Wissberg Bergalga 2980mt
Il Wissberg … e’ il dirempettaio del Gletscherhorn, sono queste due cime che chiudono in alto la Val Bergalga, valle laterale della Val Avers.
Lo sognavo da tempo, pregustato dalla salita proprio al Gletscherhorn, e sebbene non sia neppure un tremila, gli mancano 20mt, la sua mole massiccia ed il colore bianco delle sue rocce, avevano acceso la mia attenzione.
Ma proprio le sue pareti strapiomanti verso la Val Bergalga, suggerivano che non era “materiale” per noi.
Invece la bella relazione di StefanP su Hikr, che ringrazio molto per le preziose informazioni, hanno reso questo sogno possibile.
La via di salita e’ evidente solo raggiunto il Sascelpass, il passo tra il Wissberg ed il Bodagrat, raggiunto con le ciaspole proprio quest’anno.
Partenza da Juppa, ampio parcheggio, poi ci si incammina lungo una sterrata a dire il vero piuttosto noiosa, soprattutto per chi l’ha percorsa varie volte.
La strada costeggia il torrente, tenendo sempre il lato Est, si passa vicino all’ Alpe Numa Stoffel (ci passeremo al ritorno) che si trova sul lato opposto, e si prosegue fino ad un altro alpeggio Olta Stofel, ora un rifugio/capanna gestito.
Qui la strada finisce ed inizia il sentiero che porta al Bergalgapass, che la collega al Val Duan e alla Val Madris (pressapoco parallela alla Val Bergalga).
Si prosegue ancora per poco, sulla destra oltre il torrente una costruzione, Chalberghutte 2080mt, c’e’ un ponticello con assi di legno per passare.
Si sale sempre dolcemente, in buona sostanza si percorrono 4km guadagnando neppure 100mt di dislivello.
Da qui il gioco si fa piu’ duro.
La cima del Wissberg si fa vedere, bella ed imponente, impenetrabile.
Il riferimento gia’ dal fondovalle e’ un enorme ometto di sassi, lo si raggiunge e si inizia a salire su pendii erbosi, attraversando acquitrini e rigagnoli sempre cercando il percorso migliore, non si troveranno tracce o sentieri fino al passo.
Il passo non si vede sino a quando si arriva all’ altopiano Uf da Boda, dove in estate pascolano numerose mucche.
Da qui si ammira l’imponenza del Wissberg, a destra la cresta che risaliremo, poco a destra la cima invernale conosciuta da molti sci-alpinisti, ed ancora a destra il passo, il Sascelpass Q2780.
Sempre su prato e larghi pendii si sale al passo che porta in Val Madris, poco oltre il laghetto artificiale di Preda.
Al passo sosta per ricompattarci, gli amici mi attendono, e li trovo guardare dubbiosi verso la cima, placche e roccia …
Ma la via c’e’ e guardando bene si vede un sentierino e qualche ometto.
Ripartiamo, breve traverso sul ripido che affianca la cima invernale, poi si scende un poco ad incontrare un canaletto ripido che sale dal ns lato di salita, da qui si seguono deboli e numerose tracce (la cresta e’ larga e mai esposta), e qualche ometto.
Quasi duecentometri di pura ed intensa salita, ma alla fine, buon ultimo come sempre, arrivo in cima, dove troviamo uno ometto di vetta, non rende ceramente merito a questa cima e questi panorami !
Pranziamo, io e e Gimmy sicuramente affaticati, ma felici di riempire gli occhi di tanti panorami ! La posizione e’ fantastica vicino a noi la Bodagrat, il Gletscherhorn, il Duan, il Galleggione, ma la giornata ci fa vedere benissimo il Badile ed lo sfortunato Cengalo, il Pizzo Stella ed il Tambo’, il Bernina, l’Albigna, davvero magnifico.
Paolo con l’impresa Brown&CO S.A. si mette a rinforzare l’ometto, mi sfiora l’idea che vuol tirare la cima a tremilametri …
Ha fatto un lavoro enorme, l’ometto sara’ ben visibile al ritorno fino a lunga distanza.
Dopo pranzo e le tante foto, scendiamo, decidento di percorrere un anello percorrendo l’altipiano a Q2600 circa, quanto piu’ possibile verso valle, e provare a scendere all’ altezza dell’ Alpe Numa Stoffel.
La via e’ semplice ed intuitiva, cerchiamo di non perdere quota, ed evitare i tanti canaloni con ruscelli che scendono ripisissimi verso valle.
Gran parte di questo percorso lo abbiamo fatto con le ciaspole salendo la Bodegrat, ma senza neve e’ piu’ facile.
Scendiamo poco prima dell’alpe ed attraversiamo il ponte per riprendere la sterrata che ci riporta a Juppa.
In lontananza l’ometto rinforzato del Wissberg ci saluta.
Un paio di noiosi chilometri in piano per tornare al parcheggio.