Il binomio Val Lodrino e ravano sicuro è ormai una certezza, sarà autolesionismo o spirito di avventura ma a noi piace, quindi torniamo in Val Lodrino, un paradiso del Wild.
Ci avevamo provato a dicembre 2017, l’esplorazione si concluse a Q1000 con una gran ravanata a cercare sentieri che esistevano sulla carta ma in loco proprio non si trovavano.
Questa volta altro percorso, e se sarà possibile anche la possibilità di fare un bel anello, e stavolta ci riusciremo in pieno.
Partiamo alle 8:00 al parcheggio di Legri (poco sotto la piazzola elicottero) e saliamo sul costone che porta alla Capanna Alva, ma quasi subito si debia a sinistra per andare verso il Ponte di Alden, il nostro obiettivo si trova sul lato opposto.
Ci si inoltra per 1Km sul lato N della valle, tra bosco e cenge che strapionbano sul riale sottostante, si attraversa il Ponte di Alben a Q635 e si inizia a salire ben decisi con una lunga serie di tornati. A Q750 circa si trova un bivio prendiamo a destra fino a congiungersi con il sentiero principale che da Ponn si inoltra in Val Lodrino.
Si procede in lieve salita su ampio sentiero, alcuni passaggi che attraversano dei canaloni sono protetti con una fune passamano, si arriva a Dureida (baite sotto il sentiero), una zona prativa con piazzola elicottero, poco oltre in una baita/stalla in sasso ritroviamo una vecchia vespa arrugginita, è ancora là a segnare che il tempo scorre lento.
Da segnalare che all’esterno della baitella c’e’ un contenitore con articoli di primo soccorso, ben fornito e pulito.
Proseguiamo ancora per poco, a Q943 dopo un attraversamento di un canalone sulla sinistra si stacca il sentiero per Pronzolo, da qui in poi per noi è tutto nuovo e da scoprire.
Il sentiero è ben pulito e visibile, non ci sono bollature ma non ci si perde di certo. Ci sono alcuni tratti con scale in pietra, uno in particolare è stretto ed esposto, lo eviterei in presenza di ghiaccio (ed i gradini erano umidi, quindi scorre acqua).
Alle 10:07 siamo a Pronzolo Q1213, due baite appoggiate ad un bel prato scosceso e tutto attorniato da faggi.
Ci fermiamo una ventina di minuti, siamo in ombra e fa freschino, ma solo voltandoci scopriamo una vista stupenda verso tutto il lato Nord della Val Lodrino, dalla Cima di Negros verso la testata, oltre i 200mt tutte ben imbiancate.
Ripartiamo ma non troviamo l’imbocco del sentiero, ma tornando indietro lo troviamo sopra e a sinistra della baita in muratura.
Non è facile da vedere, non ci sono bolli nè marcature, è invaso da fogliame dei grandi faggi che sono tutto attorno, ma con un pò di inutito ci si orienta, il sentiero c’è.
Poco sopra Q1300 inizia un lunghissimo traverso verso Lodrino, ora tra abeti e larici, il sentiero pur non pulito è più visibile.
Si ritorna tra i faggi passando sotto enormi bastionate rocciose, guardando la cartina il rifugio si trova 150mt sopra di noi, ma anche sopra delle invalicabili bastionate.
Si percorrono delle cenge a volte anche sottili ed esposte, anche se sotto ci sono i faggi, fare attenzione e passo sicuro.
Arriviamo ad una grossa pietraia dove il sentiero si perde, ci intravvede una traccia che sale verso le pareti, la ma mappa dice che bisogna traversare scendendo una trentina di metri, infatti poco oltre si vedono ancora le tracce di sentiero.
Superato un piccolo rilievo entriamo nella radura di Pianascio, ci sono varie baite non abitate o forse adibite a stalle, ed una verso valle in legno veramente stupenda.
Ci sono tre ragazzi che tagliano legna, avevamo sentito da un pò i rumori della motosega, ci fermiamo un poco a chiaccherare con loro anche per avere indicazioni.
Chiediamo delle tracce di sentiero che abbiamo appena visto, e ci confermano che il sentiero c’e’ ma non si vede, e che se quello che sale allo Scengio è comunque da cercare … l’altro è solo per chi sa bene dove si trova.
Risaliamo fino alla baita in legno più alto, dietro di questa parte il sentiero che sale verso Visghed, su una pianta una tavola in legno indica chiaramente la destinazione.
Il sentiero è ben marcato nella prima parte fino a sotto le pareti di roccia dove si trovano delle baracche in legno con i serbatoi di acqua per le baite, poi sale sopra il costone roccioso e su cengie ritorna indietro verso la Valle di Lodrino, passando sopra Pianascio.
Molti bolli rossi su piante e roccia indicano con precisione dove passare, senza di questi non sarebbe facile (direi proprio l’opposto) trovare la giusta via.
Percorrendo la cengia, nei tratti aperti si vede sotto Pianascio, più sotto Bergnauri ed ancora sotto Lodrino.
Sul lato opposto il Pizzo di Campell, il Claro ed i Torrent.
Un ultimo tratto ripido ci porta in una conca erbosa attorniata da larici ed abeti, siamo allo Scengio di Vacche 1482mt, sono le 11:40, 30m da Pianascio.
Ci sono tre baite: una diroccata verso monte dove prosegue il percorso per Visghed, una in basso integra ed una al centro ben tenuta e con il pannello solare, elemento distintivo di tutti i rifugi.
Togliamo le barriere davanti alla porta per proteggerla dalla neve ed entriamo a visitare il piccolo rifugio. Locale unico con brande e materassi per 4 persone, tavolo con 4 sedie, camino con buona dotazione di legna, cucinino a gas, l’indispensabile c’e’.
Il sole illumina solo metàà della radura, non quella dove si trova il rifugio dove fa freddo, quindi accendiamo il camino solo per scaldare i panini ma pranziamo all’aperto sotto il sole che scalda almeno un pò.
Abbiamo raccolto un pò di castagne che proviamo a cuocere nella griglia sopra il camino, un pò trascurate sono diventate carbonella 🙂
Ma abbiamo dolci, cioccolato, caffè e grappetta per passare bene un paio d’ore di tranquillità, è un gran bel posto e ce lo godiamo !
Dopo ben due ore, pulizie e segnamo il nostro passaggio sul libro in capanna, non trovo vaglia, cassa o buste, proverò a contattare il Patriziato, ci sembra giusto per la legna che abbiamo consumato ma soprattutto per dare un piccolo contributo per coloro che tengono queste strutture aperte e disponibili anche per noi escursionisti.
Alle 13:45 scendiamo, tornando sui nostri passi fino a Pianascio, scendiamo fino alla baita più bella e poco sotto troviamo il sentiero che scende verso Begnauri.
Il sentiero è ben visibile e pulito, ma anche bello ripido, trovando passaggi tra i costoni rocciosi, in 30m siamo a Bergnauri dove ci fermiamo 5 min per consultare la cartina, non troviamo traccia del sentiero che scende in Val Lodrino.
Scendiamo quasi alle baite più basse per cercarlo, ma torniamo indietro, bisogna dirigersi verso l’arrivo della funivia per i materiali.
Fortunatamente passa una signora e le chiediamo conferma del sentiero, quindi scendiamo un pò nel bosco fino a trovarlo.
Non è così evidente e nemmeno molto pulito, ma il bosco è talmente ripido che bisogna trovarlo ad ogni costo.
Scendendo con molta attenzione troviamo finalmente alcuni bolli colorati arancioni, e li seguiamo anche quando sembrano sparire o non visibili, ma cercando bene anche poco oltre si ritrovano.
Anche se il sentiero è piuttosto sporco è indispensabile seguirlo, ripissimo in alcuni tratti, facile scivolare, ma guardando in giro si capisce che è l’unica via sicura. Ben 50min per scendere 350mt che non finivano mai …
Tornati al sentiero della Val Lodrino, si potrebbe scendere al Ponte di Alden e tornare dalla via dell’andata, ma abbiamo un’idea diversa che ci permette di compiere un bell’anello.
Al bivio non scendiamo verso il torrente, ma scendiamo verso valle in direzione di Ponn, discesa tranquilla e finalmente un pò rilassata dopo la tensione per la discesa da Bergnauri. Sotto Ponn scendiamo al ponte a Q510, il punto più basso di oggi, e tornati sul lato nord risaliamo questi ultimi 80mt per tornare al parcheggio, stanchi ma contenti, un bel giro.
Alla fine 9Km in totale per 1200mt di relativo, un percorso nuovo e quella dose di wild che ci tiene ben carichi …