Sappiamo bene tutti quanti che questo è un anno particolare, chi ha avuto a che fare con la pandemia, chi ha avuto paura e chi con spavalderia pensava di essere immune.
In questo anno cerchiamo di organizzare la nostra due giorni, anzi la prima domanda è stata la facciamo o …. la risposta è stata unanime.
Subito dopo ci si è posti un secondo quesito, andiamo in un rifugio in autogestione o una struttura più grande e gestita?
Ed anche stavolta la risposta è sicura, già ci piace il “fai da te”, a maggior ragione in queste occasioni, l’isolamento è una ulteriore protezione.
La struttura … questo sarà argomento di molte discussioni, perchè al rifugio si deve abbinare l’escursione di domenica, una cima.
Paolo da qualche tempo ha avuto informazioni su un nuovo rifugio, non c’e’ neppure il waypoint qui su hikr: Rifugio Alpe Fopp (per precisone Alpe Föpp).
Il rifugio Alpe Fopp si trova in testa alla Val Cramosino,a 1824mt posizionato su un piccolo balcone panoramico, quasi intagliato nella roccia.
E’ di proprietà del Patriziato di Giornico, ed è RISERVATO, la struttura infatti è destinata a gli operatori che stanno realizzando i paravalanghe sotto la Cima di Fopp.
Abbiamo ottenuto un permesso speciale per utilizzarlo, con le garanzie di non utilizzare gli oggetti personali degli addetti (ognuno ha un proprio cassettone di plastica con il proprio nome), di tenere pulito (ovvio) ed igenizzare prima della partenza (abbiamo portato della candeggina).
QUINDI: il rifugio è CHIUSO, raggiungerlo è abbastanza impegnativo, per i permessi e le chiavi bisogna prendere contatto con il Patriziato di Giornico, si sono dimostrati gentilissimi e prodighi di informazioni.
Ora che ci siamo stati in questo piccolo paradiso sperduto, possiamo solo auspicare che tra qualche anno, terminati i lavori principali dei paravalanghe, di vederlo annoverato tra i rifugi del Ticino, anche a disposizione di escursionisti curiosi, amanti del wild e con una discreta preparazione fisica.
Dopo questo cappello iniziale, passiamo alle note dolenti …
Per raggiungerlo si devono salire quasi 1500mt in poco più di 5Km, chi mi conosce sa che dopo i 1200mt comincio a soffrire, e allora le studio tutte per guadagnare un pò di quota in partenza.
Il sentiero di salita è unico, ed i punti di partenza sono sostanzialmente due:
1 – da Giornico a poco meno di 400mt, la via più diretta 5,4Km
2 – dal tornate della Val d’Ambra a 500mt, passando da Faidal e ricollegandosi al sentiero sopra Fragera (più lunga di 2km + 2km circa)
Ovviamente penso subito alla seconda, magari portando gli zaini pesanti fino al parcheggio a Q610 (riservato ai proprietari delle baite di Faildal, Sassan,…) e riportando poi l’auto al tornante della Val d’Ambra.
Questa bella idea sfuma negli ultimi giorni, la strada per la Val d’Ambra è chiusa per periodi prefissati per manutenzione, incluso il nostro weekend.
Non c’e’ scelta … preparazione psicologica per il dislivello da fare con lo zaino che peserà oltre una decina di chili.
Saremo in 5: io, Roberto, Gimmy, Paolo e Francesco.
Parcheggiamo a Giornico, località Fontanelle 395mt, il posto lo conosciamo, come conosciamo il sentiero fino a Pozzou, visitati nella nostra esplorazione in val Cramosino del 2018.
Dividiamo i pesi delle cibarie e ci mettiamo in cammino.
Per cominciare a capire cosa ci aspetta: 5,4Km di salita per poco meno di 1500mt di dislivello.
Il primo tratto è su una larga mulattiera che si inerpica con gradini e tornanti superando delle ripide balze rocciose, arrivando a Q600 dove si trova una cappellina, poi traversa in lieve pendenza tra i bei boschi attorno Catto, si passa un bel ponte e si incontra un bivio, si prosegue sul sentiero principale, l’altro arriva dalle baite di Monda.
Si sale ancora con larghi tornanti, passando una zona con recente massiccio taglio di abeti fino al bivio a Q720 dove arriva il sentiero più basso da Faidal.
Qui inizia uno dei due tratti più impegnativi, +300mt di dislivello quasi verticali, con ben due lunghe scalinate di pietra che superano delle pareti rocciose.
Un lungo traverso ci porta a Frasgera dove a Q1065 incontriamo il bivio con il sentiero più alto da Faidal.
Proseguiamo con un lungo traverso che ci porta sotto un dei pochi ed unici spazi prativi a Pozzou, tra Q1240 e Q1290mt con varie baite sparse.
Cerchiamo una baita dove poter fare una prima pausa “seria” (ho chiesto al gruppo almeno 3 pause, saranno solo 2 alla fine) con la fontana d’acqua a disposizione, la troviamo nella baita più in alto Q1280, quella più a destra.
Pausa ristoratrice anche per riposare le spalle, con già +800mt di dislivello.
Riprendiamo il cammino, tornando verso sinistra (E) dove prosegue il sentiero per Fopp. Da qui in poi è tutto un nuovo percorso per noi.
Si risalgon 100mt su un lungo traverso poi altri 100mt ripidi per poi traversare verso Busan, altro piccolo prato con varie baite ormai diroccate, alcune ricavate sotto grandi massi o pareti rocciose.
A Busan, poco sotto Q1600, facciamo la nostra pausa pranzo, siamo già a +1200mt, e ne abbiamo bisogno un pò tutti.
Dopo circa 45m, ripartiamo per l’ultimo tiro, i primi +100 sono ripidi ed ancora verticali poi attorno Q1800 inizia un bel traverso che ci porta ad un sperone roccioso a destra, siamo arrivati.
L’essere arrivati è per me già una gioia notevole, tra i miei massimi dislivelli, e direi in condizioni tutt’altro che agevoli, parlo delle pendenze e dell’enorme peso degli zaini. Diciamo pure che l’escursione principale è proprio questa.
La curiosità di vedere il rifugio è enorme, e scendiamo quella decina di metri nel ripiano erboso che ospita il rifugio.
Ci sono due edifici, il secondo con il pannello fotovoltaico sarà il nostro albergo per questi due giorni.
Togliamo gli zaini che gravano sulle spalle indolenzite ed entriamo, viene quasi timore ad entrare, tutto è così bello, pulito e nuovo.
Prima di proseguire con la descrizione degli interni “dello chalet”, provo a descrivere dove si trova.
L’ Alpe Fopp si trova a Q1830, in un piccolo altopiano prativo sovrastato da un lato da un grosso monolite roccioso che sovrasta il rifugio di qualche decina di metri.
Di fronte all’ edificio si apre la valle, di fronte a noi c’e’ Sobrio ed il Matro, siamo sufficientemente in alto da vedere tutta la costiera dal Matro fino al Pecian e Pecianet, con tutte le cime intermedie, tutte conosciute e quasi tutte già visitate. Ma la vista spazia molto oltre arriva fino all’Adula, alle cime tra la Calanca e la la Val Pontirone e la Malvaglia.
Il rifugio guarda proprio nella direzione più ampia, e le grande finestre ti permettono di godere di questi panorami a tutte le ore di luce.
Torniamo all’interno: 5 letti (ho detto letti e non brande, con tanto di materassi), 2 al piano e 3 sul soppalco, una grande cucina a gas, doppio lavello, altro lavello grande in acciaio, bagnetto con tutto il necessario, dotato di doccia con acqua calda!
Un grande tavolo con due panche permette di pranzare proprio a ridosso delle grandi finestre, si consumano i pasti con panorami magnifici.
Impianti elettrici novissimi, ad ogni parete e vicino ogni letto prese elettriche, perfette per caricare il cellulare. Luci a led permettono il massimo risparmio. Ripiano in legno con ganci per appendere vestiti o altro, ed infine al centro della stanza una bella stufa con tubo radiatore per scaldare l’intero ambiente.
Niente è lasciato al caso e all’improvvisazione, e nulla è al risparmio.
Ci attrezziamo con le nostre cibarie, troviamo come far partire il fotovoltaico, nel tardo pomeriggio accendiamo la stufa che alimenteremo fino al momento di riposare, quindi oltre che a cucinare scalda l’ambiente (anche troppo!).
All’ esterno c’e’ un bel tavolone con panche, quindi tiriamo tardi all’ esterno, ci arrampichiamo (in senso generico) sulla torre rocciosa sopra il rifugio per fare qualche foto, anche del rifugio dall’alto, ma anche verso N dove si vede bene la capanna Afata (sempre del Patriziato di Giornico), meta di una delle ultime nostre scorribande.
Anche la vista verso Biasca è completamente aperta da questo sperone.
Il pomeriggio passa sistemando vestiti e cibarie, Francesco cucina i popcorn, come merenda, poi accompagnati da pane e salame ed una bottiglia di bianco (Vermentino).
A cena è tutto programmato, polenta e cervo. Il cervo (2.4Kg) preparato dalla mamma di Paolo (e ovviamente portato nello zaino) verrà scaldato sulla stufa, mentre io preparo la polenta taragna.
Alle 19:00 a tavola, piattone disumano di polenta e cervo, e facciamo il bis e qualcuno il tris, padella pulita alla fine (complimenti e un enorme grazie alla mamma di Paolo, era SPECIALE).
Il tutto ben innaffiato da un bel Valpollicella.
Chiudiamo con un bianco super (Ramandolo) da accompagnare ai cantuccini fatti dalla zia di Paolo, caffè e grappa per suggellare questa grande giornata.
Pulizie e prepariamo l’escursione di domani, ma questa ve la racconto in un’altra relazione.
A …. DOMANI!