, tante nuvole ma la vista è notevole in tutte le direzioni.
Possiamo ammirare bene tutta la val Cramosina chiusa da pareti verticali del Pizzo Cramosina, del Madom Gross, del Pizzo di Mezzodì.
Ma anche tutta la Val Nedro, chiusa tra il Cramosina, la Cima di Nedro ed il Basal.
Il Val Nedro si riescono a vedere i lavori di ristrutturazione dell’Alpe di Nedro … un pensierino si può fare quando sarà terminata.
Ci fermiamo quasi 40min, foto ricordo singole e di gruppo e poi “proviamo a scendere”.
E’ ripido e tanto, ma con calma e vari passaggi con il posteriore scendiamo all’altezza della traccia di sentiero, ci aiutano deglio ometti che abbiamo fatto salendo per facilitare la ricerca.
Ritrovata la traccia torniamo facilmente alla baracca, anzi per l’esattezza al tornate prima della baracca, e da qui ancora più facilmente al rifugio.
L’altitudine è modesta 2253mt ma siamo comunque soddisfatti, non è stato così facile come ìsi pensava, forse la presenza di una sola visita (l’esploratore Zaza) doveva pur voler dire qualcosa.
Al rifugio lo Chef Gimmy ci delizia con un risotto giallo, salsiccia con qualche gialletto (finferli,gallinacci) raccolti il giorno prima salendo al rifugio.
Ottimo e abbondante (qualcuno ha fatto il tris). Pulizie approfondite, disinfettato le superfici con la candeggina, pagamenti e prepariamo gli zaini per il ritorno.
Gli zaini sono meno pesanti dell’andata ma comunque pesanti, le bottiglie anche vuote pesano :-).
Però siamo in anticipo sulla tabella di marcia, abbiamo pranzato alle 11:45, quindi si scende con calma, in fin dei conti abbiamo sempre 1500mt di dislivello da perdere …
Tappa di nuovo a Pozzou, alla stessa baita dell’andata dove sappiamo trovare la fontana con acqua.
Poco prima di Busan, Paolo trova due cortecce di un larice abbattuto e se le carica nello zaino (circa 11Kg).
Dopo la pausa a Pozzou, scendiamo sempre tranquilli verso Catto, poi la Madonnina e la discesa finale a Giornico-fontanelle.
Al parcheggio piedi in ammollo nella fontana, e via a casa.
Di eventi 2-giorni ne abbiamo un pò nel nostro album, alcune si ricordano per le belle giornate, alcune per la vetta più bella, alcune per quella più alta, questa sicuramente per il rifugio 4 stelle e l’ambiente unico.
Il tutto deve essere “condito” dalla giusta compagnia, con cui si condividono gioie, fatiche, piccoli pericoli e l’adrenalina per superarli.