Vetta del Vallone 2130mt
Ferie post-natalizie, organizziamo l’ultima uscita del 2016, un anno molto ricco di soddisfazioni per il gruppo.
Escursione infrasettimanale, volendo evitare le code dei pendolari, torniamo ad esplorare una cima del nostro bel lago, qualcosa che ancora manca nel nostro elenco.
Destinazione la bella e selvaggia Val Cavargna, puntiamo alla Vetta del Vallone, mai salita da nessuno di noi, percorsa in parte solo da me e Paolo molti anni fa.
Partiamo da Segna, frazione di Cavargna, ultimo abitato nella valle, da qui parte il sentiero della “Valle del Ferro”, antico collegamento tra Val Cavargna e Val Morobbia per l’estrazione e lavorazione del ferro.
A Segna, parte, o arriva come meglio preferite, un lungo costone che guarda caso prende il nome di Monte Lungo, e che conduce nella parte finale proprio alla Vetta del Vallone, che prende il nome dal Vallone la vallata che si trova a SE, e che separa la Vetta del Vallone dal Monte Stabbiello, tutte vette sulla linea di confine, sul lato svizzero la Valmaggina, e per chi conosce la zona la bocchetta di Revolte, che molti hanno percorso per raggiungere il Camoghè.
Partiamo alle 08:20, Q1187, e per un primo tratto seguiamo la strada e la via del ferro, fino ai Monti Pianca Q1353, qui abbandoniamo il sentiero che prosegue verso il Monte Stabbiello e la Bocchetta di Sommafiume, e deviamo verso O seguendo il lungo costone erboso.
E’ una salita che non da fiato, mi ricorda molto il costone della Corveggia, prato e qualche sasso, varie baite e stalle situate a varie altitudini.
Facciamo 2 tappe, dove gli amici aspettano per ricompattarci, l’ ultima a Q1867 alla Baita della Marmotta (privata), dove convergono vari sentieri, uno che arriva dall’ Alpe Segor, sotto il monte omonimo, l’altro porta verso il Monte Stabbiello.
Se la mattinata è stata fresca soprattutto per un venticello fastidioso, è stata anche limpida, ma le cose stanno cambiando, dietro di noi va formandosi una coltre di nuvole che si estende a perdita d’occhio, è una sensazione bellissima, per me è la seconda esperienza di questo tipo (sbucare sopra le nuvole), ed è una cosa che si fissa nei ricordi più belli.
Noi proseguiamo seguendo deboli tracce di sentiero che seguono il costone del Monte Lungo, non mi è chiaro quale sia la cima di questo Monte Lungo, ci sono almeno due rilievi a Q1977 e Q2087, l’ultimo proprio a ridosso del tiro finale per la Vetta del Vallone.
Arrivo in vetta alle 11:05, dove gli altri mi attendono da un po’, siamo a quota 2135mt sulla Vetta del Vallone.
La vetta è molto larga c’e’ un piccolo ometto con un legno ad indicarla, poca cosa per una cima bella e panoramica!
Difficoltà di salita nessuna, solo tratti ripidi, erba secca (ma seguendo le tracce di sentiero si evita), solo una lunga-lunga rampa.
Spettacolo a 360 gradi, non si vede in basso, le nuvole continuano a stazionare attorno i 1800mt, ma sopra è tutto meraviglioso, e la cosa ancora più bella è vedere sbucare le cime che superano questa soglia.
Ci fermiamo per quaranta minuti, troppo bello anche se freddino, ma qualcuno ha fame … e l’idea è di mangiare al rifugio Gazzirola, poco sotto la croce. La via è ancora lunga.
Dalla cima si può proseguire lungo la cresta O e scendere al Segor, oppure tornare sotto la cima e prendere un sentiero che traversa in orizzontale sempre verso il Segor, un centinaio di metri sotto la nostra posizione.
Segliamo la via più breve ed emozionante, cioè la cresta, piuttosto esposta sul lato svizzero, ma non presenta reali difficoltà solo attenzione, unico punto più difficile un passaggio verso N dove la neve è particolarlemente dura e ghiacciata, alla fine puntando i tacchi si passa senza patemi.
Arrivati alla bocchetta seguiamo verso il Segor, passiamo poche decine di metri dalla cima, inutile andarci non c’e’ che un ometto quasi invisibile, quindi via diritti verso il Gazzirola e la grande croce che brilla.
Alle 12:10 siamo alla grande e bella croce del Garzirola/Gazzirola, qualche foto anche qui e scendiamo al rifugio, che è chiuso a parte un lugubre rifugio invernale utile in casi di difficoltà.
Noi invece pranziamo fuori cercando l’angolo riparato dal vento, qui con molta serenità consumiamo i panini, i dolci, caffè ed alcolici.
Proprio di fronte a noi la lunga cresta percorsa questa mattina, dalla Baita della Marmotta verso valle solo nuvole, verso la cima il cielo è blu intenso, è sempre meraviglioso ammirare la propria conquista.
Alle 13:50 ci incamminiamo lungo la sterrata che scende versi l’Alpe Tabano e poi al S.Lucio, abbiamo tracciato sulla mappa un percorso ad anello seguendo i tanti sentieri segnati … ma non abbiamo fatto i conti con ….
Sotto i 1800mt e fino ai 1400mt circa ci sono le nuvole, visibilità a circa 50-100mt.
A Q1700, manchiamo una prima deviazione (ma c’era?) verso il Puntino del Cristo, una piccola elevazione su una cresta a Q1679.
Usando il GPS e la traccia iniziamo una discesa in libera su erba secca, gialla, alta e scivolosa, siamo su un tratto molto ripido e si scivola troppo, decidiamo di calzare i ramponcini, ed è stato un gran bene.
Ora scendiamo quasi in verticale cercando di intercettare la traccia sopra il sentiero indicato sulla mappa, non vedo Paolo che guida come sempre il gruppo, la nebbia lo nasconde, ma continua a dire che siamo sopra la traccia ma di sentiero neppure l’ombra.
La visibilità come è detto è limitata, studiamo i possibili percorsi, primo obiettivo i Monti di Rivola come da progetto originale, poi anziché fare il sentiero alto verso Vegna, decidiamo di scendere fino alla strada e fare l’ultimo tratto su asfalto, anche se diventa buio almeno siamo su un tratto sicuro, il sentiero alto prevede l’attraversamento di 4 vallette con ruscelli che con scarsa visibilità potrebbero essere poco simpatiche.
Incrociamo un sentiero che percorre in orizzontale, noi proseguiamo in libera, entrando in un bosco, sempre usando il gps come riferimento, e Monti di Rivola come obiettivo. Ci arriviamo, sono un gruppetto di baite qualcuna in buono stato, e qui finalmente ritroviamo vere tracce di sentiero e qualche sibiadito bollo bianco-rosso che scnede verso Mondrago, che seguiamo fino alla strada.
Da qui risaliamo fino a Vegna per ritrovare il parcheggio, dove arriviamo qualche minuto prima delle 16:00, le nuvole e la nebbia sopra le nostre teste.
Un gran del giro, molto consigliato, da verificare per l’anello di ritorno, ma sono certo che con una buona visibilità sarebbe tutto più semplice.
Per noi questo 2016 è stata una grande annnata, tante le cime, le soddisfazioni e le vittorie contro “me stesso”
Ci si risente nel 2017 … magari ancora sopra le nuvole !