Le orobie continuano a stupirmi per la loro bellezza e varietà di paesaggi.
Oggi saltiamo qualche valle intermedia dopo la Val Tartano, saltate ma rimandate a future esplorazioni, per una classica uscita vicino a Sondrio: il Pizzo Meriggio da Albosaggia.
Itinerario classico fra i classici, una camminata media e senza alcuna difficoltà ma con un grande panorama, e per le sue caratteristiche di accesso e di salita è l’ideale per percorsi invernali con ciaspole o sci.
Raggiunta Albosaggia saliamo in auto fino alla chiesetta di Campelli, qui normalmente si parcheggia, ma visto il periodo e la scarsa presenza possiamo salire ancora un centinaio di metri fino alle baite di Campelli dove parcheggiamo ad uno slargo.
Ci cambiamo ed iniziamo la nostra camminata alle 7:45, risalendo una strada cementata estrememente ripida fino alla baita più alta di campelli, dove la strada cementata finisce e prosegue sterrata.
Prima della baita c’è un bivio dove il Pizzo Meriggio viene indicato sia verso la sterrata che verso un sentiero, entrambe le vie portano in cima ovviamente con tempi leggermente diversi, il tutto da considerarsi in base al meteo, con la neve è consigliabile scegliere la comoda sterrata.
Noi seguiamo il sentiero, che si inerpica sempre con pendenze accentuate, incrocia spesso la strada sterrata per immediatamente tagliarla e proseguire per eliminare i numerosi tornanti.
Allle 9:10 siamo alla bocchetta di Pianilì a 1998mt, dove facciamo una breve pausa.
Durante tutto il tragitto ci hanno accompagnato i bramiti dei cervi, ed il volo improvviso di un gallo cedrone.
Dopo la pausa proseguiamo ancora tra i larici, ma per poco ancora, aggirata la Punta di Piada siamo sulla dorsale all’aperto con panorami magnifici.
La cresta divide la Val Venina a sinistra salendo, quindi verso SE, dalla Val del Livrio a destra salendo, possiamo già vedere il Lago di Scais sotto il Pizzo di Scais con un piccolo ghiacciaio, e finalmente vediamo la croce del Pizzo Meriggio, ancora abbastanza lontana ma ben piazzata sulla dorsale.
Passiamo alla bocchetta di Meriggio con la bella baita La Piada collocata su un enorme prato con vista stupenda.
Ora inizia la parte finale della cresta, non troppo impegnativa ma lunga.
Alle 10:25 arrivo ultimo in vetta, circa 10min dopo gli amici che mi accompagnano.
La vera vetta si trova poco più avanti, alta una decina di metri in più, la raggiungiamo per le foto di rito, non la trovate nella traccia gps perchè il gps è rimasto nello zaino, poco importa.
Panorami a 360°, stupendi verso le Retiche, con il Disgrazia ma anche la Valmalenco, il gruppo del Bernina, il Fellaria e con pò di attenzione vediamo anche lo Scalino. Anche sul lato Orobico i panorami non mancano, il Pizzo di Scais ed i suoi vicini, i laghi di Venina e di Scais.
Ci fermiamo ben mezz’ora sulla vetta, siamo fortunati sua per la giornata e per essere soli a godere di tanto spettacolo.
Sotto di noi, sul lato della Valle del Livrio i due laghetti della Casera e delle Zocche con il rifugio Baita Lago della Casera.
Abbiamo programmato un giro ad anello, quindi scendiamo la ripida dorsale NO, da fare con attenzione in alcuni punti sia per la pendenza che per esposizione.
Arrivati al Passo Portorella tutto torna facile ed in breve siamo alle baite Meriggio dove abbiamo programmato di consumare il nostro pranzo.
La giornata stupenda, il cielo terso rendono questo ambiente indimenticabile, belle baite e stupenda vista sulle grandi vette a nord, il Disgrazia ma anche Badile, Cengalo, la Valmalenco con le sue grandi cime, riconosciamo lo Scalino ma anche la Cima delle Forbici sopra il rifugio Casati, più su i ghiacciai del Bernina e Fellaria. Essere al sole, con il cielo blu e tanto paesaggio ti riempie di serenità.
Alle 13:13 riprendiamo il cammino, scendiamo sungo una sterrata fino ad un bivio, indicato con Salinu, sembra un toponimo sardo.
Prendiamo questa direzione ed in breve siamo ad una bella baita in un largo prato, da qui scendiamo perdendo un pò tracce di sentiero nell’erba ma vediamo in basso una palina, con un evidente e bel sentiero scendiamo nel bosco, un gran bel bosco misto di larici ed abeti.
A quota 1500mt circa troviamo una fontana, l’unico punto di rifornimento acqua che abbiamo trovato, ecco se dobbiamo trovare un difetto a questa escursione è proprio la mancanza d’acqua nel percorso di salita e a pranzo (nelle baite era probailmente chiusa).
In basso troviamo un’altra sterrata che ci porta velocemente a Campelli, qui anziché seguire la strada attraversiamo i grandi prati, per fare incetta di mazze di tamburo, se ne vedono dovunque e ci carichiamo di questo prezioso quanto delicato fungo, ottimo impanato o alla griglia.
Ancora pochi passi e ritorniamo all’auto, vermente felici per questa escursione, una bellezza inaspettata.