L’escursione di oggi è deisamente anomala, la salita in vetta ha poco dislivello, mentre gran parte della salita la faremo nella seconda parte per tornare al parcheggio.
Nelle nostre ultime visite in Val Tartano abbiamo visto la grande croce sopra Campo tartano, certamente una cimetta di scarsa altitudine, ma ci si può costruire un anello attorno. La cima è Il Culmine 1301mt.
Quindi progettiamo un giretto semplice sulla carta, con l’intenzione di chiudere l’anello in mattinata ed approfittare di una buona trattoria per un pranzo alla valtellinese.
Partenza da Campo Tartano, località ben nota per il Ponte sul cielo, un bel ponte tibetano che attira molti turisti.
Noi ci incamminicamo invece verso il dosso che sovrasta Campo, seguendo il sentiero 170 o sentiero del Sole.
Passando nelle baite alte e seguendo le numerose indicazioni si sale con una lunga serie di tornanti su bel sentiero, passando da un paio di punti molto panoramici sul paese di Campo, sul laghetto sottostante e sul Ponte nel Cielo.
In mezz’ora guadagniamo la cima, o meglio la grande croce metallica ben visibile dal paese, ma non è la cima principale e più alta del Culmine che si raggiunge in pochi minuti dalla croce.
Se la croce guarda la Val Tartano, la cima vera e propria guarda la Valtellina, con le cime della Val Masino, e molte altre restano nascoste dalla vetazione, la vetta è alta solamente 1301mt chiusa tra le piante del bosco.
Dopo una breve sosta iniziamo la discesa verso Sostila, un borgo unico e bucolico.
La discesa si presenta più articolata del previsto, sempre nel bosco ma con tratti molto ripidi e con le pietre ghiacciate, considerato che la dorsale è tutta esposta nord.
Prima di arrivare alla Bocchetta Cioda Granda, deviamo incurisositi da un dosso con sopra qualcosa di metallico, scopriremo che il dosso è un bel punto panoramico e che il “qualcosa” è un bel binocolo da osservazione montato su un telaio di alluminio, curiosi come gatti scopriamo la protezione del binocolo per scrutare zone conosciute e meno, tra le conosciute la Cima della Rosetta, una recente visita.
Dopo la deviazione torniamo sul sentiero principale e da qui alla bocchetta dove troviamo due persone che stanno pulendo il sentiero e disboscando dalle piante, due chiacchere e proseguiamo.
Dopo una tranquilla discesa arriviamo alla baita più alta di Sostila (La ca’ de li strii de l’Era), qui troviamo l’unico abitante, trascorre in questa baita e da solo gran parte del suo tempo da ben 17 anni. Due chiacchere con lui, ci consiglia al bivio poco sotto di prendere a destra su sentiero più piccolo del principale, permette di arrivare alle baite di Sostila dall’alto, ottimo punto di osservazione per le fotografie.
E così facciamo, arrivando dall’alto fino alla bella chiesetta, la prima costruzione di un gruppetto di baite in sasso tutte ravvicinate e percorse da vicoli. Non c’è nessuno e siamo in ombra completa, ci fermiamo per la sosta su grandi tavoli all’esterno del Rifugio Sostila, che abbiamo trovato chiuso.
Sembra proprio di essere fuori dal mondo, queste baite di sasso alte e ravvicinate, un posto vermanete unico.
Dopo la sosta commettiamo un errore, ingannati da una vecchia carta (K….) prendiamo un sentiero ben visibile che traversa sulle baite in alto, ci convince anche la presenza di muretti in sasso nel bosco, ma porta ad un acquedotto e prosegue sempre più esile sino a non distinguersi nella vegetazione.
Il versante si fa molto ripido e si avvicina alle bastionate rocciose e del Culmine che precipitano in Val Fabiolo, dopo una breve discussione decidiamo di tornare indietro e prendere il sentiero che scende di ben 120mt verso Bures, comunque un bel sentiero, l’errore ci costa poco più di 20min e +100mt.
Arrivati ad un bivio con lavatoio, seguiamo diritti, mentre verso sinistra si scende alle baite di Bures.
Si scende verso il Torrente Dassola, che si raggiunge a Q700 dove incrociamo il sentiero largo e ciottolato che sale da Forcola verso Campo e che costeggia il torrente. Passato un ponte si passa sul lato opposto della valle, dove troviamo una sterrata, la seguiamo in parte utilizzando i tagli del vecchio sentiero ben bollato e con paline indicatrici.
Passiamo dal bivio per La Motta, un alpeggio un centinaio di metri sopra, e proseguiamo in direzione Sponda, alcuni strappi belli ripidi in parte su sterrata e su sentiero affiancato dai muretti di sasso ci riporta alle baite di Campo, quelle baite che si trovano in posizione super-panoramica verso il Disgrazia e le stupende cime innevate della Val Masino, con il Badile e Cengalo in bella mostra.
Un bel giretto di 4ore coprendenti 20min di sosta e 25min di errore.
Soddisfatti ci cambiamo e saliamo in auto a Tartano dove ci aspetta il pranzo all’Albergo Vallunga, ovviamente sciat e pizzoccheri ….