ESC 314 | PIZ PIOT
/in ESCURSIONI DI GIROVAGANDO, ESCURSIONI IN MONTAGNA, ESCURSIONI TICINO /da adminPiz Piot 3053mt
15 Luglio 2018 – ( 314 )
Parcheggio Juf Q2126 – Alpagada Q2138 – Punto quota Q2400 – Jufer Joch Q2765 – Piz Piot Q3053 – ritorno dalla stessa via
PARTENZA ARRIVO | Parcheggio Juf Val d'Avers (CH) | 2126 mt |
KM ANDATA | 6,4 Km | 03h:50m lorde / di orologio, 40m soste |
KM RITORNO | 6,4 Km | 2:35m lorde / di orologio, 10m soste |
KM TOTALI | 12,8 Km | 07h : 40m lorde / di orologio 05h : 40m di cammino |
DISLIVELLO ASSOLUTO | 0950 mt | |
DISLIVELLO RELATIVO | 1000 m | Max altitudine: 3053 mt |
DIFFICOLTA' | T4 | Sentieri solo attorno a Juf, per il passo e la vetta qualche ometto |
COPERTURA CELLULARE | Buona | Buona al parcheggio ed in vetta |
LIBRO DI VETTA O CAPANNA | NO | |
PARTECIPANTI | 4 | Giorgio, Paolo, Angelo, Roberto |
Come arrivare:
Autostrada A13/E43 uscita Rofla- Avers, dopo il trafore del S.Bernardino, si scende, si passa Spugen quindi Sufers, si prende l’uscita successiva. Ora si risale la vallata fino all’ utlimo paese Juf, quasi 20km in auto.
A Juf i parcheggi sono all’inizio del paese, dopo si prosegue a piedi.
Acqua sul percorso
- Fontane lungo la strada asfaltata nei vari paesini
- Torrenti e ruscelli lungo il percorso fino alla morena, alcuni sono acqua da nevaio, altri sono limpidi
Link interessanti
Album foto a tutto schermo
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Voglia di 3K, e un tremila di quelli veri non un due-nove-e-qualcosa.
Nonostante la neve residua, ormai molte relazioni portano oltre i tremila, Engadina, Trentino, e mi scappa la voglia di inaugurare la stagione.
La mia scelta e’ limitata dal fiato e dalle capacita’ alpinistiche, ma la nostra lista dei TO-DO comprende ancora tanti 3K.
Eccoci di nuovo a Juf, in Val d’Avers, una valle meravigliosa, unica pecca e’ che per raggiungerla ci vogliono poco piu’ di 2 ore di auto, ma scartata l’Engadina di domenica … qui si trova pane per i miei denti.
Stavolta puntiamo al Piz Piot, vicino di casa del Piz Turba visitato nel 2014.
Rispetto a questo tremila, il Piz Piot e’ molto meno frequentato e privo di sentieri.
Da Juf seguiamo la strada che si inoltra in valle, tenendo sempre il torrente alla nostra destra, ignoriamo il bivio per la Forcellina a sinistra (e’ la via per scendere a Maloja e per salire al Piz Turba), e proseguiamo, il sentiero si biforca, uno segue il torrente uno si alza, ovviamente prendiamo questa direzione.
Come indicato in alcune relazioni bisogna raggiungere Q2397 quotata in mappa, qui c’e’ da superare una bastione roccioso, lo si aggira larghi verso destra per poi deviare decisi a sinistra quando si arriva nel pianoro della morena.
A dire il vero c’e’ un’altra via indicata con ometti che seguiremo al ritorno, molto piu’ diretta che passa molto sopra la bastionata tra le placche di roccia (vedi foto).
Fino a quando non si sbuca in questa vasta morena, la cima non si vede, o meglio si vede la cresta che parte dal Piotjoch, la cima N del Piz Piot 3037mt ma non la cima principale.
Nella morena la vista e’ completa e stupenda, nonostante qualche nuvolone scuro che incombe.
Ora bisogna puntare all’ evidente avvallamento a sinistra della cima (parecchio a sinistra), e’ lo Juferjoch, la bocchetta che collega con la Val Lunga e Val Mader.
Arrivati sotto la bocchetta studiamo il percorso, non e’ proprio evidente, e soprattuto su sassi instabili, sabbietta e ghiaietto che non invita molto.
Sono poco meno di 100mt da salire, ma saranno i piu’ duri.
Verso la meta’ del percorso iniziamo a trovare degli ometti che rinforzeremo al ritorno.
Gli amici mi staccano, io ho bisogno dei miei tempi.
Arrivati al passo grandi panorami, sotto di noi il laghetto incastonato tra il Piz Turba ed il Piz Mader, ma l’attenzione e’ per la lunga e larga dorsale del Piz Piot.
Se dal lato della nostra salita le pendici del Piot precipitano nella morena e nel piccolo ghiacciaio, sul lato della Bregaglia la dorsale e’ davvero ampia e fatta da terriccio e pietra fine.
La punta che si vede non e’ la cima, ma un anticima a 2950mt, una traccia o meglio piu’ tracce di sentiero aiutano a salire.
Arrivati a questa elevazione la cresta si assottiglia e per proseguire bisogna scendere circa 5mt sul lato sinistro, ripido e con sfasciumi ma e’ la via migliore.
Arrivo alle 11:55 in cima piuttosto stanco e sfiatato, Paolo alle 11:22.
I nuvoloni scuri passano veloci sopra le nostre teste, le previsioni danno pioggerella dopo le 15:00 e pioggia seria dalle 17:00, ma bisogna riposare.
In vetta ci tocca coprirci per bene per il frescolino, una sensazione stupenda con la calura di questo periodo che si soffre a casa.
Pranziamo tranquilli, mangio poco, succede quando sei troppo stanco. Alle 13:15 dopo le foto di rito scendiamo con attenzione, soprattutto nel tratto verso l’anticima, poi la dorsale diventa un’autostrada.
Al passo iniziamo a seguire gli ometti, e rinforzarli, unica raccomandazione e’ stare distanziati e fermarsi quando quelli in basso passano sotto la nostra verticale, le pietre sono decisamente molto instabili.
Nel tratto finale bisogna inventare come scendere la via degli ometti e’ su sabbietta che non tiene, meglio le pietre instabili.
Nella morena scendiamo piu’ diretti dell’ andata, dove siamo saliti con un ampia curva, seguendo gli ometti ci infiliamo tra gli spazi della bastionata rocciosa, non e’ sempre facile trovare il percorso, ma ometto dopo l’altro arriviamo a valle.
In basso seguiamo il torrente, senza sentiero, fino al ponticello che porta ad un alpe a 2350mt che la mappa riporta ma senza indicarne il nome.
Da qui il sentiero e’ visibile e segue il torrente fino a poco prima del bivio con la Forcellina e quindi a Juf.
Un po’ noioso questo tratto, 3Km circa in piano.
Una bella conquista, piuttosto impegnativa: 6.4km, di cui nei primi 4Km circa si guadagnano neanche 200mt, il resto e’ tutta salita con percorso da inventare, bello e selvaggio come ci piace.
Obiettivo 3K raggiunto.
ESC 315 | PIZ DE LA PALù
/in ESCURSIONI DI GIROVAGANDO, ESCURSIONI IN MONTAGNA, ESCURSIONI TICINO /da adminPiz de la Palu’ 3179mt
28 Luglio 2018 – ( 315 )
Parcheggio Baita del Capriolo Q1961 – Piz de la Palu’ Q3175 – Piz de la Palu’ Q3179 – Baita del Capriolo Q1961
PARTENZA ARRIVO | Parcheggio Baita del Capriolo Val di Lei SO | 1961 mt |
KM ANDATA | 3,05 Km | 04h:30m lorde / di orologio, 45m soste |
KM RITORNO | 3,05 Km | 3:20m lorde / di orologio, 20m soste |
KM TOTALI | 6,1 Km | 07h : 50m lorde / di orologio 06h : 45m di cammino |
DISLIVELLO ASSOLUTO | 1212 mt | |
DISLIVELLO RELATIVO | 1220 m | Max altitudine: 3179 mt |
DIFFICOLTA' | T4 | Non ci sono sentieri, qualche ometto sulla cresta oltre Q2850 |
COPERTURA CELLULARE | Buona | Buona |
LIBRO DI VETTA O CAPANNA | NO | |
PARTECIPANTI | 3 | Giorgio, Paolo, Angelo |
Come arrivare:
Autostrada per il S.Bernardino, passare il traforo e scendere verso Coira. Dopo l’uscita di Sufers c’e’ l’uscita per la Val d’Avers, risalire la valle, dopo Innerferrera, a destra inidicazioni Val di Lei. Si sale fino a Q1900, dove si trova una galleria. Attendere il semaforo verde, la galleria (800mt circa) è a senso unico e piuttosto stretta. Si sbuca sulla corona della diga, percorrerla tutta, sul lato opposto salire i due tornanti e alla chiesetta prendere a destra per la Baita del Capriolo
Acqua sul percorso
- Fontane lungo la strada asfaltata, ruscelli sulla strada vicino al rifugio
- Vari ruscelli fino a Q2500
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Visto che questo bel tremila non “se lo filano”, diamo la sua collocazione geografica, e facciamo un po’ di pubblicita’.
Si trova in Val di Lei, valle italiana (appartene al commune di Piuro), ma laterale della Val d’Avers. E’ conosciuta per il suo bellissimo lago, la diga e le vicissitudini che portarono alla costruzione della diga, allo spostamento dei confini tra Italia e Svizzera per permetterne lo sfruttamento.
E’ una vetta di confine, come il suo vicino (vicinissimo) e ben piu’ blasonato Emet.
Appuntamento annuale con la due giorni in rifugio, quest’anno optiamo per il “servito”, e non l’autogestito, siamo purtroppo solo in tre (su sei), inoltre chef e vice-chef sono acciaccati.
Torniamo alla Baita del Capriolo, ci siamo gia’ stati nel 2010, proprio per tentare la stessa meta, ma meteo particolarmente avverso ci avava fatto desistere, deviando per un giro di traversi.
Questa baita e’ un ristorante con camere/camerate come un rifugio, ma dotato di ogni confort (bagni e doccie), e la cucina merita davvero. La squadra del gestore Valentino Curti, ti mette subito a tuo agio con cortesia e ottimi piatti.
Ci si arriva in auto risalendo la Val d’Avers (uscita autostradale tra Sufers e Andeer), la si risale fino a dopo Innerferrera, deviazione a destra per Val di Lei. A Q1900 si arriva alla galleria con semaforo (aperta dalle 05:00 alle 23:00), lunga poco meno di 1km, ed in breve si raggiunge la diga della Val di Lei. Attraversata la corona della diga si sale sul lato opposto, ritornando in territorio Italiano.
Troviamo una chiesetta, dove una lapide ricorda 10 operai morti durante i lavori di costruzione della diga, a sinistra la strada sterrata (a pagamento) che costeggia per ben 8km il lago, mentre a destra si raggiunge la Baita del Capriolo ( e proseguendo l’Alpe del Crot e l’Alpe Motta, dove termina la strada.
Noi ci fermiamo alla baita del Capriolo, parcheggiamo ed iniziamo la nostra escursione.
Chi ci segue da tempo, sa bene che questa e’ una incompiuta, nel 2010 eravamo qui sempre alla baita del Capriolo e proprio per salire al Palu’, ma il meteo ci aveva bloccati.
Va detto subito, uscendo dalla galleria la possente mole del Piz del la Palu’ e’ proprio davanti a noi, stupenda anche dal parcheggio del rifugio, sembra vicina, ma … l’apparenza inganna.
Qualche numero per rendersi conto: prima di tutto NON ci sono sentieri, la salita e’ ad intuito, poi 3Km e poco piu’ di 1200mt di dislivello, pura e completa salita spaccagambe.
In cammino alle 08:00, il nostro primo tratto e’ leggermente diverso da quello di siso e di StefanP, le lo relazioni sono state la nostra guida.
Non essendoci un sentiero si va un po’ ad intuito e poi il nostro punto di partenza era di poco spostato piu’ a destra, quindi noi non siamo passati dalla chiesetta e dall’ Alpe della Palu’, eravamo gia’ un poco sopra.
Il punto fondamentale invece e’ sapere che la salita dai 2800/2850mt alla cima avviene sulla ben visibile cresta Est.
Dal basso la prima parte e’ su erba e pini, dai 2100/2400 ancora prato e cespugli, qualche breve tratto piano, dove peraltro si trova una zona paludosa, da qui petriesco molto instabile, meglio cercare l’erba anche tra le peitraie.
Poco sopra i 2800mt vi si dirige verso la cresta, qui qualche ometto ci fa capire di essere “in traccia”, anche se di sentiero no se ne parla.
La vetta e’ sempre sopra le nostre teste, ma se alla mattina svettava in un bel cielo blu, ora e’ contronata da nuvolaglia piuttosto minacciosa, eppura hanno dato acqua dopo le 15:00.
Paolo ed Angelo fanno strada, e arrivano in vetta ben 45min prima di me, il mio poco fiato mi obbliga a parecchie soste, soprattutto negli ultimi 200mt, che non finiscono mai.
Loro possono godere del panorama in tutte le direzioni, dal lago dello Spluga, il Bertacchi ed il suo laghetto, tutto il lago di Lei nella sua estensione, il pizzo Stella.
Io arrivo in cima alle 12:30, sono comunque felicissimo di questa mia fatica, ma purtroppo non posso godere del panorama, siamo dentro un nuovolone scuro che non ti fa vedere a 5mt …
Le cime sono due una a 3172 e l’altra a 3179, distante neppure una decina di metri.
Gli ometti di vetta ed i paletti di legno (foto di Siso e Stephan) sono distrutti, Paolo aveva gia’ in programma un’ampia ristrutturazione degli ometti, ma si mette a piovigginare e quasi immediatamente a grandinare.
Fortunatamente poco sotto la vetta c’e’ un anfratto dove riusciamo a ripararci. Si riesce solo a stare seduti senza allungarsi, ed in fila indiana.
Pranziamo cercando di riposare anche se la posizione e’ scomoda, sembriamo tre pipistrelli stretti in una grotta.
La pioggia aumenta, ed iniza a filtrare nella cavita’ dove abbiamo trovato riparo, alle 13:30 decidiamo di scendere, tanto ci bagnamo anche nel riparo.
La discesa ci preoccupa un po’, intendiamoci non c’e mai esposizione, la cresta e’ larghissima, ma gli ultimi 300/400mt di dislivello sono su pietrame che bagnato diventa particolarmente viscido. Bastoncini nello zaino e via, appoggiando le mani dove possibile e qualche volta anche il posteriore.
Quando la pietraia diventa di sassi piu’ piccoli andiamo a cercare i pochi tratti di terriccio, che in salita abbiamo evitato con cura perche’ non tenevano ma ben bagnati fanno presa.
Esce il sole, passiamo da felpa e Kway a manica corta, ci fermiamo spesso sulla cresta a rinforzare i pochi ometti, Paolo ne ha creato uno di dimensioni cospique, sembra di esseere in vetta.
Abbandoniamo la cresta attorno Q2850, come all’andata e tagliamo in diagonale su terreno molto ripido ed erba bagnata.
Nella zona delle paludi, sotto una bastionata rocciosa, ci sono ruscelli ottimi per dissetarsi e per una breve pausa.
Poi riprendiamo la discesa, interminabile, e negli ultimi 200mt ancora sotto la pioggia.
Arriviamo alla Baita del Capriolo, ora possiamo finalmente riposare, fare una doccia e mettere le gambe sotto il tavolo davanti ad una birra, antipasto, pizzoccheri, polenta e brasato, dolce, caffe’ e grappa.
Un premio meritato, non vi pare?
A tavola decidiamo cosa fare il giorno dopo, non se ne parla di farsi altri 1000/1200 di dislivello senza sentiero, ragionando sulla cartina puntiamo a fare il Passo dell’ Angeloga, dopo aver raggiunto la cima del lago in auto, ci permette di capire se le gambe sono di legno, di prendercela piu’ comoda e tornare per pranzo ancora qui al Capriolo.
Ma questa ve la racconto nella prossima relazione.
Vale di Lei – Storia (da Wikipedia):
La valle fu acquistata nel 1462 dal comune di Piuro come territorio di pascolo, seguendone in tutto e per tutto le vicende: come l’intera Valchiavenna fece parte prima del Ducato di Milano, poi della Repubblica delle Tre Leghe per confluire quindi nella Svizzera. Nel 1797 entro’ nella Repubblica Cisalpina, e dopo il Congresso di Vienna, nel Regno Lombardo-Veneto, per finire da ultimo al Regno di Sardegna e quindi al Regno d’Italia[1].
Storicamente la Val di Lei e’ abitata solo da maggio sino ad ottobre: prima della costruzione della diga veniva usata come alpeggio estivo per tutta la propria estensione, mentre dopo il riempimento del bacino (1962) sono rimasti attivi i soli pascoli sui monti circostanti, che consentono comunque un’attivita’ ridotta. Gli unici due insediamenti italiani sono la Baita del Capriolo a Nord e l’Alpe del Nido a Sud. La diga, posta in territorio svizzero, e’ quasi del tutto automatizzata, rendendo eventuale la presenza umana.
Vi e’ una sola strada carrozzabile che giunge in Val di Lei: costruita contemporaneamente alla diga, diparte da Innerferrera (nel comune svizzero di Ferrera) e giunge prima in localita’ Baita del Capriolo, vicino al coronamento dell’impianto idroelettrico per poi, su tracciato sterrato prospiciente il lago, terminare all’Alpe del Nido.
La Val di Lei e’ collegata alle valli adiacenti mediante una fitta rete di sentieri: alla Val Bregaglia (S) tramite la Valle dell’Acquafraggia e il Passo di Lei, alla Valle Spluga (O) tramite il Passo dell’Angeloga (dal Rifugio Chiavenna), alla Val d’Emet (O) tramite il Passo dello Sterla, e alla Val Ferrera (N) grazie al sentiero che risale da Innerferrera.
Per le esigenze del cantiere della diga, nel 1957 vennero costruite e messe in funzione due funivie, ciascuna lunga 15 km: partendo da Campodolcino (localita’ Tini), risalivano la Valle della Rabbiosa per poi entrare in Val di Lei dal Passo di Angeloga. Successivamente alla costruzione della strada carrozzabile, gli impianti di trasporto furono quasi completamente smantellati, lasciando alcuni edifici che fungono da esempio di archeologia industriale.
ESC 316 | PASSO DI ANGELOGA
/in ESCURSIONI DI GIROVAGANDO, ESCURSIONI IN MONTAGNA, ESCURSIONI TICINO /da adminPasso di Angeloga (croce) Q2396
29 Luglio 2018 – ( 316 )
Parcheggio Alpe Mottala Q1950 – Croce al Passo di Angeloga Q2396 – parcheggio
PARTENZA ARRIVO | Parcheggio Alpe Mottala Val di Lei SO | 1950 mt |
KM ANDATA | 2,05 Km | 01h:20m lorde / di orologio, 05m soste |
KM RITORNO | 2,05 Km | 0:50m lorde / di orologio, 00m soste |
KM TOTALI | 4,1 Km | 02h : 30m lorde / di orologio 02h : 00m di cammino |
DISLIVELLO ASSOLUTO | 440 mt | |
DISLIVELLO RELATIVO | 540 m | Max altitudine: 2396 mt |
DIFFICOLTA' | T2 | Palina inizio sentiero, bolli sbaditi nel primo tratto, poi bolli e qualche ometto |
COPERTURA CELLULARE | Buona | Buona |
LIBRO DI VETTA O CAPANNA | NO | |
PARTECIPANTI | 3 | Giorgio, Paolo, Angelo |
Come arrivare:
Autostrada per il S.Bernardino, passare il traforo e scendere verso Coira. Dopo l’uscita di Sufers c’e’ l’uscita per la Val d’Avers, risalire la valle, dopo Innerferrera, a destra inidicazioni Val di Lei. Si sale fino a Q1900, dove si trova una galleria. Attendere il semaforo verde, la galleria (800mt circa) è a senso unico e piuttosto stretta. Si sbuca sulla corona della diga, percorrerla tutta, sul lato opposto salire i due tornanti e alla chiesetta prendere a destra per la Baita del Capriolo
Acqua sul percorso
- Fontane lungo la strada asfaltata, ruscelli sulla strada vicino al rifugio
- Vari ruscelli
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Album foto a tutto schermo
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Dopo l’intensa sgambata di ieri decidiamo di comune accordo, di accontentarci …e cerchiamo una gita semplice ma di soddsfazione.
Semplice significa 400/500 mt di dislivello, partenza dopo le 08:00, dopo la colazione alla Baita del Capriolo alle 07:30, e non si puo’ prima.
Studiamo la cartina in lungo ed in largo, Paolo trova l’opzione giusta, il Passo dell’Angeloga partendo dalla testa del lago di Lei.
Partiamo in auto, poco dopo la chiesetta c’e’ la “macchinetta” che distribuisce il biglietto che consente di percorrere i ben 8km di sterrata che costeggia il lago, costo 2€ o 3CHF.
Siamo in ritardo rispetto la nostra tabella di marcia, parcheggiamo all’ Alpe Mottala Q1950, proprio dove parte il sentiero che sale al Passo di Angeloga, da qui si scende al Rifugio Chiavenna quindi a Fraciscio e Campodolcino.
Partiamo a camminare alle 08:40, giornata spettacolare e calda, cielo blu che ti regala quei panorami che ti restano “stampati” nella mente. Visto il ritardo in partenza si decide, camminiamo fino alle 10:00 poi pausa e rientro.
Al parcheggio la palina ci indica la via, il primo tratto e’ davvero poco indicato pochissimi i bolli, ma dopo un centinaio di metri di dislivello si trovano bolli bianco-rossi /un po’ sbiaditi) e vecchi bolli gialli, ma il sentiero e’ ben visibile.
Si trovano anche vari ometti, alcuni si vedono anche da lontano e servono come riferimento.
Si arriva ad una costruzione in cemento con tetto in lamiera, forse un bivacco, si prosegue e poco sopra c’e’ un bivio Q2310, qui confluisce il sentiero che parte dall’ Alpe Mulacetto, piu’ o meno da meta’ lago, il percorso migliore se si parte dalla diga a piedi e non in auto come abbiamo fatto noi.
Da qui il sentiero spiana e poco sopra si possono vedere molti laghetti, il piu’ grande e certamente il piu’ bello il Lago Ballone.
Un po’ meno bella la costruzione in cemento, vecchio arrivo di una funivia in disuso.
Il laghetto e’ stupendo, e tutto attorno altri laghetti di piccole dimensioni.
Proseguiamo ancora un poco, in direzione di una evidente croce di legno, quotata 2396mt.
Da qui si scende ad una sella, con un bivio, a destra per il Lago Nero e Caldera, quindi al rifugio Chiavenna, a sinistra verso il pizzo Peloso e la via del Pizzo Stella.
Noi ci fermiamo alla croce, casualmente forse sono proprio le 10:00
Foto e grande scorpacciata di panorami, la cima dello Stella 3163mt si vede poco, e’ ben nascosta dal Pizzo Peloso.
Paolo continua a sottolinerare che il Piz de la Palu’ e’, di poco, piu’ alto del blasonato Stella, perche’ la gente no ci va?
Pubblicita’ al Palu’ quindi (senza confonderlo con quello del Bernina con il nome molto simile). Dopo una quindicina di minuti e la foto di vetta (che ieri causa la grandine non abbiamo fatto se non a quota molto inferiore), quindi ritorno di buon passo e alle 11:10 siamo al parcheggio.
Proseguiamo in auto fino all’ Alpe Pian del Nido che si trova proprio dove finisce la strada e dove inivia la lunga valle solcata dal Reno di Lei, il principale tributario del lago.
In cima a questa valle il Passo di Lei, con il bivacco Chiara e Walter.
Da qui si scende al Lago dell’ Acqua Fraggia.
Dal lago si puo’ scendere a Borgonovo (comune di Piuro), oppure risalire alla bocchetta da Lagh per accedere in Val Madris, tra il Galleggione e la Cima da Lagh.
Ritorno in auto al rifugio (8km), dove pranziamo frettolosamente, il rifugio e’ pieno di gente per pranzo, e la cucina fatica a sfamare cosi’ tante bocche.
Salutiamo il Vale (Valentino Curti) il gestore del rifugio penso da sempre, e’ probabile che ci si riveda per uan due giorni prima o poi (e sarebbe la terza volta).
LA DIGA DELLA VAL DI LEI
La diga della Val di Lei sorge in territorio svizzero nel comune di Ferrera (Farera), nel cantone dei Grigioni. Il suo invaso artificiale e’ pero’ alimentato da uno degli affluenti del Reno in territorio italiano.
La diga e’ del tipo ad arco-gravita’, con volta a doppia curvatura, e ha una lunghezza al coronamento di 690 metri, all’epoca della costruzione la piu’ ampia del mondo. Con un’altezza di 141 m, crea un bacino di 197.000.000 di m3
I materiali necessari per la realizzazione dell’opera, fra cui circa 12.000 quintali di cemento al giorno, arrivavano al cantiere attraverso un sistema di teleferiche in grado di coprire una distanza di 14 chilometri.
Lo sbarramento della Val di Lei fa parte del complesso idroelettrico dell’Alto Reno Posteriore (Hinterrhein), un sistema integrato che attraverso un gruppo di tre centrali energetiche produce annualmente 1.325.000.000 di kWh di energia.
I lavori per la sua costruzione iniziarono nel 1957, terminando dopo soli tre anni con largo anticipo sui tempi contrattuali previsti.
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Inaugurata nel 1961, la diga ha un’altezza di 141 metri con un coronamento carrozzabile lungo 690 metri e largo 13, mentre il volume del manufatto e’ di 850.000 metri cubi. Per la sua costruzione furono impiegate 2.200 tonnellate di cemento.
Il lago di Lei, creato dallo sbarramento, ha un volume massimo di 197 milioni di metri cubi, una lunghezza di 7,7 km e un’altitudine massima di 1931 m s.l.m. Lo sfioratore ha una capacita’ di 134 metri cubi al secondo.
In conseguenza degli accordi stipulati tra Italia e Svizzera[1] e della relativa permuta di terreni, il terreno su cui e’ stata costruita la diga e’ stato ceduto al Comune di Ferrera, mentre il Comune di Piuro ha acquisito un equivalente appezzamento poco piu’ a Nord.
Nonostante si trovi in territorio italiano, il lago viene alimentato per circa 2/3 da acque provenienti dalle valli di Avers, Madris e Niemet o pompati dal bacino imbrifero del serbatoio di Sufers attraverso la Centrale di Ferrera, rimanendo 1/3 a carico del bacino imbrifero italiano (Reno di Lei).
L’accordo per i lavori venne firmato nel 1955 tra Italia e Svizzera: i relativi lavori in Valle di Lei iniziarono nell’estate del 1957 e, dopo una prestazione globale di circa 1 080 000 giornate lavorate, si conclusero nell’autunno del 1962 con il primo riempimento completo dell’invaso.[2] La diga, appaltata dalla Kraftwerke Hinterrhein AG (costituita all’uopo nel 1956 e tuttora gerente l’impianto), fu progettata e costruita da imprese italiane: di tale opera venne realizzato il documentario “Un metro lungo cinque” da parte dell’allora giovane documentarista Ermanno Olmi.[3]
Data la lontananza della Val di Lei dalle principali arterie stradali, furono impiantate due funivie da Campodolcino (una per le maestranze e una per il materiale) per una lunghezza di circa 15 km per ognuna: solo in un secondo tempo si realizzo’ la strada attualmente percorribile, che da Avers arriva, anche mediante un tunnel, al coronamento della diga.
A memoria dei 12 caduti sul lavoro, venne edificata una piccola chiesa sulla riva sinistra del lago, in localita’ Baita del Capriolo.
Nel 2012 il bacino fu svuotato per lavori di manutenzione della diga e delle opere limitrofe: in tale occasione riemersero alcune baite precedentemente sommerse
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Lo svuotamento della Diga della Val di Lei del 2012
Sondrio, 25 ottobre 2012 – Val di Lei: svuotata la diga per opere di manutenzione Per la sua costruzione alla fine degli anni ‘50 fu modificata la frontiera tra Italia e Svizzera Fa parte dell’impianto idroelettrico Valle di Lei-Ferrera gestito dalla societa’ svizzera KHR PIURO. Per la prima volta dalla sua messa in funzione nel 1962, il lago artificiale della Val di Lei, vallata alpina attraversata dal Reno di Lei e ricadente in prevalenza sul territorio italiano del Comune di Piuro, sara’ presto completamente svuotato per consentire il rinnovo globale dell’impianto idroelettrico Val di Lei-Ferrera, di proprieta’ della societa’ svizzera KHR (Kraftwerke Hinterrhein A.G.) di Thusis, titolare della concessione di derivazione d’acqua per la durata di 80 anni.
Le dimensioni del bacino, lungo circa 8 km e largo mediamente oltre 500 metri, con una capacita’ massima di 197milioni di metri cubi d’acqua, rendono l’impatto visivo davvero impressionante, con un panorama desolante modello “Ground Zero”, dal quale riaffiorano le sagome dei maggenghi e le tracce di antichi ruderi sepolti dalle acque del Lago artificiale di Lei, che trasformo’ profondamente il paesaggio del luogo, fino agli anni ‘50 uno degli alpeggi piu’ caricati dagli allevatori di bestiame della Valchiavenna e della Bassa Valtellina.
Per la costruzione della diga. coem detto, fu modificata la frontiera tra Italia e Svizzera e fu siglato un trattato internazionale che ne regolava i rapporti. Il mastodontico cantiere della Val di Lei, reso celebre dal documentario del regista Ermanno Olmi “Un metro lungo cinque”, vide al lavoro una generazione intera di maestranze italiane, tanto che nel 1959 il cantiere raggiunse la punta massima di operai impiegati con 3.390 addetti.
“Abbiamo iniziato le prime operazioni legate allo svaso della diga nel novembre dello scorso anno e da lunedi’ abbiamo attivato l’apertura dello scarico di fondo” spiega Giancarlo Tondini, responsabile del patrimonio immobiliare della KHR. “Il lago artificiale viene abbassato tramite l’esercizio corrente della centrale e il bacino rimarra’ vuoto dal prossimo mese di novembre fino ad aprile 2013. In questo intervallo la centrale elettrica di Ferrera sara’ fuori servizio, permettendo il completo risanamento delle condotte forzate di adduzione, come degli impianti in pressione”. Verranno completamente revisionati lo scarico di fondo, lo scarico di alleggerimento e la galleria d’adduzione. Inoltre, per risanare gli organi di sicurezza sara’ svuotato anche il bacino di raccolta di Preda in Val Madris.
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Bacino Valle di Lei (KHR officine idroelettirche del Reno posteriore SA)
Il serbatoio della Valle di Lei, con i suoi 197 milioni di mc di capienza, costituisce il fulcro degli impianti di KHR. La diga ad arco, che per dimensioni e’ la terza in Svizzera, ha un’altezza massima di 138 m e una lunghezza di coronamento di 690 m, per una cubatura pari a 840 000 mc.
L’impianto di sbarramento della Valle di Lei e’ un capolavoro realizzato da ingegneri, impresari edili e operai italiani. Poiche’ la valle era raggiungibile soltanto a piedi, prima dell’inizio dei lavori di costruzione veri e propri si sono dovuti installare i cantieri. Da Campodolcino (I) sono state cosi’ montate due funivie lunghe 15 km – una per il trasporto delle persone, l’altra per il materiale, mentre da nord si e’ dovuta dapprima ampliare la strada di Avers, poi costruire una strada carrozzabile fino al portale del tunnel e infine il tunnel di accesso. � stata inoltre realizzata un’infrastruttura in grado di ospitare 1 500 uomini. I lavori di costruzione nella Valle di Lei sono iniziati nell’estate del 1957 e, dopo una prestazione di circa 1 080 000 giorni lavorativi, si sono conclusi nell’autunno del 1962 con il primo riempimento completo dell’invaso.
La diga sorgeva originariamente su suolo italiano, ma a lavori ultimati e’ passata su territorio svizzero in seguito a una permuta di terreni fra i due paesi. Quasi tutto il serbatoio – cosi’ come il relativo bacino imbrifero naturale dal quale proviene approssimativamente un terzo dell’acqua dell’invaso – si trova in Italia. Circa due terzi dell’acqua vengono convogliati nel lago artificiale dalle valli di Avers, Madris e Niemet o pompati dal bacino imbrifero del serbatoio di Sufers attraverso la Centrale di Ferrera.
Cifre
Bacino
Capienza 197 mln mc
Livello massimo d’invaso 1 931 m s.l.m.
Livello minimo d’invaso 1 830 m s.l.m.
Diga
Altezza 138 m
Spessore del coronamento 15 m
Spessore massimo 28 m
Lunghezza del coronamento 690 m
Cubatura 840 000 mc
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E per continuare ancora a leggere di questa bella e sperduta valle:
ESC 320 | MAZZASPITZ
/in ESCURSIONI CON CIASPOLE, ESCURSIONI DI GIROVAGANDO, ESCURSIONI IN MONTAGNA /da adminMazzaspitz Q3164
30 Settembre 2018 – ( 320 )
Parcheggio Juf Q2126 – Punto accesso alla cresta Q2945 – Mazzaspitz Q3164 (pranzo) – Punto accesso alla cresta Q2945 – Oberer Fluesee Q2790 – Parcheggio Juf
PARTENZA ARRIVO | Parcheggio Juf Val Avers CH | 2126 mt |
KM ANDATA | 4,9 Km | 04:00 lorde / 30min soste |
KM RITORNO | 4,5 Km | 02:40m lorde / di orologio, 10m soste |
KM TOTALI | 9,3 Km | 07:50 lorde / di orologio 05:50 di cammino |
DISLIVELLO ASSOLUTO | 1040 mt | |
DISLIVELLO RELATIVO | 1060 mt | Max altitudine: 3164 mt |
DIFFICOLTA' | T4 | Fino ai laghetti su sentiero poi tutto da inventare |
COPERTURA CELLULARE | Buona | Buona |
LIBRO DI VETTA O CAPANNA | SI | ometto con libro di vetta |
PARTECIPANTI | 4 | Giorgio, Paolo, Barba, Francesco |
Come arrivare:
Autostrada per il Gottardo, uscire a Bellinzona Nord – San Bernardino.
Seguire per il S.Bernardino , dopo il tunnel proseguire verso Coira.
Dopo Splugen e Suffers, prendere l’uscita per Avers.
Ora seguire la lunga strada (17km) fino alla fine, al paesino di Juf 2126mt.
Parcheggio al lato della strada all’ingresso del paese.
Da Como 2h ore circa di auto
Acqua sul percorso
- Vari ruscelli sopra Juf
Link interessanti
Album foto a tutto schermo
https://www.girovagando.net/wp-admin/post.php?post=3592&action=edit#save
Oggi giornata da incorniciare, sotto tutti i punti di vista: il meteo spettacolare, la cima tosta al punto giusto e con una punta adrenalinica (dovuta ad un errore che vi spieghero’), il festeggiamento del mio compleanno (Giorgio, ben 27gg dopo).
Sono anni che ne parlo a Francesco e con il gruppo, ad un mio compleanno vi porto in un posto speciale, non semplice, forse un 10mt di corda nello zaino non fanno male.
Pensavo che questa occasione fosse ormai passata per il 2018, il ginocchio convalescente, ormai il tardo settembre con rischio di trovare del ghiaccio.
Invece una finestra di bel tempo, e la recentissima relazione di Djenoun mi mostrano il percorso pulito e fattibile, resta solo il ginocchio, ma la voglia e’ tanta quindi si va.
Partenza da Juf alle 08:25, sentiero per il passo Stallerberg, dal paese la stradina cementificata per l’acquedotto a sinistra. Il bel paesino e’ completamente in ombra, +1 gradiCC e prati gelati. Ma il sole splende sulle cime circostanti, nemmeno una nuvola a sporcare un cielo blu intenso.
A Q2333 prendiamo a sinistra, indicazioni per il passo Fallerfurgga, attorno Q2440 si passa tra i paravalanghe che proteggono Juf, a Q2487 altro bivio, prendiamo ancora a sinistra. Si prosegue fino a Q2700 circa, diritto si sale al OberFluesee, e poi al Fallerfurgga, alla nostra sinistra la mole massiccia del Mazzaspitz, enorme, di un colore grigio-verde stupendo.
In basso una conca, tutta una sassaia di vari colori ma ben divisi fra loro, dal rosso ferro, al grigio-verde della cima, al bianco.
C’e’ un punto critico e fondamentale in questa escursione, e’ la salita in cresta, la cresta Sud, ben descritto nei report precedenti, ma nonostante tutto lo abbiamo mancato in salita.
Risaliamo la conca di pietre, il punto di salita alla cresta NON lo si vede dal basso, solo attorno Q2750 quando si piega verso sinistra.
Dal basso il riferimento e’ linea di divisione tra le pietre chiare e quelle grigio-verde, che segue la piega a sinistra che va seguita. Aiutano degli ometti, che Paolo e Francesco hanno ben ricostruito.
Arrivati attorno Q2900, si vede bene la cresta sud, vediamo un gruppo di stambecchi, quasi ad indicarci il percorso.
Il riferimento e’ uno sperone roccioso isolato, a destra di questo la cresta. Bisogna arrivare proprio sotto per vedere la cengia/grondaia indicata nelle precedenti relazioni.
E’ proprio la chiave per salire, in modo escursionistico, la barriera rocciosa e prendere la cresta.
Noi arriviamo sotto, e traditi dalle tracce di passaggio prendiamo un canalino insidioso, ripido e con terriccio che ti scivola sotto i piedi. “Ma dove accidenti e’ questa cengia delle foto?”.
Ormai e’ tardi Francesco e Paolo risalgono a forza il canale, e la corda di Francesco e’ di grande aiuto a me ed il Barba per superare quei pochi metri. (Francesco con calma ed in vetta ci dira’ che e’ almeno un II, una primizia per il nostro gruppo).
Scaricata l’adrenalina e superato un altro balzello verso destra, pieghiamo a sinistra e raggiungiamo la cresta. Sorpresa, la cresta e’ enorme dal lato opposto, e vediamo chiramente degli ometti che scendono, vuoi vedere che la via giusta era piu’ in basso?
Cerchero’ con le foto e qualche indicazione di chiarire il nostro errore, e di facilitare il percorso a chi decidera’ di salire questa bella cima, che merita molta piu’ attenzione.
Raggiunta la cresta sud, si sale sulla dorsale fino a dove si stringe, qui c’e’ un grosso ometto Q3006. Si passa sul versante Ovest, c’e’ un passaggino di pochi metri da fare con attenzione, il sentiero passa sopra un canale di scarico totalmente aperto verso valle. Ci si passa veloci, e si prosegue ancora su larga cresta in direzione NO.
Raggiunto … il baratro, il sentiero piega salendo ripido verso destra, altro ometto Q3066, dove si passa sul lato Est della cresta, da dove finalmente si vede la cima, ma mancano ancora 100mt.
Si sale senza difficolta’, qualche passo con attenzione per la ghiaietta che scivola sotto gli scarponi, e alle 12:25 arrivo in vetta, una quindicina di minuti dopo gli amici che mi aspettano seduti attorno ad un scarso ometto di sassi con gamella.. Sono provato, ma la fatica e’ piu’ che appagata.
Siamo a ben 3164mt, dopo il RE cioe’ il mastodontico Piz Platta 2292mt, il Mazzaspitz 3164mt, il Talihorn 3164mt ed lo Jupperhorn 3155mt sono le cime dominanti in Val d’Avers.
Il sole e la bella giornata ci permette una visione a 360 gradiC , pranziamo tranquilli e festeggiamo il mio compleanno con strudel e un Berlucchi. Finiamo con caffe’, grappa e genepi di Francesco (ottimo).
Dopo quasi un’ora e mezza decidiamo di scendere, la via e’ lunga, siamo preoccupati di fare la discesa con la corda nel canalino (e si continuava a discutere su come tutti i report indicano T4!).
La discesa e’ veloce, arrivati sulla cresta sud proseguiamo fino alla fine, c’e’ un grosso ometto. Diritto precipita, ma scendendo a sinistra pochi passi, ecco la famosa cengia che questa mattina non abbiamo visto.
E’ veramente semplice da questo lato, ed e’ anche ben segnata da un ometto, come abbiamo fatto questa mattina a non vederlo?
Appenda scesi dalla cengia (non servono corde, e’ larga almeno mezzo-metro), siamo alla base del canaletto franoso che abbiamo erroneamente salito. Sbagliando si impara, e cosi’ si spiega la corretta attribuzione di un T4.
Avendo visto dall’ alto il bel laghetto Oberer Fluesee, decidiamo di passare a visitarlo al ritorno, quindi facciamo un traverso largo e alto sulle pietraie di vari colori, cercando di non perdere quota.
E’ ripido ma divertente, io piu’ che altro cerco di salvaguardare il ginocchio.
Raggiungiamo la fine della pietraia e valle del laghetto a Q2860, quindi scendiamo su comoda erba e terriccio fino al laghetto Q2790.
Il laghetto che sulla mappa non ha nome, e’ spettacolare bello limpido e soleggiato, un vero invito ad una sosta. Francesco ne aprofitta per un pediluvio, mentre Paolo in quattro e quattr’otto si mette il costume e si fa una veloce nuotata.
Non e’ proprio da tutti fare il bagnetto a poco meno di 2800mt a fine settembre!
Da lago prendiamo il sentiero che collega Juf a Fallerfurgga, percorrendo la stessa via dell’andata, ma ormai stanchi ne aprofittiamo di molti tagli del sentiero principale.
Alcune note:
se seguite la nostra traccia, usate la traccia di ritorno per la cresta sud, NON assolutamente l’andata. Il ritorno dal laghetto Q2790 penso sia la via migliore anche per l’andata, si risparmiano circa 300mt, e per 500mt si cammina su prato e terriccio e non su pietraia. Piu’ bello ancora il giro ad anello come abbiamo fatto noi.
Lascio alle foto e alla loro descrizione qualche indicazione in piu’ per il punto chiave.
Gita SUPER, peccato che gli altri Girovagando erano giustamente assenti per vari impegni e malattie.
Alla prossima!
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