Capanna Gana Rossa 2270mt
Una giornata azzeccata, e ben oltre ogni previsione ed aspettativa.
Ci avevamo provato a fine febbraio e le condizioni erano molto diverse, non arrivando in capanna, parte delle cambusa era rimasta inutilizzata e messa in freezer, aspettando una giornata così-così.
Dopo un sabato spettacolare come meteo e temperature, la domenica non promette altrettanto, non dovrebbe piovere, ma solo nuvole, quindi decidiamo per una capanna, e chiaramente decidiamo di consumare “le rimanenze” della polenta e delle salamelle della volta scorsa.
Non è una rivincita, ma la voglia di chiudere una parentesi rimasta aperta.
Partiamo da casa che piove, e pioverà fin oltre la galleria del Ceneri, nuvole basse, accidenti che tempaccio che ci aspetta.
In alta Leventina, qualcosa si apre, ma le nuvole sono comunque incombenti. Salendo da Faido a Carì mi sembra di essere in periferia a Milano con i suoi bei nebbioni …
Arriviamo a Carì, un po’ più aperto, parcheggiamo proprio davanti alla strada per gli impianti, siamo l’unica vettura, e per tutta la giornata non vedremo anima viva.
In paese la neve è sparita quasi tutta, qualche chiazza in giro, ma anche guardando verso monte la neve è a chiazze e presente forse sopra i 1850-1900mt. Ciaspole nello zaino partiamo poco dopo le 08:30
Strada pulita fina a Cassinello, qualche chiazza ghiacciata verso Carì di Dentro, che lasciamo alla nostra destra, salendo verso la chiesetta e Stabbio.
Risalito ancora un pendio, a circa 1820mt, ci fermiamo a studiare con attenzione la via di salita.
Il canalone che avevamo percorso con grande fatica per la tanta neve fresca, è innevato ma affiorano rocce e piante, in alto qualche tratto che ha slavinato.
Il lato sinistro invece presenta varie balze rocciose, ma è in parte libero dalla neve, sappiamo anche là in alto, da qualche parte c’è il sentiero estivo che da poco sopra Brusada (il punto di arrivo della prima funivia degli impianti di sci), porta proprio alla Gana Rossa.
Valutata la situazione si decide assieme di provare questa via, difficile sapere cosa ci aspetta, ci sono molte rocce, e sappiamo che la zona è ricca di ruscelli quindi sarà tutto viscido. Speriamo solo che salendo non troviamo ostacoli per tornare verso il canalone, comunque da lì bisogna passare, un’altra rinuncia non sarebbe proprio bella.
Si devono superare quasi 400mt di dislivello, impegnativi e un po’ da inventare, ma siamo carichi (sia moralmente che di vettovaglie) e fiduciosi.
Sprazzi di cielo blu sulle cime ci fanno ben sperare, e cercando la via migliore la salita pur faticosa diventa anche divertente.
A circa 1900mt calziamo le ciaspole, neve marcia e pesante.
Come speravamo attorno i 2040mt troviamo bolli bianco-rossi, se non troviamo sorprese sappiamo di essere sul percorso giusto.
A circa 2100mt torniamo sul canalone, ma ormai nella parte meno ripida.
I tre rapidi sono ormai in fuga, vanno a preparare la capanna, mentre io arranco con il paziente Gimmy che mi fa sempre da badante.
Arrivati in cima al canalone, larghi tratti di cielo blu ci lasciano vedere la stupenda cima di Gana Rossa ed il Pizzo di Campello.
Un lungo traverso con qualche strappo ci fa guadagnare le ultime decine di metri di dislivello, arriviamo al punto di ritorno della scorsa volta, e stavolta senza incertezze risaliamo l’ultimo balzello, e finalmente in vista della capanna, che si vede solo all’ ultimo.
Come riferimento futuro, possiamo dire che si trova al centro tra due pilastri dell’ alta tensione che passa a qualche centinaio di metri prima (quindi più a O) del rifugio.
Arrivo alle 11:20, un po’ scoppiatello, ma ci sta ho qualche accumulo di fatica.
Tolte le ciaspole e messe al sole ad asciugare mi godo un caldo tepore, ci sono nuvole in basso, ma qui si gode una temperatura ed un panorama che proprio non mi aspettavo da questa giornata.
All’ interno fervono i preparativi, neve a sciogliere per la polenta e per lavare le padelle, stufa che brucia e padelle sul gas, lo chef Barba distribuisce i compiti, mentre nell’ attesa ci facciamo un bel salame con pane integrale (per la dieta …), accompagnando con qualche bicchiere di rosso.
Siamo in 5, di cui 1 praticamente astemio, e abbiamo ben 3 bottglie di rosso, un prosecco, ed una quinta bottiglia per il vin-brulè finale. So che non ci crederete ma alla fine, l’allegria non potrà mancare!
Preparata la tavola, lo chef ci delizia con Polenta Taragna (ricca di formaggio e burro) e salamella, accompagnando con due bottoglie di Valpolicella di gran qualità.

Pranziamo con calma e tanta tanta allegria, una porzione di polenta avanzerà e Paolo si offre volontario per portarsela a casa, eravamo satolli.
Non abbastanza per pandoro e prosecco, poi caffè, grappino e sviluppin (un po’ d’alcool ci vuole).
Pulizia capanna, pagamento del dovuto, ma non si parte ancora.
Ci accomodiamo con gli sgabelli sul piccolo balcone dove si trova la porta d’ingresso, a goderci un caldo sole e panorami da favola, nonché un silenzio meraviglioso, interrotto solo dalle nostre chiacchere ed un sottile “zzz-zzz” della vicina linea dell’ alta tensione.
Dopo ben 5 ore di permanenza ci incamminiamo per il rientro, non avremmo certamente passato il test alcolemico, ma qualche sbandata e scivoloni innoqui fanno solo allegria.
Nella discesa seguiamo le nostre tracce fino al punto a 2040mt dove abbiamo trovato il primo bollo del sentiero estivo, qui non seguiamo la traccia della mattina, perché abbiamo risalito tratti ripidi su roccia viscida, ma proseguiamo cercando i bolli del sentiero estivo, che si districano sui vari balzelli e rocce.
Abbandoniamo il sentiero che porta troppo verso O, verso Brusada, quando sotto di noi c’e’ principalmente erba secca e poca neve, ma acqua, ruscelli e scoli ovunque.
Con tranquillità e sicurezza raggiungiamo la pista di sci, quindi Stabbio, la chiesetta di Carì di sopra, poi la stazione di partenza a Carì, infine il parcheggio, sempre deserto e senza incontrare anima viva (e sfortunatamente senza animali a parte qualche gracchio vicino la capanna).
Meglio di così non poteva riuscire questa giornata, grazie al cuoco ed agli amici.
NB: Le difficoltà T3 e WT3 sono indicate più che altro per il percorso “a naso” e le condizioni della neve, in estate il percorso è probabilmente un T2