Per questa escursione andiamo a visitare una zona tutta nuova per noi Girovagando e per alcuni dei Malnat.
Da molti anni volevo vedere questa bella dorsale che parte dall’Alpe Paglio, anche in vista di una possibile (ed auspicabile) ciaspolata.
Partiamo a camminare alle 7:40, cielo terso ma ancora abbastanza buio. Imbocchiamo subito la ripida dorsale che percorre le piste di sci, desolatamente quasi senza neve.
E’ una bella salitona, si guadagnano subito +350mt di dislivello raggiungendo la prima vetta, la Cima del Laghetto, dove arriva la seggiovia che sale dal Pian delle Betulle.
Breve sosta per le foto di rito, il sole inizia ad illuminare e soprattutto a scaldare un pò, la totale assenza di vento rende il clima piacevole anche se camminiamo ben coperti.
Proseguiamo sulla dorsale un pò di sù e giù ci portano a ridosso del Cimone di Margno, con un breve tratto ripido guadagniamo la cima. Ora si scende la vista verso sinistra spazia lontano dove una coltre di nuvole nasconde la pianura padana, ma svettano le cime del Grignone e del Resegone, in basso la Valsassina, mentre alla nostra sinistra le cime orobiche dal Legnone fino al Pizzo dei Tre Signori, molte di queste le abbiamo conquistate.
Da notare che verso la Valsassina ci sono ampi prati, mentre sul lato opposto troviamo i larici fino alla cresta.
Sulla dorsale tocchiamo la cima di Cantone Grande, poi si scende ancora ad una bocchetta dove incrociamo la strada sterrata che dal Pian delle Betulle porta al Rifugio Ombrega. E’ la bocchetta del Larice Bruciato, poco sopra si trova un monumento agli alpini.
Afrontiamo l’ennesima salita per raggiungere la Cima d’Olino, qui la cresta è un più aerea, si scende molto ripidamente alla Bocchetta d’Olino dove nuovamente incrociamo la sterrata.
Ora un bel tiro di cresta ci porta all’ultima e massima elevazione di oggi, il Pizzo di Agoredo a 1842mt, un panettone erboso con ottima vista a 360°, vediamo gran parte della dorsale percorsa, le vette orobiche dal Legnone al Pizzo Alto, al Melasc ed il P3S, il Monte Croce di Muggio ed una porzioncina del Lago di Como, la valle di Porlezza con il Lago di Lugano, sul’altro lato il Grignone con nuvole sotto e sopra, i Pizzi di Parlasco, le vette dei Piani di Bobbio dove si vede un pò di neve, noi ne abbiamo pestata veramente poco, e curiosamente farinosa e quasi mai gelata.

Scendiamo sul lato opposto alla Bocchetta di Agoredo, da qui si può proseguire verso il Santa Rita o salire la bella cima del Pizzo Cornagera a 2048mt, l’idea è alettante ma allunghiamo troppo il percorso e le giornate sono brevi, sarà per un’altra volta magari con sosta pranzo all’Ombrega.
Sul lato della Val Marcia, laterale della Val Varrone dove si trova il rifugio Ombrega, regna l’ombra e la neve è più persistente, ma non abbiamo mai dovuto calzare i ramponcini anche se guardando dall’alto il sentiero sembrava innevato e gelato, ma anche qui la poca neve è farinosa e non ghiacciata a parte per qualche breve scolo d’acqua.
Scendiamo in direzione della Bocchetta di Olino, a destra prosegue la sterrata verso il rifugio Ombrega, noi risaliamo su sterrata fino al Larice Bruciato dove abbiamo programmato la sosta pranzo su panche e tavoli al sole.
La sosta magnifica, ambiente perfetto panorami super e niente vento. Dopo i dolci si alza una brezza gelida, resistiamo un pò ma poi ci tocca coprirci bene, e con largo anticipo sulle buone abitudini ci prepariamo per il ritorno.
Il ritorno è previsto lungo la sterrata, passando dal Piano delle Betulle che raggiungiamo velocemente, il sole scalda bene ed il vento è cessato.
Facciamo visita alla chiesetta del 5° Alpini (purtroppo solo esterna) quindi seguiamo la sterrata per tornare verso il parcheggio, dove possiamo ammirare alcune belle sculture fatte su tronchi di legno, tutte rappresentanti animali dei boschi (orso, volpe, gufo, civetta, aquila,…)
Direi tutti soddisfatti, meteo ottimo paesaggi super anche le nuvole in basso hanno creato un’atmosfera particolare, un bel saliscendi in creste con panorami davvero da ricordare.
VISTA DA IMERIO
Per l’uscita di oggi Giorgio propone una bella cavalcata per creste partendo dall’Alpe Paglio, per poi proseguire verso il Cimone di Margno e oltre e, anche se in queste zone ci siamo passati ad agosto dello scorso anno quando, partendo da Primaluna, eravamo andati al Rifugio Ombrega per provare il mitico «bagnarel», accetto volentieri perché il giro è diverso ed inoltra tocca alcune località dove non sono mai passato.
Ritrovatici quindi all’Alpe Paglio di buon’ora (con noi c’è anche Enrico, solleticato da queste mete vicine ai suoi luoghi di escursione) partiamo per raggiungere le creste erbose che dividono la Val Marcia (tributaria della Valvarrone) dalla Valsassina, che percorriamo integralmente, toccando le seguenti mete: Alpe Paglio (m 1386), Pizzo degli Asini (m 1649), Cima del Laghetto (m 1729), Cimone di Margno (m 1801), Cantone Grande (m 1736), Cima d’Olino (m 1768), Bocchetta d’Olino (m 1640) e Cima di Agoredo (m 1838).
Per il ritorno seguiamo invece i sentieri che si mantengono sotto le creste fatte all’andata, dapprima sul lato della Val Marcia e poi invece dal lato della Valsassina, concludendo il giro passando per Pian delle Betulle.
Il nostro cammino dell’andata è stato davvero spettacolare, considerando che quando si è in cresta si ha sempre una doppia visione sulle montagne e sulle vallate che stanno sui due lati; i panorami che abbiamo potuto ammirare sono stati davvero unici, aiutati anche dal meteo ottimo e da una nuvolosità stratificata che non ha disturbato, ma che ha dato più colore a tutto l’insieme.
Pranzo come sempre vissuto in allegria su un pulpito panoramico d’eccezione, se vogliamo leggermente disturbato verso la fine da un gelido venticello, ma siamo in inverno e quindi non ci possiamo lamentare e, se da un lato la mancanza di neve può essere triste, dall’altro ci ha permesso di fare un giro abbastanza lungo in tempi brevi (5 ore di cammino effettivo superando 900 m di dislivello e 13,5 km di percorrenza).
Sulla Cima di Agoredo la voglia di proseguire e le energie c’erano (per raggiungere il Pizzo Cornagiera o il Rifugio santa Rita), ma siamo in inverno e le giornate sono corte e gli zaini un po’ pesanti (cibarie e beveraggi) e quindi abbiamo preferito ritornare anche per goderci la giornata con ritmi più tranquilli.
Pochi incontri durante tutta l’escursione: unico animale avvistato un camoscio che ci ha guardato lungamente da una cresta boscosa, poi quattro escursionisti (2 + 2) e un runner, mentre noi abbiamo «ravvivato» la montagna con il gruppo di oggi che ha contato ben 10 unità!
Anche oggi possiamo quindi dire di aver trascorso un’altra di quelle giornate da incorniciare e per fortuna che il falegname lavora alacremente per cui le cornici non mancano…: alla prossima e buone feste a chi ci legge!