Oggi uno di noi ha impegni per un rientro anticipato, quindi decidiamo per una escursione vicina, propongo agli amici di salire al Sodadura, che per quasi tutti è un luogo completamente nuovo.
Tra le numerose vie d’accesso decidiamo di partire da Culmine San Pietro, proprio dal passo, parcheggiamo sul lato destro della strada quindi seguiamo il sentiero a lato del Ristornate Belvedere (quello di fronte al Ristornante Bar Culmine San Pietro). Le indicazioni danno 2:10 dal sentiero basso e 2:30 dal sentiero alto (estivo).
Noi seguiamo il sentiero estivo che sale sul fianco dello Zucco della Mersa, tra bosco e ripidi versanti con le tipiche rocce carsiche dove abbiamo il piacere di avvistare alcuni camosci.
Raggiunta la Bocchetta di Penscei si inizia a scendere per poi risalire nuovamente sul fianco dello Zucco di Maesimo, da qui il panorama si apre finalmente sui Piani di Artavaggio, dove domina la sagoma del Monte Sodadura.
Scendiamo e risaliamo alla Casera di Maesimo dove nella stalla vediamo numerosi e simpatici vitellini, i loro genitori sono sparsi nei pascoli circostanti.
Imbocchiamo la Strada-Agro-Silvo-Pastorale che ci porta dapprima ad una bolla quindi alla Casa Gianni Motta ed infine risale fino all’ex Albergo Sciatori dove facciamo la nostra pausa.
Riprendiamo il cammino seguendo l’evidente sentiero che risale la dorsale SO del Sodadura, sentiero che parte poco dopo l’ex Albergo e la chiesetta di Maria Santissima Madre della Chiesa.
Ci separano poco meno di 400mt di dislivello dalla cima, su una comoda dorsale con un solo breve passaggio critico per superare una paretina di roccia tramite un provvidenziale intaglio, passaggio molto semplice e non esposto.
Un ultimo tiro ci porta in cima, dove arrivo come sempre ultimo dopo ben 10km di percorso.
Giornata per ora soleggiata ed il cielo quasi limpido, visibilità ottima in tutte le direzioni.
Di fronte a noi le due Grigne, poi il vicino Zuccone Campelli, le cime della Valcava, il Resegone sul lato Bergamasco ed il Monte Due Mani e la vasta pianura padana.
Molto bella la vista sui Piani di Artavaggio, con i tanti rifugi ed alpeggi sparsi tra i vasti pascoli.
Scendiamo dalla cresta O, direzione Rifugio Nicola, alla base del costone decidiamo di fare un fuori pista per scendere di nuovo e più velocemente verso l’ex Albergo Sciatori dove pensiamo di pranzare.
Discesa senza sentiero cercando la via migliore dove passare, purtroppo Roberto scivola e si ferisce ad una mano con abbondante sanguinamento, proprio stavolta che manca Gigi, il dottore …
Comunque con il rapido intervento di Imerio, Angelo e Gimmy il ferito viene soccorso e medicato, così da poter proseguire la discesa fino all’area dei maestri di sci (vicino all’Albergo Sciatori) dove possiamo pranzare in tranquillità su panche e tavolone di legno.
Dopo pranzo studiamo le varie opzioni di discesa e optiamo per quella più lunga ma tutta su sterrato, anche per preservare la mano dell’infortunato.
Così iniziamo una lunga, direi quasi interminabile discesa che ci porta in oltre due ore al parcheggio di Campuscedo sulla strada che sale al passo.
Da qui con 1.3km su sterrato e circa 15min siamo finalmente alle nostre auto, direi piuttosto stanchi, ma contenti per una bella escursione in zone nuove e sconosciute (tranne per Imerio).
VISTA DA IMERIO
Oggi si vuole rientrare presto per cui si sceglie una meta vicina e quando Giorgio propone il Sodadura dal Culmine San Pietro accetto più che volentieri, visto che è da un po’ di anni che non torno sia su questa bella e facile montagna che ai Piani di Artavaggio.
Il punto di partenza (Culmine San Pietro) è lo stesso da cui siamo partiti a maggio dello scorso anno per raggiungere il Monte Due Mani, solo che questa volta imbocchiamo il sentiero opposto (di fianco al Rifugio Belvedere), per seguire un tragitto segnato che ci porta subito nel bosco anche ad affrontare alcuni tratti con buone pendenze.
Tutto questo sentiero per me è nuovo (ai Piani di Artavaggio sono sempre salito da Moggio o dai Piani di Bobbio), per cui me lo godo in pieno, anche perché è molto bello e vario ed inoltre, per tutto questo tratto, siamo accompagnati dai bramiti di un (o due) cervo sul lato opposto della valle ed in più vediamo alcuni camosci che ci osservano dalle creste sopra di noi.
Raggiunta una bocchetta vediamo finalmente i Piani di Artavaggio, a cui arriviamo seguendo una bella stradina che attraversa dei pascoli ed alcuni edifici pastorali, in mezzo alle mucche che pascolano al suono dei loro campanacci, insomma tutto l’insieme conferisce all’ambiente un aspetto veramente bucolico che ti fa sentire in pace con te stesso e con la natura.
Dopo una breve sosta nei pressi dell’ex Albergo Sciatori, riprendiamo il cammino iniziando la facile salita al Monte Sodadura, che raggiungiamo superando un breve passaggio che attraversa una fascia rocciosa appena sotto la cima.
Oggi il panorama dal Sodadura è veramente spaziale, comprendendo gran parte delle montagne intorno al Lago di Como, tante montagne della Bergamasca ed alcune montagne della Valtellina, un vero spettacolo, che ci godiamo sulla cima per una bella mezz’oretta.
Discesi dalla cresta opposta, raggiungiamo di nuovo per prati i Piani di Artavaggio (Roberto, scivolando, qui si procura un taglio sotto il pollice destro), dove ci concediamo la pausa pranzo con quello che ci siamo portati, saltando la possibile sosta in un rifugio perché volevamo essere il più liberi possibile con gli orari di rientro e con l’itinerario da seguire.
Per il ritorno decidiamo poi di seguire interamente la comoda stradina sterrata che con una lunga ma piacevole camminata ci riporta sulla strada asfaltata circa un paio di km prima del Culmine San Pietro.
Gente incontrata oggi davvero poca anche se, in questi luoghi il sabato e la domenica, complice la funivia che sale da Moggio, ci deve essere un bel «rèbelot»!
Bella giornata, come sempre passata in ottima compagnia degli amici della Girovagando, con panorami eccezionali, con un tempo che è stato magnifico nella parte centrale (sole e cielo terso) e che solo verso le 15 ci ha mandato qualche gocciolina di pioggia e con un itinerario che, anche se facile, è stato di discreto impegno fisico perché abbiamo percorso 19 km con un dislivello di 1200 m per circa 6.5 ore di cammino; mai disdegnare le montagne vicino a casa, anzi!!!