L’ amicizia e’ un dono. No, non e’ facile e banale retorica.
Per vari motivi ci e’ capitato di rivedere anche assieme molte delle escursioni del nostro passato, ed oltre alle lacrimucce (da coccodrillo) del come eravamo giovani, la piu’ spontanea delle espressioni era quante ne abbiamo combinate assieme!
E quante ne abbiamo ancora da combinare …
Momenti di gioia, di sudore, di fatica, di paura, di pranzi e di bevute, di fornelli accesi, di freddo e di caldo, di cime e di rifugi, di creste e sentierini che spariscono, di cenge, di tremilametri, ma tutti momenti vissuti assieme, e che senza la forza e lo spirito del gruppo si sarebbero cosi’ realizzate.
Chiusa l’introduzione, torniamo sul sentiero.
Festa di compleanno, e per noi e’ un rito. Nei periodi freddi si cucina in un bel rifugio, in primavere si abbina una cima ad un rifugio, in estate si stappa prosecco a tremila.
Il meteo delle ultime settimane invita a stare chiusi in casa, e le previsioni per la domenica non sono proprio incoraggianti, ma nulla ci ferma e partono le indagini sul rifugio che deve ospitarci.
Stavolta torniamo in Mesolcina e precisamente, direi di nuovo, in Val Montogn, e’ la terza visita quest’anno.
Obiettivo il rifugio Campel Bas a 1720mt, ci siamo passati nel 2011, ed allora era una baitella in sasso decisamente anonima e scarsamente equipaggiata, la classica baita da cacciatori.
Ma sappiamo che e’ stato ristrutturato completamente ed aperto nel 2016, oggi si presenta come una piccola e deliziosa baita di montagna completamente in legno.
Chiesto il permesso in auto, percorriamo la lunga strada che porta all’ Alpe Montogn, ormai tutta asfaltata con alcuni tratti cementati. E’ perfetta fino al ponte vicino all’ Alp de Val Arbola, poi e’ sterrata ma ben percorribile anche da vetture normali.
Partenza alle 08:40, ce la siamo presa comoda, tanto con il meteo che si presenta non si puo’ ambire a molto di piu’. Tra l’altro gli zaini sono piu’ che pesanti, carichi di cibo, bevande e paiolo della polenta! Ad aiutarci nella trasumanza, oltre al gruppo completo, ci sono gli amici Francesco ed Amedeo, che rivediamo dopo lungo tempo.
Ci incamminiamo in Val Montogn, scendendo verso il torrente perdendo oltre 50mt, dopo un breve tratto in piano deviamo a sinistra su un ponte metallico con assi e parapetti in legno.
Il torrente e’ in piena e scorre impetuoso mentre attraversiamo a gambe larghe il ponticello, il legno bagnato e’ viscido come se fosse cosparso di sapone.
Uno alla volta passiamo, ma non e’ finita qui.
Dopo pochi minuti ci troviamo ad un affluente minore, da attraversare sopra due tronchi affiancati, qui altro che sapone sembrano rivestiti di grasso!
In condizioni normali e’ un ruscelletto, ma con le settimane di pioggia e’ un bel torrente carico di acqua. Ognuno cerca il modo migliore per attraversare, con vari e diversi tentativi, sempre cercando di bagnarsi il meno possibile.
Ricompattati sulla sponda opposta inizia una breve ma intensa salita, su bel sentiero con pochi e sbiaditi bolli, ma ben utilizzato. Ci sono anche gradini di sasso e passaggi sopra e sotto rocce.
Si segue il costone che affianca il riale che abbiamo attraversato, con salita ripida ma mai complessa o pericolosa.
Dopo meno di 1:30 con le pause, scorgiamo il rifugio, e con piacevole sorpresa e’ davvero una bella baitella, ed e’ tutta nostra (10:10)
Stanza unica, tutta rivestita in legno, con 4 posti letto, angolo cucina a gas e lavello, stufa a legna.
Buona scorta di legna all’esterno del rifugio. Inutile dire che posti del genere esistono soprattutto per il contributo dei cacciatori.
Appesa al muro la pelle completa di un bel viperozzo …
Iniziano le attivita’, chi accende la stufa, chi prende l’acqua per la polenta e per lavare. L’acqua e’ chiusa (abbiamo telefonato al referente), ma sul sentiero a poche decine di metri c’e’ un ruscello dove prelevarne in quantita’, e dove mettiamo al fresco i bianchi.
Dopo tante chiacchere iniziali, Gimmy calza il suoi famosi guanti blu per preparare uno stuzzichino a base di tartine con gorgonzola, innaffiate da un spumante ed un rosso.
A tempo debito, il Barba inizia a preparare la polenta, e sempre a tempo debito si scalda la lonza con i porcini preparata da Rosi, la moglie di Gimmy.
Spettacolare il gusto come sempre!
Tutti a tavola per gustare un piattino (vedi foto) di polenta, lonza e porcini da leccare il piatto, chi lo desidera (quasi tutti) prosegue con una fetta di zola che accompagna ancora un po’ di polenta.
Pausa di … riflessione con canti e tentativo di ballo, qualcuno tenta una breve pennica.
La stufa rende bene, passiamo dai +0 gradiC ai +16 gradiCC
Viene il momento dei dolci, torta e strudel, innaffiati da un ottimo Franciacorta Magnum (per bilanciare lo zaino?).
Caffe’, grappa e Genepi (home-made da Francesco), tutto buono.
Ancora pausa prima della chiusura con il classico vin brule’ del Barba, perfetto per rimettersi in cammino.
Non vi ho detto che poco dopo il nostro arrivo ha iniziato a piovere e a tratti anche piuttosto bene, e noi per nulla preoccupati. Anche stavolta le previsioni non ci hanno azzeccato, davano nuvoloso ma senza pioggia.
Ma si sa che al tempo non si comanda, e non sarebbe cambiato nulla per noi … siamo impermeabili (all’acqua).
Dopo la veloce foto ricordo all’esterno e indossate mantelle e kway, prendiamo la via del ritorno alle 14:30, scendendo con molta attenzione il terreno e’ ripido, le pietre e le radici viscide.
Tutto tranquillo, fino al guado, che affrontiamo ben piu’ decisi dell’ andata (sara’ l’effetto dell’ alcool?), quindi il ponte principale sempre piu’ saponato.
Ultimi 50mt di salita per il parcheggio dove l’alcool ingerito evapora, per lasciar posto alla necessaria attenzione alla guida sulla strada di ritorno verso Lostallo.
Grazie a tutti, grande giornata, anche se pioveva (fuori …)