Riviera / Val Lodrino fino a 1000mt
Basta Ravanage … questa e’ la conclusione della giornata
Questa valle di Lodrino o il suo fronte sulla Riviera e’ davvero troppo Wild.
A dire il vero il breve percorso e scarso dislivello non sarebbero neppure da raccontare, ma trovo giusto condividere sia le belle gite che quelle meno fortunate, e soprattutto far conoscere le difficolta’ di trovare sentieri comunque marcati sulla Swissmap, ma quasi insistenti sul posto.
Ma partiamo dal principio: oggi puntiamo ad un rifugetto sotto le cime di Visghed, ovvero lo Scengio delle Vacche a 1482mt.
Progettato sulla carta un giro ad anello, salendo dal lato della Riviera dove c’e’ una fitta rete di sentieri che risale il costone NE del Visghed, e scendendo dal lato della Val di Lodrino, partenza da Legri con la solita strada a pagamento 10CHF.
Dal parcheggio si scende per un bel sentiero ma ripido ed impervio ad un ponticello a 500mt, dove si attraversa il Riale di Lodrino e si sale a Ponn a 634mt.
Fino a qui tutto perfettamente marcato, gradini di pietra anche cementati, cordini di metallo, niente lascia pensare a cosa troveremo dopo.
Risaliamo a Ponn (arrivo teleferica) e qui inizia il ravano, ma un ravano super.
Perdiamo subito il sentiero che sale a Busen, ritroviamo qualche traccia, nessun problema siamo nel bosco.
Man mano che si sale, ci sia accosta a pareti rocciose piuttosto alte, ed il “sentiero” chiamiamolo cosi’ si infila tra cenge e passaggi per poterle superare.
Non parliamo di sentieri, ma segni di passaggio, non cercate marcature non ci sono proprio.
In qualche modo arriviamo a Busen, dove su un poggiolo sopra un balzo roccioso c’e’ una baita stupenda, bene ci sono segni di civilta’, e sicuramente per raggiungere la baita c’e’ il sentiero.
Il sentiero c’e’ … forse ma solo i proprietari o locals lo conoscono.
Altro ravano questa volta a cercare passaggi in salita su gradini di roccia, non ci sono pericoli oggettivi, se scivoli ti fermi sulle piante in basso, ma se non trovi il passaggio non si sale.
E’ un continuo consultare cartina e gps, a cercare un minimo segno di passaggio umano (attenzione alle tracce dei molti animali selvatici, loro si’ che si muovono bene qui).
Soprattutto nei traversi in piano si intuisce la presenza del sentiero, ma le tante foglie e le pietre non sempre lo rendono evidente.
Poco prima di Roredo troviamo un cancelletto di metallo, anche se il sentierino e’ bello esposto e con qualche saltello da fare con attenzione, ma e’ segno umano.
Arriviamo a Roredo e sono le 10:00, bel poggiolo prativo con un paio di baite e due teleferiche.
Non lo sappiamo ancora ma torneremo qui per pranzo.
Proseguiamo e le difficolta’ non cambiano proprio, solo i traversi in piano indicano tracce di passaggio, ma i sentieri che si staccano verso monte a destra proprio non si vedono.
Perdiamo un sacco di tempo nel ravano, concordiamo di tentare di arrivare almeno a Bergnauri 1103mt che teoricamente si trova da qualche parte ben sopra le nostre teste.
Non so quante volte abbiamo perso la traccia e la conformazione del percorso e’ sempre quella, passaggi su roccia, cengette, canali ghiacciati.
Passiamo un ponticello a 850mt, e’ un ottimo riferimento, siamo scesi di una quarantina di metri per trovarlo, unica modo di passare un canale di un torrente asciutto ma profondo.
Poco oltre ci conforta trovare una freccia con scritto BERGNAURI, proprio dove dove trovarsi un bivio con un possibile sentiero che pensavamo di percorrere, sentiero invisibile seguiamo la freccia che prosegue traversando verso S.
Arriviamo a quasi 1000mt (solo mille metri), e sotto la localita’ Monte Bianco Q1130, la carta ci dice che il secondo sentiero per Bergnauri, quello che passa da Suello, lo abbiamo superato, torniamo indietro a cercarlo, proviamo su un costone ma poco sopra di nuovo il nulla totale.
Siamo scoraggiati, ormai sono le 11:00 e con le giornate corte preferiamo concludere qui la ravanata odierna.
Si decide di tornare indietro, e la discesa sulo ripido e viscido e’ sempre decisamente peggio della salita.
Seguiamo e cerchiamo almeno le nostre tracce, alle 11:30 torniamo a Roredo dove spende un bel sole anche se fa un gran freddo.
Per scaldare i panini ci accomodiamo nel giardino di una delle due baite e raccimolata un po’ di legna nel bosco accendiamo un fuocherello nel barbecue (almeno e’ ben protetto).
La stanchezza non e’ commisurata al poco percorso e dislivello, ma forse e’ il morale che piu’ ne risente.
Ma si sa l’ esplorazione e’ cosi’, non sai mai cosa trovi.
Dopo una mezzora, arrivano due ragazzi con un cane, porcaccia sono i padroni della baita e del giardino dove ci siamo installati.
Fortunatamente sono delle gran brave persone, e non se la prendono per l’uso non autorizzato del loro giardino e del barbecue.
Con loro scambiamo molte chiacchere, proprio sullo stato dei sentieri, e ci confermano che pur sulla carta (anzi alcuni sentieri sulla carta nemmeno li conoscono), non sono mantenuti e puliti, solo chi ha le baite qui li conosce, e se non sai dove sono ti cacci nei guai. Alcuni di questi prevedono anche di scalare brevi tratti di parete per proseguire.
Morale, non c’e’ interesse a mantere questa fitta rete di sentieri su questo lato, non ci sono passaggi, ci dicono che noi siamo il secondo incontro di quest’anno.
Consumato il pasto al sole, grazie anche al caldo del fuocherello che usiamo per scaldare i panini, e dopo caffe’ e ammazza-freddo (ci voleva proprio, siamo partiti con -5 gradiC), ci incamminiamo per il ritorno, che sara’ breve certo, ma appena il sole si nasconde ne consegue un freddo pungente.
Scesi al ponte risalita taglia-gambe fino al parcheggio, meno male solo 80mt, che il giro ad anello progettato su carta non prevedeva.
Incontriamo anche un altro local che ha la baita a Ponn, con lui scambiamo gli stessi discorsi, e ci conferma tutto, se non sei di qui e non sai dove passare, puoi trovarti davvero nei guai.
Basta ravanare per quest’anno, alla prossima!