Piz Calandari – Vizan Pintg – CufercalHutte
Estate pazza, meteo pazzo, ma noi non si rinuncia alla ns uscita, dopo tanto cercare dove prendere meno acqua decidiamo per il il S.Bernardino dove e’ la situazione sia migliore, e allora andiamo a Sufers con l’intenzione di fare un po’ di creste e rintanarci in capanna per il pranzo.
Partiamo alle 08:20, tempo discreto quasi caldo, siamo in 5, al solito gruppo manca il Barba, quindi io, Giorgio, Gimmy, Paolo e Angelo, i five of Ave Mary.
Salire alla Cufercal presenta parecchie possibilita’ come gia’ descritto altre volte, noi optiamo per la salita per prato fino al sentiero che verso sinistra porta alla capanna, e poi la direttissima, via diretti su prato e pendenze da brivido, dove spesso ci si deve aiutare con le mani, prendiamo in alto la cresta di sinistra ed in breve siamo in vetta (ometto) del Tschainghel Mellen 2371mt.
Guardando la situazione dall’ alto, ci siamo accordi che la direttissima e’ proprio ripida, avremmo potuto evitarla salendo il sentiero per la Cufercal e tagliando poi a destra decisamente piu’ semplice , ma alla fine ci siamo divertiti cosi’, tira un forte vento e passiamo dalle maniche corte rapidamente a pile e/o giacca a vento, che fare a questo punto?
La cresta che ci interessa, quella che scende dal Piz Calandati al Piz Vizan, e’ proprio davanti a noi, un peccato non percorrerla, risaliamo quindi le larghe pendici del Vizan Pintg e alle 11:50 siamo all’ omone di vetta quota 2513mt, e nonostante le tante nuvole il paesaggio si apre verso il maestoso Piz Beverin, la vallata di Anarosa e dietro il Brushghorn, che abbiamo visitato.
Puntiamo ora al Piz Calandari, che svetta sulla cresta di prato con una torre rocciosa, percorriamo la cresta e arriviamo sotto.
La via migliore per salirci e’ sul lato opposto rispetto a dove siamo arrivati noi, ma una breve esplorazione ci convince a provarci, anche se c’e’ da arrampicare un po’, con un breve tratto esposto, e delle “buche” che sprofondano una decina di metri, un po’ di attenzione e alle 12:30 siamo in vetta, la croce e’ a pochi metri, ma esposti, siamo comunque alla stessa altezza, una decina di minuti per gustare il panorama e quindi scendiamo con cautela dalla “torre” e in direttissima alla capanna, dove ci aspetta Gimmy che non e’ salito con noi per motivi personali…diciamo cosi’.
In 20 minuti siamo davanti al rifugio che ben conosciamo, ma sempre in veste invernale, ora e’ tutta aperta e gestita da un simpatico rifugista.
Ci permettono di entrare a consumare i nostri panini, aggiungiamo un’ottima Calandra, birra bella fresca, acquistata in loco, un gran bel pranzo in allegria, mentre fuori il tempo peggiora, minaccia acqua da parecchie ore, ma per ora solo qualche goccia.
Prendiamo la via del ritorno, con un passo piuttosto “rapido”, guardando il cielo la minaccia di acqua, decidiamo di scendere per il sentiero piu’ corto e in circa 1h:30m siamo a Sufers, giusto in tempo per non prendere che poche gocce d’acqua piovana, Angelo ti faccio un sufer…Gimmy ti preparo un bel caffe’….eh eh, che fa anche rima, Giorgio un’ auto nuova e Brown uno zabaione della nonna.
Non aspettare di finire l’universita’,
di innamorarti,
di trovare lavoro,
di sposarti,
di avere figli,
di vederli sistemati,
di perdere quei dieci chili,
che arrivi il venerdi’ sera o la domenica mattina,
la primavera,
l’estate,
l’autunno o l’inverno.
Non c’e’ momento migliore di questo per essere felice.
La felicita’ e’ un percorso, non una destinazione. Lavora come se non avessi bisogno di denaro,
ama come se non ti avessero mai ferito e balla, come se non ti vedesse nessuno.
Ricordati che la pelle avvizzisce,
i capelli diventano bianchi e i giorni diventano anni.
Ma l’importante non cambia: la tua forza e la tua convinzione non hanno eta’.
Il tuo spirito e’ il piumino che tira via qualsiasi ragnatela.
Dietro ogni traguardo c’e’ una nuova partenza. Dietro ogni risultato c’e’ un’altra sfida.
Finche’ sei vivo, sentiti vivo.
Vai avanti, anche quando tutti si aspettano che lasci perdere.
Madre Teresa di Calcutta.