Era nell’aria da tempo, già dalla visita al Pizzo Torrenzuolo avevo notato un bel sentiero che risaliva la Val Vicima fino al passo, ignoravo la presenza del laghetto, poi la relazione di
numbers ed ancora prima quella di
ivanbutti avevano colpito la mia attenzione e messo questa gita nella lunga lista di cose da vedere.
Propongo agli amici Malnat questa bella salita, con la variante “Ivan” per il ritorno, già sulla carta è abbastanza impegnativa, oltre 14km, quasi 1100m di dislivello al passo, poi discesa di 100m al lago ed altra discesa di 50m per il rifugio, poi … dopo pranzo risalita di 150 per tornare al passo.
Parcheggiamo a Ronco, alla fine della Via Cosaggio c’è un ampio parcheggio e ci sono le indicazioni per il sentiero 127 che risale la Val Vicima dal lato destro orografico.
Il sentiero parte subito deciso, anche se è abbastanza largo e sale con parecchie curve, segno che probabilmente è usato per caricare il bestiame a monte.
Bisogna sempre seguire le indicazioni ben posizionate per il sentiero 127, attorno Q1350 il sentiero spiana e si inoltra in valle passando sopra al Maggengo di Vicima caricato con numerose mucche.
Si prosegue sempre nel bosco che cambia da misto a faggio e poi abeti, quindi abeti e larici, si raggiunge una strada sterrata si servizio tra i vari alpeggi e la si segue.
Oltre i 1700m si apre la vista sulla parte alta delle valle, paesaggio meraviglioso.
Molto spostate di lato si notano alpeggi ancora in funzione, si vede il camino che fuma, a Q1790 incrociamo il bivio con l’AV alta via della Val Tartano, per ora ignoriamo e proseguiamo, sarà il nostro percorso di ritorno.
Salendo il paesaggio si apre sempre di più, alla nostra destra il Pizzo Torrenzuolo ed il Pizzo Gerlo, a sinistra il Pizzo ed il Pizzi di Presio, alle cui pendici si trovano ancora chiazze di neve.
Tra il Pizzo di Presio ed il Pizzo Gerlo si distingue il Passo di Vicima, collegamento tra la val Tartano e Valmadre, più in dettaglio la Val Vicima laterale E della Val Tartano e la Val di Bernasca, latererale della Valmadre.
Si nota molto bene anche il sentiero che serpeggia per salire in bocchetta, sembra vicino ma …
Attorno Q1850 facciamo la nostra pausa merenda, poi riprendiamo risalendo a lato di una bella cascata raggiungendo il piano superiore della valle, a Q2054 si passa dalla baita Foppa, sicuramente utilizzata come servizio agli alpeggi in basso, si prosegue nel prato sempre seguendo le bollature bianco-rosse ed infine il serpeggiante sentiero che sale alla bocchetta.
Raggiungiamo il Passo di Vicima 2034m dopo 3:10, compresa sosta di 20min, è la massima elevazione di oggi.
Poco sopra il passo si trova una croce, ben visibile anche da lontano dai due lati, il lago ancora non si vede.
Altra breve pausa per compattarsi e bere qualcosa, il caldo si fa sentire e dopo i 1700m si è praticamente sempre all’aperto.
Si scende e dopo aver attraversato un ruscelletto e attraversato un piccolo pianoro, ci si affaccia sulla conca che ospita il lago e più in basso il rifugio.

Complice anche la bella giornata, la vista è meravigliosa, di quelle che aprono il cuore e la mente alle cose meravigliose della natura.
Si scende belli ripidi ed in breve siamo al lago (11:20), ci fermiamo sulle sponde del bel laghetto, un pò di foto e faccio volare il drone.

Proseguiamo in discesa e prima di mezzogiorno siamo al rifugio Bernasca.
Lo troviamo aperto, inaspettatamente aperto e questo ci permette di visitarlo, è molto ben fornito ed attrezzato, anche di molteplici attrezzi che servono alla manutenzione ed al taglio dell’erba e della legna, complimenti a chi lo cura (è di proprietà del Comune di Colorina).
Pranziamo all’esterno si sta troppo bene fuori, e ci sono tavoli con panche ed anche una fontana con l’acqua.
Il pranzo è lungo come sempre, ed è una bella consuetudine che accomuna da tempo i nostri due gruppi, il piacere di godere dell’ambiente ma anche del cibo, delle bevande e della compagnia.
Dopo pranzo non manca la pennica, poi alle 13:30 prendiamo la via del ritorno.
Come già sappiamo ci sono 150m di salita ripida per tornare al passo, con calma, ma anche con le panze piene, pian-piano arriviamo alla bocchetta ed iniziamo la discesa in Val Vicima.
Passiamo nuovamente dalla baita Foppa e poi si scende fino al bivio Q1790 con l’alta via. Ci compattiamo e mettiamo ai voti il percorso di ritorno, dalla via della mattina solo 3km, mentre sul sentiero 126 verso il rifugio Aldo e Sergio Gusmeroli sono 5km.
Ricordando il ritorno di Ivan, e con la voglia di fare un percorso diverso prendiamo questo sentiero anche se avremo altri 100m di risalita.
Il sentiero sale e subito troviamo un punto franato, messo in sicurezza con una sorta di scala fatta di tronchi e passerelle, poco sopra troviamo una strada di recente realizzazione, immagino servirà alle alpi della Val Vicima.
Seguiamo la strada, troviamo un enorme abete riverso proprio sul percorso, lo saltiamo districandoci tra le enormi radici.
La strada prosegue con saliscendi, troviamo anche delle indicazioni che è “stata messa sotto sequestro”, ho cercato in rete i motivi senza trovare indicazioni.
Sempre su strada si sale a Cur L’Aser, un grande prato con baite in decadimento, qui troviamo a fatica il sentiero che scende, sempre nro 126, verso Barghetto.
E’ un buon sentiero che scende nel bosco, arrivando ali grandi prati di Barghetto, scendiamo su prato in direzione delle baite nella speranza di trovare acqua, siamo fortunati, in una di queste troviamo un signore che abita a Talamona ed ha ereditato una baita a Barghetto, e viene a passarci del tempo.
Ha una fontana all’esterno, e con lui condividiamo l’acqua ma anche quattro chiacchere, ed i suoi ricordi da bambino proprio in questi luoghi sempre più abbandonati.
Riprendiamo il cammino sul sentiero principale che scende bello deciso nel bosco di faggio, seguendo il limite del costone. Bosogna ignoare le deviazioni verso il prato che portano a varie baite dislocate su vari livelli dei prati di Barghetto.
In zona Dossala oò sentiero devia verso S, direzione Tartano, poi scende finalmente dopo 13.4 sulla statale SS11, e da qui seguendo l’asfalto passiamo sul ponte della Val Vicima (è molto bello guardare verso il basso sul ponte per vedere la mulattiera ed il ponte antico), per arrivare all’imbocco della Via Cosaggio, ultima salita resa anche più faticosa dal gran caldo.
Alla fine siamo al parcheggio di Ronco, alcuni gentili signori ci indicano che ad alcune decine di metri tra le baite troveremo una fontana, la sete e la voglia di rinfrescarsi è tanta, e soprattutto ce lo meritiamo.
Come ci meritiamo la sosta birra ad uno dei Bar di Campo, degna conclusione di una magnigica giornata, che sarà impossibile da dimenticare
VISTA DA IMERIO
Oggi si ritorna in Val Tartano, una tributaria della Valtellina che si incontra dopo aver superato Morbegno, dove abbiamo già fatto qualche escursione.
Dopo aver superato Campo (famoso per il ponte tibetano «Ponte del Cielo) saliamo ancora un po’ e, girando bruscamente a sinistra, arriviamo al piccolo nucleo di Ronco, dove iniziamo la nostra escursione che prevede la risalita della Val Vincima.
Subito entriamo nel bosco e seguiamo il sentiero n° 127, sempre ben segnato ed evidente, che in meno di due ore ci porta ai pascoli iniziali dell’Alpe Vincima, che vediamo «abitata».
La salita continua poi seguendo una bella mulattiera in un ambiente davvero molto bello, che con dei lunghi diagonali ci porta dapprima all’ultima baita della valle (ormai non più caricata) e infine al Passo di Vincima, il punto più alto dell’escursione di oggi.
Dopo esserci ricompattati ripartiamo in discesa per raggiungere il vicino Lago di Bernasca e poco più sotto il Rifugio Alpe Bernasca, una bella struttura che si può utilizzare recuperando le chiavi, punto previsto per la sosta di oggi.
Stranamente troviamo il rifugio aperto (probabilmente chi è salito prima non ha chiuso bene la porta), cosa che ci permette di visitarlo, anche se poi per mangiare ci mettiamo all’ombra sulla panoramica veranda, con vista sul buona parte della media Valtellina e sulle montagne della Valmalenco.
Dopo la bella sosta ripartiamo seguendo a ritroso il sentiero fatto in mattinata fino ad arrivare al bivio nei pressi dell’Alpe Vincima, dove decidiamo di seguire l’Alta Via della Val Tartano, che ci porta nei boschi a sinistra della valle, nei quali sono in corso dei lavori di realizzazione di una larga mulattiera sul tracciato del vecchio sentiero.
Arrivati poi in vista della Val Tartano, seguiamo un sentiero sulla destra, che ci farà perdere circa 800 m di dislivello per tornare sulla strada asfaltata che torna verso Campo.
Quella di oggi è stata indubbiamente una bella escursione, in una giornata calda e dal meteo perfetto, che ci ha permesso di risalire la lunga e bellissima Val Vincima (soprattutto nella vasta zona pascoliva); c’è da dire anche che passando per la Val Tartano non si immaginerebbe di trovare una valle così lunga, anche perché il primo tratto nel bosco, abbastanza ripido e compatto non permette di capire il suo sviluppo complessivo.
Più che buono anche l’impegno fisico di oggi, che ci ha visto risalire 1350 di dislivello in 6,5 ore di cammino, per 15 km di sviluppo, divisi equamente tra boschi e pascoli; altre note sulle didascalie delle foto.
Ottima come sempre la compagnia, oggi un po’ meno numerosa del solito.