Uscita domenicale con gruppo al completo, a parte l’amico Barba.
Propongo agli amici un “famolo strano”, una vetta che ancora ci manca e che non è banale, il Poncione di Nara.
E’ il vicino del Pizzo Molare, vetta molto frequentata e con una bella croce di metallo sulla sua vetta, forse per questo il Poncione di Nara vanta veramente poche visite.
L’ispirazione viene da una
relazione di Marcello (
pumalumin), la via di salita è dall’Alpe di Nara percorrendo il ripido pendio dei paravalanghe.
Parcheggiamo a Molare e seguiamo la larga via dei Monti, che attraversa il paesino e si dirige verso SE, attraversiamo un ponticello di legno, poi un guado ed arriviamo al bivio Q1566 per l’Alpe e la Bassa di Nara.
Ora si sale in un bel bosco di abeti, lo sguardo un pò sul sentiero e sui due lati alla ricerca di qualche Boletus che in questo periodo sembrano frequenti, anche se sono già passati in tanti qualcuno ne troveremo.
Giungiamo alla fontana di Cherz 1715mt, da qui proseguiamo sempre nel bosco fino a sbucare a Q1927 vicino all’Alpe di Nara.
La nostra meta è ben visibile sopra di noi, con i numerosi paravalanghe di pietra.
Al bivio lasciamo il sentiero che prosegue per la vicina alpe e poi per la bocchetta di Nara, sulla nostra sinistra c’è una grossa croce di legno saliamo alla croce e proseguiamo sulla dorsale su deboli tracce di sentiero.
Salendo verso la montagna le tracce si fanno più evidenti, non ci sono bollature ma segni di passaggio probabilmente dei lavoratori che hanno realizzato i paravalanghe, oltre ad un sentierino che sale alla Bocchetta di Sasso Bianco.
La via di salita corre proprio tra i paravalanghe realizzati con muri a secco, piuttosto fitti e massicci.
Dopo i primi muri la traccia si perde (prosegue verso N) e si sale a vista, tra erba e pietrame non sempre stabile.
Noi abbiamo tenuto la sinistra soprattutto nelle ultime centinaia di metri di salita.
Il percorso è molto ripido, niente di pericoloso ma sicuramente faticoso.
Arriviamo in vetta dopo 3h con una breve sosta.
In cima non c’è nulla, neanche un misero ometto, se lo meriterebbe questo Poncione di Nara a 2433mt.
Forse la scomoda presenza del più noto Pizzo Molare, più alto di 150mt e con una gran croce, lo rendono molto meno appetibile.
Gli appassionati e più esperti invece lo attraversano sulla cresta che presenta tratti affilati verso S, quindi verso il Pizzo e la Bassa di Nara.
Ci fermiamo poco, le foto di rito e scendiamo dalla cresta N verso il Molare, o meglio verso il Sasso Bianco e la bocchetta omonima.
Poco prima del Sasso Bianco, dove si trova un breve passaggio esposto per raggiungere la bocchetta, vediamo una traccia di sentiero che scende a destra, quindi in Leventina, e la seguiamo.
Troviamo bollature bianco-blu e dopo un passaggino esposto il sentiero si assottiglia, verso un secondo passaggio stretto su roccia.
Anche questo passaggio sembra fattibile ma con sempre più attenzione, quindi decidiamo di scendere su un sentiero più in basso, perdendo quota in un canaletto piuttosto ripido.
Preso il sentiero in basso lo troviamo marcato con bolli blu (solo blu) e lo seguiamo vedendo una evidente traccia sempre bollata che dopo una pietraia risale fino ad una bocchetta che scavalla in Leventina.
Sotto di noi la capanna Piandioss, e vari escursionisti che salgono e scendono dal Molare.
Alla bocchetta ritroviamo il sentiero per creste bianco-blu-bianco, che con un lungo traverso ci porta alla Bassa di Nara.
L’idea è di pranzare all’Alpe di Nara che ha un bel ruscello vicino, si potrebbe scendere in libera prima della bocchetta, ma visto che il sentiero alla Bassa di Nara lo abbiamo sempre percorso in salita, ci sembra simpatico per una volta farlo in discesa.
In circa 20min dalla bocchetta siamo all’Alpe dove all’esterno troviamo una fontana con l’acqua e posti comodi per consumare il nostro pranzo.
Dopo il pranzo con panini, farciti con un paio di piccoli boletus, caffè e soliti alcolici, ci incamminiamo per il ritorno.
Arrivati a Cherz, ci dividiamo in due gruppi, Paolo ed Angelo tornano all’auto a Molare, mentre io, Roberto e Gimmy scendiamo verso Rossura con l’intento di guardare meglio tra gli abeti, il muschio ed i mirtilli cercando qualche bel porcino.
Senza distanziarsi troppo dal sentiero che non conosciamo, siamo comunque fortunati e qualcosa troviamo ancora, forse dimenticato da numerosi cercatori che ci hanno preceduti.
Raggiunta la strada poco sotto Cassin, comunichiamo agli amici la nostra posizione per venire a raccoglierci in auto, mentre ci incamminiamo in discesa.
Direi tutti soddisfatti, una delle poche cime che tra il Matro ed il Ritom ci mancava, e per nulla banale.