ESC 374 | Piz Traunter Ovas 3051mt
/in ESCURSIONI DI GIROVAGANDO, RIFUGI-TICINO /da adminPiz Traunter Ovas 3051mt
25 Agosto 2020 – ( 374 )
La Veduta (passo Julier) Q2238 – Val d’Agnel Q2530 – Fuorcla d’Agnel Q2982 – Piz Traunter Ovas Q3051 (pranzo) – Fuorcla Traunter Ovas Q3014 – Fuorcla Margun Q2945 – La Veduta
PARTENZA | Juppa Parkplatz - Juppa Val d'Avers | 1980 mt |
KM ANDATA | 6,2 Km | 04:00m lorde / di orologio 03:30m nette (30m soste) |
KM RITORNO | 5,4 Km | 02:25 lorde / di orologio 02:00m nette (25m soste) |
KM TOTALI | 11,6 Km | 08h:00m lorde / di orologio 05h:30m di cammino |
DISLIVELLO ASSOLUTO | 1050 mt | |
DISLIVELLO RELATIVO | 1150 mt | Max altitudine: 3018 mt |
DIFFICOLTA' | T4 | Non ci sono sentieri |
COPERTURA CELLULARE | SI | Buona su tutto il percorso |
LIBRO DI VETTA O CAPANNA | NO | |
PARTECIPANTI | 9 | Giorgio, Gimmy, Paolo, Roberto, Luciano, Angelo, Amedeo, Francesco, Margherita |
Come arrivare:
Si deve raggiungere il Passo Julier, quindi dal lato St.Moritz o dal lato Chur.
Da Chur/Coira via Passo S.Bernardino e scendendo a Thusis quindi seguire per il Passo Julier, dalla Val Chiavenna, salendo a Chiavenna quindi verso St.Moritz dal passo del Maloja. A Silvaplana ad una rotonda seguire le indicazioni per il passo Julier. Saliti al passo si scende un poco, fino all’Ospizio La Veduta dove si parcheggia.
Acqua sul percorso
- Ospizio al parcheggio
- Vari ruscelli in salita verso la Fuorcla d’Agnel
Link interessanti
Eccoci di ritorno dalle ferie, e visto che non abbiamo ancora ripreso il lavoro, ci concediamo una uscita infrasettimanale.
Considerato che e’ estate e non e’ festivo, puntiamo ad una escursione in Engadina, la voglia di 3K e’ tanta.
E’ il periodo giusto e la giornata giusta per una Engadinata 🙂
La scelta e’ ampia, tantissimi sono i 3K alla nostra portata (come difficolta’ e dislivello), ma come sempre cerchiamo qualcosa di poco frequentato.
Partenza dalla Veduta (Ospizio) 2237mt, e’ il punto di accesso preferito per la Val d’Agnel, frequentata principalmente nel periodo invernale.
Abbiamo un piano A ed un piano B in mente, in tutti e due i casi bisogna salire alla Fuorcla d’Agnel (bocchetta dove si scende verso la Chamana Jennatsch CAS).
Alle 08:20 imbocchiamo il sentiero che scende dalla Veduta (parcheggio) all’ imbocco della Val d’Agnel, ed iniziamo la lunga salita verso la bocchetta.
Per la maggior parte del gruppo (a parte me ed il Barba) e’ la prima volta, ma anche per noi la salita e’ piacevole e ricca di panorami spettacolari.
Arrivati al bivio Q2537 proseguiamo diritti.
La bocchetta si vede solo da questo bivio, non prima, ed e’ situata tra il Piz d’Agnel e la cima O del Surgonda.
Arriviamo alla Fuorca d’Agnel alle 10:40, dove mi attendono gli amici per ricompattarsi, e qui a maggioranza decidiamo per il Piano-B.
Il Piano A prevedeva la salita al Piz d’Agnel, scendendo dalla Fuorcla, traversando dove possibile il ghiacciaio Vadret d’Agnel, la salita alla Fuorcla da Flix e da qui alla cima, ritorno dalla stessa via. Il piano B prevede la salita ad una cima molto meno blasonata, il Piz Traunter Ovas, piu’ basso di 50mt del Piz d’Agnel, ma permette un giro ad anello, e questo convince la maggioranza di noi per optare per questa meta.
Scendiamo sul ripido sentiero che porta alla capanna Jenatsch, per circa 110-120mt, si attraversa un primo ruscello, poi un secondo ruscello.
Il secondo ruscello e’ il canale di scolo principale del ghiacciaio del Surgonda, ancora piuttosto ampio, incanalato tra il costone O del Piz Traunter Ovas ed i ghiacci della vedretta. Da qui in poi non c’e’ piu’ sentiero bollato, solo dopo la Q2980 sulla cresta si notato vaghe tracce di passaggio.
Ma torniamo a dove si abbandona il sentiero. Attraversato il ruscello, lo si lascia a destra (salendo), rimontando la cresta di roccia rossa e arancione.
La prima salita e’ semplice la salita alla cresta quotata 2980 e’ stata avventurosa.
E’ una spalla ripidissima tutta di pietre mobili ed arancioni, di grandezza come un cubo di porfido. Saliamo anche a quattro zampe, stando distanziati per le pietre che rotolano, oppure vicinissimi. Passato questo momento un po’ adrenalinico e raggiunta la cresta, diventa tutto piu’ facile ed anche molto meno ripido.
La salita e’ piacevole ed i panorami stupendi in tutte le direzioni, la cosa che colpisce molto sono i colori giallo-arancio molto accesi dei sassi e del pietrisco.
Raggiunta la larga anticima a Q3130 si devia alla vicina e piu’ scura cima vera e propria, segnata solo da un bastone in legno.
Foto di rito alle 12:20, ma per pranzare ci spostiamo nell’anticima rossastra, in cima lo spazio e’ proprio limitato.
Pranziamo come sempre con panini, ma anche frutta, cioccolata, caffe’ e ammazzacaffe’. Qualcuno e’ preoccupato per la discesa, non si vorrebbe scendere quel tratto tanto simpatico in salita.
Ma le cose sono molto piu’ semplici. Dalla anticima si scende sul costone SO che porta alla bocchetta Traunter Ovas, si trovano tracce di sentiero, sicuramente molto piu’ battuto del costone NO che abbiamo percorso in salita.
La discesa e’ rapida e semplice, si aggira un roccione posto sul costone dal lato destro per poi ripendere il filo che si allarga in direzione della bocchetta.
Questa e’ sicuramente la via piu’ facile per salire in vetta.
Raggiunta la bocchetta puntiamo ad un laghetto dalle acque verdi che si trova a Q2900 poco sotto la Fuorcla di Margun.
Non c’e’ sentiero ne’ ometti, ma non ci sono difficolta’ oggettive, se non trovare la via migliore da percorrere tra pietre piccole e grandi.
Al laghetto risaliamo il ripido pendio di pietrisco fino ad intercettare tracce di sentiero che ci portano alla Fuorcla di Margun.
Da segnalare una roccia a forma di fiamma o di “dito” poco sopra la bocchetta in direzione del Piz Surgonda, impossibile non notarla e fotografarla.
Alla bocchetta iniziamo la discesa verso la Fuorcla Alva, che manchiamo restando troppo ad O, ma vedendo il sentiero che scende a valle andiamo a riprenderlo molto piu’ in basso.
Da qui tutto facile, si scende a valle con lieve pendenza per poi zig-zagare piu’ ripidamente verso la Veduta.
Tutto benissimo, cima raggiunta, giro ad anello, la giusta fatica ed il pizzico adrenalinico che serve.
Alla prossima
NOTE: la via di salita piu’ semplice NON e’ la cresta che abbiamo percorso noi, ma salire tenendo sempre a destra il ruscello fino alla Fuorcla Traunter Ovas e salire dal costone da noi percorso in discesa.
la cosa che colpisce di piu’ di tutta questa zona sono i colori molto accesi, dal giallo all’arancio, per poi cambiare improvvisamente al grigio o grigio scuro

ESC 375 | Tscheischhorn
/in ESCURSIONI DI GIROVAGANDO, RIFUGI-TICINO /da adminTscheischhorn 3018mt
06 Settembre 2020 – ( 375 )
Juppa Parkplatz Q1980 – Vorder Bergalga Q1993 – Alpe Bergalga Nuwa Stofiel Q2075 – Hojabuel cresta Q2724 – Tscheischhorn cima invernale Q2981 – Tscheischhorn Q3018 – Tscheischhorn cima invernale Q2981 (pranzo) – Juppa Parkplatz Q1980
PARTENZA | Juppa Parkplatz - Juppa Val d'Avers | 1980 mt |
KM ANDATA | 6,2 Km | 04:00m lorde / di orologio 03:30m nette (30m soste) |
KM RITORNO | 5,4 Km | 02:25 lorde / di orologio 02:00m nette (25m soste) |
KM TOTALI | 11,6 Km | 08h:00m lorde / di orologio 05h:30m di cammino |
DISLIVELLO ASSOLUTO | 1050 mt | |
DISLIVELLO RELATIVO | 1150 mt | Max altitudine: 3018 mt |
DIFFICOLTA' | T4 | Non ci sono sentieri |
COPERTURA CELLULARE | SI | Buona su tutto il percorso |
LIBRO DI VETTA O CAPANNA | NO | |
PARTECIPANTI | 9 | Giorgio, Gimmy, Paolo, Roberto, Luciano, Angelo, Amedeo, Francesco, Margherita |
Come arrivare:
Autostrada per il Gottardo, uscire a Bellinzona-Nord e S.Bernardino.
Seguire per il S.Bernardino (autostrada), e passare il traforo scendendo verso Coira.
Uscire dopo Sufers, indicazioni per Val Avers / Val Ferrera.
Proseguire fino a Juppa, strada a destra che scende verso i parcheggi degli impianti di sci.
Parcheggiare e proseguire a piedi lungo la sterrata che risale la Val Bergalga
Acqua sul percorso
- Fontana al parcheggio (parco giochi vicino al parcheggio)
- Ruscelli lungo il percorso
Link interessanti
Eccoci all’appuntamento annuale con il mio (Giorgio) compleanno in montagna.
Gli anni passano, ma la voglia di festeggiare con gli amici e’ sempre piu’ intensa, e come consuetudine tocca al festeggiato scegliere la destinazione.
Torniamo in una valle che mi e’ nel cuore, direi magica per paesaggi e vette da conquistare, la Val d’Avers e le sue laterali.
Abbiamo esplorato molto, e tanto resta ancora da fare, anche se molti di 3K alla nostra portata e’ nella lista dei “gia’ fatti”.
Stavolta propongo il Tscheischhorn (impronunciabile per noi) 3018mt (o 3019mt?), prendendo spunto dalla bella relazione di siso e di StefanP (hikr).
Gruppo numeroso, siamo ben in 9, oltre ai Girovagando ci sono Amedeo, Francesco e Margherita.
Parcheggiamo a Juppa e alle 8:20 ci incamminiamo per la lunga Val Bergalga (la valle delle Marmotte).
Conosciamo molto bene questo percorso, il primo tratto e’ su sterrata, praticamente in piano, per ben 2.8km fino all’altezza dell’ Alpe Nuwa Stofel, dove si attraversa il torrente per salire all’ alpeggio (attivo).
Alle spalle dell’alpe inizia il costone da risalire, nel primissimo tratto c’e’ una traccia di sentiero, poi nulla, solo prato e molto ripido.
Non ci sono particolari difficolta’, bisogna usare come riferimento i profondi canaloni con i ruscelli e tenere il lato del costone che lo sovrasta.
Abbiamo caricato sul GPS la traccia di Siso, che usiamo come orientamento.
Poco sotto Q2600 spiana e attraversiamo il ruscello che scendeva nel canalone, portandoci a destra (NO), puntando alla evidente cresta Hojobuel, che raggiungiamo a Q2745.
Qui troviamo vaghe tracce di sentiero che seguiamo.
Il prato lascia il posto agli sfasciumi, siamo al cospetto del ripido crinale dell’anticima del Tscheschihhorn.
Anche in questo tratto, molto ripido, non ci sono grandi difficolta’, troviamo anche qualche vago ometto, si sale a zig-zag su sfasciumi, fino a raggiungere la cima invernale 2981mt, molto frequentata dagli sky-alp, sono le 11:25.
La giornata non e’ belle migliori, appena raggiunta la cresta le cime si sono avvolte nelle nubi, per cui non abbiamo visto nulla, nemmeno la nostra destinazione che si trova spostata a NO rispetto all’anticima.
Breve sosta per riprendere fiato, non e’ banale fare 1000mt di dislivello in neanche 3Km.
Le nuvole si aprono e finalmente si vede la torre del Tscheischhorn con il suo grande omone di vetta.
Qui devo raccontarvi per bene gli accadimenti.
Arrivo come sempre ultimo, e trovo gli amici che guardano attentamente la vetta, devo riconoscere che vista da qui, sembra davvero molto ostica e poco “da escursionisti”.
Paolo ha iniziato a scendere verso la sella, ma si e’ fermato, Angelo mi dice che “e’ brutta”.
Il gruppo si e’ bloccato pensando che la cima sia fuori dalla nostra portata, e devo proprio riconoscere che guardandola non si puo’ negarlo.
Ma … ho letto e riletto la relazione di Siso (hikr), so che l’amico Siso non fa cose azzardate (almeno per quello che ho letto di lui in centinaia di relazioni), le sue relazioni sono precise e perfette dal punto di vista descrittivo.
Se c’erano difficolta’ oggettive sicuramente sarebbero ben descritte, quindi forte e convinto propongo: andiamo avanti! alla prima difficolta’ che pensiamo eccessiva, torniamo indietro.
Mi metto alla testa del gruppo (incredibile) e scendiamo alla sella, quindi iniziamo a risalire seguendo il filo di cresta su vaghe tracce di passaggi.
Man mano che procediamo si capisce che non e’ poi cosi’ impossibile, che e’ addomesticabile.
Si segue per un tratto il filo di cresta, poi poco sotto la cima si traversa sul lato della Val Madris per raggiungere l’agognata vetta alle 11:50 (poco piu’ di 20min dall’anticima).
Grande felicita’, anche per aver raggiunto qualcosa che sembrava di improbabile. Dieci minuti di sosta e di foto quindi torniamo all’anticima per pranzare e festeggiare.
15min per tornare all’anticima, cerchiamo un luogo sottovento per fermarci, lo troviamo sul lato della Val Bergalga.
Pranziamo ognuno con le proprie cose, poi spumante e 2 strudel per festeggiare, quindi caffe’ e ammazzacaffe’ che non mancano mai nel nostro gruppo.
E’ sempre una grande soddisfazione per me poter brindare con gli amici su un bel 3K, e con grande fortuna sono vari anni di seguito che riesco a coronare questo traguardo.
Alle 13:40 decidiamo di scendere, danno pioggia nel tardo pomeriggio.
In discesa non seguiamo la traccia di Siso, ma teniamo il filo della cresta fino a dove si vedono tracce di sentiero, poi liberamente su prato in direzione del torrente Bergalgabach. Non essendoci sentiero si scende a rastrello, ognuno a modo suo, l’unica cosa a cui si deve stare attenti sono i canali di scolo dei ruscelli, che si fanno sempre piu’ profondi verso valle.
Scendiamo piu’ a N rispetto all’Alpe Nuwa Stofel, e ci concediamo al ruscello un meritato pediluvio.
Proseguiamo tenendo la sinistra orografica del torrente, non c’e’ sentiero, o meglio ci sono molteplici tracce ma sono i passaggi delle mucche, si risparmia un po’ di strada, ma mi sembra giusto segnalare due cose: la prima e’ che per tornare al parcheggio e’ necessario guadare il torrente (noi abbiamo tolto gli scarponi e calze e attraversato), e che lungo questa sponda bisogna a volte saltellare per non finire negli acquitrini o peggio tra gli escrementi delle mucche.
In discesa abbiamo preso una leggerissima pioggia, poi e’ uscito il sole, arrivati al parcheggio (alle 16:00) si vedeva verso la bassa Val d’Avers un cielo nero-nero e fulmini, abbiamo fatto appena in tempo ….
Alla prossima.
ESC 376 | Piz Moesola o Marscholhorn
/in ESCURSIONI DI GIROVAGANDO, RIFUGI-TICINO /da adminPiz Moesola o Marscholhorn Cima Est 2904mt
20 Settembre 2020 – ( 376 )
Ospizio al Passo del San Benardino Q2065 – Piz Moesola Est Q2904 – Ospizio
PARTENZA | Ospizio al Passo del S.Bernardino (CH) | 2065 mt |
KM ANDATA | 2,8 Km 2,7 Km vetta | 03:10m lorde / di orologio al pranzo, 40m soste 02:35m lorde alla vetta, 15m soste |
KM RITORNO | 3,1 Km | 01:00 lorde / di orologio 01:05m nette / 5m soste |
KM TOTALI | 5,9 Km | 07h:00m lorde / di orologio 03h:30m di cammino |
DISLIVELLO ASSOLUTO | 840 mt assoluto | |
DISLIVELLO RELATIVO | 850 mt relativo | Max altitudine: 2904 mt |
DIFFICOLTA' | T4 | Non ci sono sentieri |
COPERTURA CELLULARE | SI | Buona su tutto il percorso |
LIBRO DI VETTA O CAPANNA | NO | |
PARTECIPANTI | 11 + 2 | Giorgio, Paolo, Gimmy, Angelo, Francesco, Margherita, Amedeo, Leo, Marina, Flaviano e Patouf, Helene e Floyd |
Come arrivare:
Autostrada per il Gottardo, dopo Bellinzona prendere per Bellinzona Nord – San Bernardino.
Uscire a S.Bernardino (prima del traforo) e prendere subito a sinistra per il Passo.
Salire la lunga serie di tornanti, quando diventa piana, dove troviamo sulla destra il laghetto d’Isola e poco più avanti l’Ospizio. Conviene parcheggiare subito dietro l’Ospizio, si parte direttamente dal parcheggio a camminare
Acqua sul percorso
- Non ci sono fontane
- Non ci sono ruscelli, solo un piccolo ghiacciaio sotto la cima
Link interessanti
Amedeo ha deciso di festeggiare il suo compleanno anche con noi, visto che sempre saltiamo la sua mega-festa.
Dopo un intenso scambio di possibili idee, lo convinco per una escursione che ho in mente da tempo.
E’ in cantiere da tempo, e lo spunto viene da una escursione dell’ amico Marcello.
Anche se è wild, e sarà ben peggio delle aspettative, convinco Amedeo.
Ci troviamo in 11 al parcheggio del S.Bernardino, poco oltre l’ospizio.
Dei Girovagando ci sono io, Paolo, Angelo e Gimmy, quindi Francesco e Margherita, poi Giorgio GIBI, infine Amedeo, Leo, Flaviano (e Patouf), Marina, Helene (e Floyd).
La cima è proprio sopra le nostre teste, una bella torre rocciosa che da qui non sembra così facile da risalire. Ma la via di salita esiste, bisogna aggirare la torre a destra, quindi risalirla da NO.
In cammino alle 8:20 tutti in fila indiana, risalendo i pratoni alle spalle dell’ Ospizio, ma gia puntando alla destra della torre rocciosa della cima.
La salita su prato è semplice anche se la pendenza è spesso importante, poco dopo Q2300 iniziano gli sfasciumi, e da qui la cosa si fa più dura.
Abbiamo seguito a grandi linee la traccia gpx di Marcello, e sappiamo dalle foto che bisogna puntare all’evidente piccolo ghiacciaio ben visibile solo salendo oltre Q2500.
Per affrontare la salita verso il ghiacciaio, il gruppo si sgrana, ognuno sceglie una propria via, anche e soprattutto perchè è molto ripido, tutto su pietrame medio e completamente instabile, quindi il rischio di far rotolare pietre su chi ti segue è enorme.
Divisi in gruppetti affrontiamo la salita, veramente impegnativa per pendenza e per il terreno instabile.
Io con Gimmy ed Amedeo passiamo poco sotto il ghiacciaio, fino a lambirlo e risalire un salto roccioso dove finalmente troviamo un grosso ometto.
Si sale spesso aiutandosi con le mani, e raggiungiamo l’ometto che è posizionato su una larga placca rocciosa orizzontale.
Siamo a Q2820, e sopra di noi vediamo la torre rocciosa, la nostra meta finale.
Ci ricompattiamo, guardando con attenzione il nostro traguardo.
La vetta è vicina, proprio sopra le nostre teste, la via per raggiungera è una ripida pietraia con blocchi di medie e grosse dimensioni.
Iniziamo la salita, e si capisce subito che sarà ben più complessa del previsto, il pietrame, nonostante le dimensioni è molto instabile,ed è indispensabile aiutarsi con le mani.
In una ventina di minuti siamo in cima, giustamente un pò sgranati vista la fatica.
Si passa da un intaglio nella roccia che porta alla torre dove troviamo un grosso ometto di pietra. Purtroppo siamo immersi nelle nuvole e non si vede quasi nulla.
Attimo di riposo, ma è presto per pranzare qui (10:55-11:00), decidiamo di scendere sotto il costone di pietre per fare la nostra pausa pranzo.
Scendiamo sempre distanziati ed ognuno a modo suo, ancora con più attenzione che in salita.
Alle 11:30 prendiamo possesso di uno spiazzo, a Q2840, per la nostra pausa pranzo e festeggiamenti per il compleanno di Amedeo.
Ognuno consuma il proprio pasto, ma girano dolci e spumante di classe, frutta di ogni genere.
Si chiude in bellezza con il caffè caldo (bravo Gimmy), grappa, bombardino e due liquori veramente ottimi portati da Leo (caffè e menta-zenzero).
Le chiacchere ed anche le stupidate si sprecano, passano due ore di bella compagnia.
Alle 13:30 deciamo di scendere, l’intenzione è di fare meno pietrame possibile, quindi scendiamo da una via molto diversa dalla mia in salita, ma era la via di salita di un gruppetto dei nostri e che ha trovato meno difficoltà.
A Q2700 decidiamo di comune accordo di allungare un pò il percorso, ma con il chiaro intento di evitare parte del pietrame instabile dell’andata, quindi puntiamo verso Hinterrein dove in basso tra i prati ci sono molti laghetti. Scendiamo alcuni tratti ripidi, ma sicuramente senza preoccuparsi troppo delle pietre.
Senza raggiungere i laghetti, giriamo verso destra in direzione del passo, scendendo gli ultimi 300mt di dislivello principalmente su pendii erbosi.
Nonostante le piccole difficoltà ne è nata una escursione bella, breve ma molto intensa e molto wild.
Mi auguro che sia così anche per gli amici che con noi hanno condiviso questa giornata, in bella amicizia e festeggiando l’amico Amedeo.
Per gli altri, solo una piccola nota, se non vi piace il wild (nessuna traccia, bisogna usare l’orientamento), ed il pietrame, meglio cambiare destinazione.
ESC 377 | Sasso Guidà e Motta d’Urno
/in ESCURSIONI DI GIROVAGANDO, RIFUGI-TICINO /da adminSasso Guida’ 1713mt e Motta d’Urno 1609mt
04 Ottobre 2020 – ( 377 )
Melirolo Q994 – Alpe d’Urno Q1403 – Motta d’Urno Q1609 – Sasso Guida’ Q1713 – Laghetti della Costa Q1624 – Sopra Arbinetto Q1548 – Capanna Genzianella Q1400 – Pian Dolce Q1357 – Melirolo Q994
PARTENZA | Melirolo Val Morobbia (CH) | 990 mt |
KM ANDATA | 6,16 Km al pranzo 3,39 Km alla Motta d'urno 3,80 Km al Sasso Guida | 03:30 lorde / 40m soste 02:05 lorde / 15m soste 02:25 lorde / 20m soste |
KM RITORNO | 3,3 Km | 01:00 lorde / di orologio 01:05m nette / 5m soste |
KM TOTALI | 8,32 Km | 06h:10m lorde / di orologio 03h:45m di cammino |
DISLIVELLO ASSOLUTO | 720 mt | |
DISLIVELLO RELATIVO | 800 mt | Altudine massima 1713mt |
DIFFICOLTA' | T3 | Sentieri in gran parte ben segnalati, tra Alpe d'urno e Motta d'Motta parziali, tra Motta d'Urno e la cresta per il Sasso Guidà senza sentiero |
COPERTURA CELLULARE | SI | Buona su tutto il percorso |
LIBRO DI VETTA O CAPANNA | SI | Nel rifugio Genzianella ma chiuso |
PARTECIPANTI | 4 | Giorgio, Gimmy, Roberto, Barba |
- Come arrivare:Autostrada per il Gottardo, uscire a Bellinzona Sud e seguire per Bellinzona (allo stop a destra).
Proseguire diritto fino ad una piazza con una grande rotonda, prendere a destra per Val Morobbia.
Seguire la strada in direzione di Carena, fino a Melera, curva secca a sinistra con indicazione Melirolo.
Seguire la strada fino quasi al termine, poco prima del paesino si stacca una strada verso destra, proprio al bivio si trova il parcheggio sul lato sinistro.
Acqua sul percorso
- Fontana a Melirolo, a Piano Dolce ed in Capanna (se aperta)
- Molti ruscelli sul percorso,
Link interessanti
Un weekend dalla previsioni proibitive,difficile anche solo pensare di andare in montagna.
Ma noi abbiamo una reputazione da mantenere … si va con quasi ogni condizione meteo, d’altra parte la “torre di controllo” ci concede due slot al mese, quindi bisogna far ben fruttare queste occasioni.
Quindi passiamo la settimana a scrutare le previsioni in ogni zona e valle a portata di auto, ma nella loro variabilita’ non c’e’ luogo dove non ci sia pioggia.
Si comincia quindi a cercare dove piove di meno, il ns criterio e’ meno di 1mm di acqua, puntiamo a raggiungere un rifugetto dove poter pranzare accendendo il camino e scaldare i panini.
Il primo obiettivo e’ in Val di Lodrino, selvaggia come piace a noi, ma le previsioni cambiano tra sabato notte e domenica mattina, quindi cambio di programma al volo.
Piano B in azione, dalle previsioni sembra che la Val Morobbia sia dove scarica meno (non che ci sia bel tempo, nuovole tutto il giorno con brevi scrosci ma di lieve entita’).
Curiosita’: veramente strane queste previsioni, la Val Morobbia come la Valle Albano e San Jorio sul lato italiano sono notoriamente un “pisc…..io”.
Purtroppo e’ una zona che abbiamo gia’ esplorato parecchio, ma riusciamo comunque a costruire un percorso abbastanza indedito.
Partiamo da Melirolo 993mt, gruppetto di baite sopra Melera ultimi paesi prima di Carena, il parcheggio si trova appena sotto il paesino, a Q985, e si trova ad un bivio con una strada recentemente asfaltata.
Iniziamo a camminare alle 7:40, cielo grigio scuro e nuvole basse che coprono la visuale. Al termine della strada c’e’ una baita Q1030 e l’inizio del sentiero che prende a salire con larghi tornanti.
In breve siamo alle baite di Monda Q1099, prendiamo a sinistra seguendo un lungo traverso che si infila nella Valle di Melera.
Dopo aver attraversato il secondo ruscello, c’e’ un bivio, si svolta a sinistra per salire con numerose balze in bosco di abeti.
Il sentiero e’ bello largo, non e’ bollato ma e’ molto marcato, impossibile sbagliare. A Q1290 facciamo una breve deviazione a destra per raggiungere e fotografare una bella cascata. Tutti i ruscelli sono carichi d’acqua per le notevoli piogge di questi giorni, il sentiero proseguirebbe ma ci sono i resti di un ponticello di legno distrutto dalle intemperie. Il sentiero che proseguwe non e’ segnato sulla swissmap, ed in ogni caso non e’ nella nostra direzione.
Ritornati sul sentiero principale, altro lungo traverso nel bosco fino all’ Alpe d’Urnop Q1402, sono le 9:00
Lungo il percorso ci prendiamo due volte una breve ma intensa grandinata, grandine fine che fa male colpnedo il collo o le orecchie. Il tutto dura pochi minuti, una sfuriata che cerchiamo di evitare stando al coperto sotto le piante.
Raggiunta l’Alpe d’Urno ci fermiamo per una sosta, poco piu’ di 10min. L’alpe e’ in fase di sistemazione, ci sono lavori all’esterno.
Per proseguire bisogna prendere il sentiero che parte dietro l’edificio a destra dell’ alpeggio, l’altro sentiero che traversa in piano port all’Alpe Croveggia.
Riprendiamo a salire senza grani pendenze, sempre con un occhio vigile tra gli abeti alla ricerca di funghi porcini, ma forse il meteo o il periodo tardivo, non troviamo nulla, neppure funghi generici.
Dopo il primo ruscello troviamo degli scavi e lavori, probabilmente per il bacino di un nuovo acquedotto, attraversiamo con cautela su ghiaia, passiamo davanti alla casetta metallica degli operai e proseguiamo ancora su sentiero. A Q1530 altro bivio, prendiamo a sinistra e proseguiamo, sulla carta il sentiero sparisce poco piu’ avanti.
Su buona traccia arriviamo fino ai resti di una baiota e poco sopra due pluviometri. Da qui in poi si prosegue senza traccia.
Risaliamo un po’ a naso il costone su bosco e prato, passando tra gli abeti fino a raggiungere una collinetta di prato e felci, siamo sulla Motta d’Urno Q1610 e sono le 09:55
Foto di rito e proseguiamo verso la cresta, mentre a destra si vede bene la roccia del Sasso Guida’ con la sua croce.
Per arrivare in cresta dobbiamo passare un bosco fitto, dove troviamo anche i resti di vecchie trincee, quindi scendiamo verso destra (E) a prendere il bel sentiero che porta alla cima e prosegue verso l’Alpe di Gesero e poi alla Biscia.
Alle 10:23 siamo in vetta al Sasso Guida’, fa freddo e non si vede quasi nulla, c’e’ vento quindi sosta breve per la firma del libro di vetta e le foto di rito, come sfondo nuovole scure-scure.
Scendiamo ritornando indietro sui nostri passi, verso il Motto d’Arbino, passiamo dal laghetto della Costa e prendiamo il sentiero per la Genzianella.
Ce la prendiamo molto molto comoda, restiamo nel bosco cercando porcini, ma siamo poco fortunati, solo 1 esemplare.
Alle 11:30 siamo alla bella Capanna Genzianella, che sappiamo dal sito essere chiusa per il Covid.
Ma sappiamo anche che sul retro c’e’ il barbecue di pietra, raccogliamo rami secchi, con il vento che c’e’ stato se ne trova ovunque, e accendiamo un fuocherello che ci serve piu’ che altro per scaldare i panini, il panino caldo e’ un altra cosa.
Ci fermiamo quasi due ore, ci ripariamo sotto il tetto per l’ennesima passata di grandine, che dura un paio di minuti, pranziamo con i nostri panini caldi, bibite e frutta, chiudiamo con caffe’ e ammazza-caffe’ e cioccolata come dolce.
Alle 13:15 iniziamo la discesa, sappiamo che il meteo peggiora decisamente nel pomeriggio, quindi tutto e’ studiato per un breve ritorno.
Da Pian Dolce a Melirolo 45min di buon passo, siamo al parcheggio alle 14:00, evitando la pioggia e felici per un giretto tutto sommato piacevole, forse il meglio che si poteva ottenere da una giornata come questa.
PS: regalo della giornata una bella e piccola zecca …. accidenti pensavo che ormai con il freddo fossero sparite!
ESC 378 | Rifugio Scengio delle Vacche
/in ESCURSIONI DI GIROVAGANDO, RIFUGI-TICINO /da adminRifugio Scengio delle Vacche 1482mt
18 Ottobre 2020 – ( 378 )
Legri Parcheggio Q580 – Ponte di Alden Q633 – Bivio Sentiero Q750 – Dureda Q892 – Pronzolo Q1213 – Pianascio Q1317 – Rifugio Scengio di vacche Q1482 (pranzo) – Pianascio Q1317 – Bergnauri Q1103 – Bivio Sentiero Q750 – Ponte di Ponn Q510 – Legri Parcheggio Q580
PARTENZA | Legri Parcheggio (CH) | 580 mt |
KM ANDATA | 5,1 km | 03:50 di orologio 03:20 nette 30m soste |
KM RITORNO | 4,9 km | 02:20 di orologio 02:10 nette 10 min soste |
KM TOTALI | 9,0Km | 08:00 di orologio 05:30 di cammino |
DISLIVELLO ASSOLUTO | 900mt | |
DISLIVELLO RELATIVO | 1100mt | Altudine massima 1483mt |
DIFFICOLTA' | T3+ | Sentieri segnalati ma difficili da trovare |
COPERTURA CELLULARE | SI | Buona su tutto il percorso |
LIBRO DI VETTA O CAPANNA | SI | Nel rifugio |
PARTECIPANTI | 4 | Giorgio, Gimmy, Roberto, Barba |
- Come arrivare:Legri – Lodrino La strada che porta a Legri (ma anche a Pon di Sopra), è a pagamento 10CHF (solo franchi, solo monete ma non oltre quelle da 2CHF). Il biglietto si prende alla macchinetta sita davanti il garage dei pompieri di Lodrino. Muniti di biglietto si prosegue verso Iragna, in località Rodaglio (sulla sinistra officina/ carrozzeria) si devia per salire a Legri / Pon. Non ci sono indicazioni specifiche, se non un cartello che indica che la strada è a pagamentoAcqua sul percorso
- Fontana a Pronzolo e molti ruscelli sul lato Val Lodrino
- Acqua in rifugio chiusa per l’inverno
Link interessanti
Il binomio Val Lodrino e ravano sicuro è ormai una certezza, sarà autolesionismo o spirito di avventura ma a noi piace, quindi torniamo in Val Lodrino, un paradiso del Wild.
Ci avevamo provato a dicembre 2017, l’esplorazione si concluse a Q1000 con una gran ravanata a cercare sentieri che esistevano sulla carta ma in loco proprio non si trovavano.
Questa volta altro percorso, e se sarà possibile anche la possibilità di fare un bel anello, e stavolta ci riusciremo in pieno.
Partiamo alle 8:00 al parcheggio di Legri (poco sotto la piazzola elicottero) e saliamo sul costone che porta alla Capanna Alva, ma quasi subito si debia a sinistra per andare verso il Ponte di Alden, il nostro obiettivo si trova sul lato opposto.
Ci si inoltra per 1Km sul lato N della valle, tra bosco e cenge che strapionbano sul riale sottostante, si attraversa il Ponte di Alben a Q635 e si inizia a salire ben decisi con una lunga serie di tornati. A Q750 circa si trova un bivio prendiamo a destra fino a congiungersi con il sentiero principale che da Ponn si inoltra in Val Lodrino.
Si procede in lieve salita su ampio sentiero, alcuni passaggi che attraversano dei canaloni sono protetti con una fune passamano, si arriva a Dureida (baite sotto il sentiero), una zona prativa con piazzola elicottero, poco oltre in una baita/stalla in sasso ritroviamo una vecchia vespa arrugginita, è ancora là a segnare che il tempo scorre lento.
Da segnalare che all’esterno della baitella c’e’ un contenitore con articoli di primo soccorso, ben fornito e pulito.
Proseguiamo ancora per poco, a Q943 dopo un attraversamento di un canalone sulla sinistra si stacca il sentiero per Pronzolo, da qui in poi per noi è tutto nuovo e da scoprire.
Il sentiero è ben pulito e visibile, non ci sono bollature ma non ci si perde di certo. Ci sono alcuni tratti con scale in pietra, uno in particolare è stretto ed esposto, lo eviterei in presenza di ghiaccio (ed i gradini erano umidi, quindi scorre acqua).
Alle 10:07 siamo a Pronzolo Q1213, due baite appoggiate ad un bel prato scosceso e tutto attorniato da faggi.
Ci fermiamo una ventina di minuti, siamo in ombra e fa freschino, ma solo voltandoci scopriamo una vista stupenda verso tutto il lato Nord della Val Lodrino, dalla Cima di Negros verso la testata, oltre i 200mt tutte ben imbiancate.
Ripartiamo ma non troviamo l’imbocco del sentiero, ma tornando indietro lo troviamo sopra e a sinistra della baita in muratura.
Non è facile da vedere, non ci sono bolli nè marcature, è invaso da fogliame dei grandi faggi che sono tutto attorno, ma con un pò di inutito ci si orienta, il sentiero c’è.
Poco sopra Q1300 inizia un lunghissimo traverso verso Lodrino, ora tra abeti e larici, il sentiero pur non pulito è più visibile.
Si ritorna tra i faggi passando sotto enormi bastionate rocciose, guardando la cartina il rifugio si trova 150mt sopra di noi, ma anche sopra delle invalicabili bastionate.
Si percorrono delle cenge a volte anche sottili ed esposte, anche se sotto ci sono i faggi, fare attenzione e passo sicuro.
Arriviamo ad una grossa pietraia dove il sentiero si perde, ci intravvede una traccia che sale verso le pareti, la ma mappa dice che bisogna traversare scendendo una trentina di metri, infatti poco oltre si vedono ancora le tracce di sentiero.
Superato un piccolo rilievo entriamo nella radura di Pianascio, ci sono varie baite non abitate o forse adibite a stalle, ed una verso valle in legno veramente stupenda.
Ci sono tre ragazzi che tagliano legna, avevamo sentito da un pò i rumori della motosega, ci fermiamo un poco a chiaccherare con loro anche per avere indicazioni.
Chiediamo delle tracce di sentiero che abbiamo appena visto, e ci confermano che il sentiero c’e’ ma non si vede, e che se quello che sale allo Scengio è comunque da cercare … l’altro è solo per chi sa bene dove si trova.
Risaliamo fino alla baita in legno più alto, dietro di questa parte il sentiero che sale verso Visghed, su una pianta una tavola in legno indica chiaramente la destinazione.
Il sentiero è ben marcato nella prima parte fino a sotto le pareti di roccia dove si trovano delle baracche in legno con i serbatoi di acqua per le baite, poi sale sopra il costone roccioso e su cengie ritorna indietro verso la Valle di Lodrino, passando sopra Pianascio.
Molti bolli rossi su piante e roccia indicano con precisione dove passare, senza di questi non sarebbe facile (direi proprio l’opposto) trovare la giusta via.
Percorrendo la cengia, nei tratti aperti si vede sotto Pianascio, più sotto Bergnauri ed ancora sotto Lodrino.
Sul lato opposto il Pizzo di Campell, il Claro ed i Torrent.
Un ultimo tratto ripido ci porta in una conca erbosa attorniata da larici ed abeti, siamo allo Scengio di Vacche 1482mt, sono le 11:40, 30m da Pianascio.
Ci sono tre baite: una diroccata verso monte dove prosegue il percorso per Visghed, una in basso integra ed una al centro ben tenuta e con il pannello solare, elemento distintivo di tutti i rifugi.
Togliamo le barriere davanti alla porta per proteggerla dalla neve ed entriamo a visitare il piccolo rifugio. Locale unico con brande e materassi per 4 persone, tavolo con 4 sedie, camino con buona dotazione di legna, cucinino a gas, l’indispensabile c’e’.
Il sole illumina solo metàà della radura, non quella dove si trova il rifugio dove fa freddo, quindi accendiamo il camino solo per scaldare i panini ma pranziamo all’aperto sotto il sole che scalda almeno un pò.
Abbiamo raccolto un pò di castagne che proviamo a cuocere nella griglia sopra il camino, un pò trascurate sono diventate carbonella 🙂
Ma abbiamo dolci, cioccolato, caffè e grappetta per passare bene un paio d’ore di tranquillità, è un gran bel posto e ce lo godiamo !
Dopo ben due ore, pulizie e segnamo il nostro passaggio sul libro in capanna, non trovo vaglia, cassa o buste, proverò a contattare il Patriziato, ci sembra giusto per la legna che abbiamo consumato ma soprattutto per dare un piccolo contributo per coloro che tengono queste strutture aperte e disponibili anche per noi escursionisti.
Alle 13:45 scendiamo, tornando sui nostri passi fino a Pianascio, scendiamo fino alla baita più bella e poco sotto troviamo il sentiero che scende verso Begnauri.
Il sentiero è ben visibile e pulito, ma anche bello ripido, trovando passaggi tra i costoni rocciosi, in 30m siamo a Bergnauri dove ci fermiamo 5 min per consultare la cartina, non troviamo traccia del sentiero che scende in Val Lodrino.
Scendiamo quasi alle baite più basse per cercarlo, ma torniamo indietro, bisogna dirigersi verso l’arrivo della funivia per i materiali.
Fortunatamente passa una signora e le chiediamo conferma del sentiero, quindi scendiamo un pò nel bosco fino a trovarlo.
Non è così evidente e nemmeno molto pulito, ma il bosco è talmente ripido che bisogna trovarlo ad ogni costo.
Scendendo con molta attenzione troviamo finalmente alcuni bolli colorati arancioni, e li seguiamo anche quando sembrano sparire o non visibili, ma cercando bene anche poco oltre si ritrovano.
Anche se il sentiero è piuttosto sporco è indispensabile seguirlo, ripissimo in alcuni tratti, facile scivolare, ma guardando in giro si capisce che è l’unica via sicura. Ben 50min per scendere 350mt che non finivano mai …
Tornati al sentiero della Val Lodrino, si potrebbe scendere al Ponte di Alden e tornare dalla via dell’andata, ma abbiamo un’idea diversa che ci permette di compiere un bell’anello.
Al bivio non scendiamo verso il torrente, ma scendiamo verso valle in direzione di Ponn, discesa tranquilla e finalmente un pò rilassata dopo la tensione per la discesa da Bergnauri. Sotto Ponn scendiamo al ponte a Q510, il punto più basso di oggi, e tornati sul lato nord risaliamo questi ultimi 80mt per tornare al parcheggio, stanchi ma contenti, un bel giro.
Alla fine 9Km in totale per 1200mt di relativo, un percorso nuovo e quella dose di wild che ci tiene ben carichi …
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