Piz OT 3246mt
La Piramide Addomesticata, ho rubato questo termine a Daniele (Danicomo in HiKr), che cito testualmente
Il Piz Ot e’, con lo Julier e il Languard, una delle tre cime “addomesticate” dell’alta Engadina. Probabilmente a cavallo tra fine Ottocento e primo Novecento, le autorita’ locali decisero di render accessibili alcuni Belvederi, con attrezzature metalliche e qualche opera di scavo, al turismo nobile e aristocratico che frequentava i grandi alberghi della zona. Con aiuto e guide locali si permetteva a tanti di godere di panorami altrimenti riservati solo ad esperti alpinisti.
Rimane comunque un percorso, segnalato in bianco-azzurro, riservato ad escursionisti esperti con esposizione e ghiaiettino su alcuni passaggi rocciosi. Le attrezzature sono meno che allo Julier (piu’ lungo e piu’ bello) con catene nuove che integrano le “antiche” ringhiere.
Piz OT ??? Ma siamo sicuri che e’ ancora tempo per il Piz Ot?
Giornata rubata al lavoro, forse l’ultima per quest’anno … alla chiamata solo il Barba risponde “presente”.
Il meteo sembra che ancora consente di andare un po’ in alto, ma quanto in alto?
L’ ultima visita a questa grande cima e’ di asus74, ed e’ molto recente (1 ottobre), e questo mi convince a provarci.
Quando siamo solo io (Giorgio) ed il Barba, mia moglie la definisce “la gita dei pensionati”.
I pensionati decidono di seguire la via piu’ breve, non me la sento ancora di “pipparmi” oltre 1700 metri di dislivello, inoltre le ore di luce sono crollate … quindi funivia.
Parcheggiamo a Celerina, temperatura -6 gradiC, accidenti cominciamo bene.
Dopo una quindicina di minuti siamo alla stazione di Margnus Q2276, il freddo e’ pungente, ci sono molti lavori attorno alla stazione.
Iniziamo l’avventura alle 08:17.
Per guadagnar tempo, la paura di non arrivare per le 17:00 ora dell’ ultima corsa di rientro, abbiamo seguito la via diretta, ovvero 500mt ripidi e senza sentiero della seggiovia dei “tre fiori”.
Pilone dopo pilone, camminando su erba praticamente ghiacciata arriviamo alle 09:28 alle 09:28 alla stazione d’arrivo Las Trais Fluors Q2750, nessuno in giro, e chi accidenti va a camminare con sto freddo?
Il paesaggio gia’ da qui e’ spettacolare, ma c’e’ un ronzio fastidioso che rovina l’ambiente, scopriamo presto che stanno provando i cannoni sparaneve, simpatico vedere delle chiazze bianche sparse nella vallata, dei cerchi come delle macchie.
Dalla stazione di arrivo in piano arriviamo ad una palina, qui prendiamo il sentiero ufficiale che sale alla Fuorcla della Valletta, dove arriviamo alle 09:54
Il Barba a cui oggi tocca l’onere del Badante mi attende paziente.
Fermata brevissima, senza neppure mangiare, bere o riposare.
Continua a chiedermi “ma qual e’?”, so bene (ma qui non sono mai venuto) che lo vedremo bene dal laghetto a Funtauna Fraida.
Si scende lungo il bel sentiero che collega con Samedan, si perdono circa 100mt puntando ad un laghetto, la cui superficie e’ ghiacciata, siamo a Q2770.
Alzando lo sguardo vediamo la piramide del Piz Ot, incute parecchio rispetto, i dubbi che io possa salirla … aumentano.
I bolli bianco-rossi sono ora bianco-blu-bianco, e le bollature sono cosi’ precise e frequenti che e’ impossibile sbagliare.
Percorsa una prima pietraia ed aggirato una grossa roccia, inizia la faticaccia, il sentiero impennna, con vari zig-zag prende quota rapidamente. Il Barba e’ paziente e mi aspetta di tanto in tanto, siamo sempre a tiro.
Il sentiero sempre bollatissimo passa dalle pietraie, al terriccio a cengette nella roccia.
Piu’ mi avvicino e piu’ non capisco dove si possa passare su questa torre di roccia che ho davanti, i dubbi di passare … vengono naturali, non sono un alpinista!
Ma le tante relazioni lette, le foto viste, le innumerevoli visite dell’ amico Enrico turistalpi (la mia bibbia dell’ Engadina), mi inducono a tener duro.
Un gran fracasso di pietre smosse attira la nostra attenzione su un camoscio solitario che fugge, ma notiamo con grande e piacevole sorpresa un folto gruppo di piu’ di una ventina di esemplari fuggire ordinatamente, per andare a stazionare su una sella innevata tra il Piz Ot e Las Set Rosas.
Arrivati ad una cresta a circa Q2930 la cima si staglia verticalmente sopra le nostre teste, un breve traverso ed iniziamo l’ultima fatica.
Vado cosi’ a scoprire di persona quello visto nelle tante foto, un sentierino percorre in diagonale verso la cresta E, su cengette, tanta roccia, ma anche catene e corrimani in alcuni tratti delicati o dove sarebbe complicato “tirarsi su”. Che gran lavoro!
Passo a passo, catena per catena sto conquistando questo grande desiderio.
Unico elemento di disturno poche dita di neve ghiacciata, spesso nei tratti dove non c’e’ catena o protezione e piuttosto esposto, sara’ piu’ un problema al ritorno.
Negli ultimi metri il Barba parte per la vetta, anzi nella parte finale il sentiero e’ semplice, arrivo qualche decina di metri sotto la cima (o meglio l’anticima) e lo sento gridare “Giorgio, io ci sono”.
Una decina di minuti ed arrivo ad un grande omone di sassi, la cima e’ a poche decine di metri e grido “Barba … ci sono anch’io”, sono le 12:13.
Non sono fresco e riposato, anzi la salita e’ stata pesantuccia … ma la GIOIA e’ proprio immensa, arrivo ed abbraccio la croce (alla faccia di Amdeo).
Mi siedo e pranzo, fa freddo e mangio senza guanti ma appena finito li indosso.
Quasta cima ha una vista incredibile a360 gradiC, e’ certamente uno dei giganti di questa zona.
Io quassu’? Non e’ vero! Se solo pochi anni fa qualcuno mi avesse detto che sarei salito qui avrei riso e non poco …
Caffe’, grappa, fetta di torta di mele preparata dalla moglie del “Badante”, ottima, poi foto ricordo e tante al paesaggio.
Preoccupati del neve ghiacciata ed ancora di piu’ per la funivia di ritorno, alle 13:10 abbandoniamo questo terrazzo sul mondo.
Scendiamo veloci e tranquilli, ma molto attenti.
Al laghetto a Q2270 a Funtauna Fraida ogni timore e’ passato, pero’ ci sono i 100mt di risalita alla Fuorcla Valletta, il Barba parte e mi aspetta alla bocchetta io con calma arrivo e visto che sono solo le 14:38 decidiamo per una pausa.
Consumiamo gli ultimi wafer, una bevuta, ultimi commenti alla grande conquista e scendiamo, decidendo di tornare dalla stessa ripida via di salita.
I cannoni che stamattina ronzavano e sparavano neve sono taciturni, restano i cerchi bianchi sul giallo-marrone dei prati.
Discesa lungo i pilastri della seggiovia, l’erba non e’ piu’ ghiacciata anzi un po’ di sole scalda l’ambiente.
Arriviamo a Margnus alle 15:35, altro che paura di non arrivare in tempo, 2:25 dalla vetta con 10min di pausa alla fuorcla.
Ci concediamo qualche minuto di riposo al sole su delle panche esterne, poi entriamo in ovovia che ci riporta a Celerina.