Sono dieci anni che sognavo di pubblicare questa relazione, per dieci anni abbiamo pensato di salire al Tambo, all’inizio lo scansavo perchè troppo per il mio povero fiato, poi qualche volta lo abbiamo messo in programma, ma c’era sempre qualche impedimento, il meteo, la mancanza di qualcuno, il vento, il freddo.
Così è diventato un mito, quasi una leggenda, è sicuramente una grande vetta, il simbolo della Val Chiavenna e di San Giacomo, la più alta del suo comprensorio, tanto che l’abbiamo vista ed ammirata da tutte le angolazioni possibili, anche da lontano.
Ma questa volta le previsioni sembrano perfette, giornata calda, limpida e assenza di vento, si parte.
Purtroppo non saranno con noi il grande Luciano (il Barba) che tante volte ci ha spinto a salire al Tambo, ed Angelo che è in ferie.
Al gruppo invece si aggiungono due amici: Sergio, che conosciamo bene, e Pinuccio.
Partenza dal passo dello Spulga alle 8:00, sappiamo che il percorso è abbastanza breve, poco più di 4km, ma
intenso, per guadagnare 1200mt di dislivello.
Prima parte del percorso su erba, il sentiero non è bollato ma molto marcato, anche oggi c’è quasi una processione di escursionisti.
Si salgono tre balze erbose prima di incontrare roccia e pietraia, prevalentemente in territorio svizzero, passando anche dal cippo di confine numero 11.
Si passa sotto il Tamborello e su pietrisco, pietraia e roccia sotto i Lattenhorn con i suoi laghetti.
Qui meglio fare subito una precisazione:
direi dal Tamborello e oltre ci sono “vari” sentieri marcati (non bollati), alcuni bolli rossi (non credo ufficiali ma sicuramente attendibili) e parecchi e direi troppi ometti.
Quindi ci sono vari modi di procedere, ovviamente si sale a vista, cercando i bolli rossi (non rosso-bianco) o gli ometti.
Il passaggio sotto il Lattenhorn, quindi sopra ai laghetti a circa 2800mt, è piuttosto delicato, la via che abbiamo seguito in salita prevede il passaggio su una cengetta su una parete di roccia piuttosto verticale ed esposta, da fare con molta attenzione, soprattutto con lo zaino in spalla che ingombra.
Al ritorno abbiamo scoperto un passaggio sopra questa cengia, decisamente più facile e agevole (sia il passagio sopra che sotto è segnato da ometti).
Dopo il passaggio sotto il Lattenhorn si continua la inesorabile salita tra pietrisco e pietraia, verso una piccola elevazione dove si scende poi in un conca che ospitava il ghiacciaio/nevaio del Tambo, qui completamente sciolto.
Siamo a circa 3050mt, davanti a noi la stupenda torre rocciosa del Tambo, e si intravvede la croce posta proprio su questo versante.
Ma mancano ancora 220mt di pura e dura salita.
Ancora una volta ometti (troppi e che indicano diverse vie di passaggio) e a volte bolli rossi (devo dire molto utili perchè posti nei punti critici).
Circa 100mt sotto la torre finale, si svolta verso sinistra, bolli rossi ed ometti.
Qui bisogna fare attenzione, se non avete davanti a voi qualcuno che scende o sale.
Poco dopo aver svoltato verso sinistra (S) dopo una decina di metri, dei bolli rossi indicano che bisogna salire su un tratto verticale con roccia e pietrisco fine, MA c’è anche un marcato sentiero che porta in orizzontale verso O, così ben marcato che penso lo seguano in molti e che alla fine porta nel nulla, tanto che bisogna tornare indietro.
La salita finale è corta ma abbastanza impegnativa, da fare con passo sicuro.
Arrivo in vetta ultimo come sempre e ben 20min dai primi miei compagni, ma la soddisfazione è immensa.
C’è molta gente in cima, e tanti che scendono ed altri che arrivano.
Sul lato E c’è la croce di vetta con bussolotto e libro, sul lato opposto (verso O) c’è un paletto di ferro, e sotto precipita verso la Val Curciusa.
Il panorama è enorme, la giornata tersa, un bel cielo blu e vette a 360°, tante le conosciamo e tante le abbiamo anche visitate.
Pranziamo in vetta, non era mia intenzione, ma ho proprio bisogno di riposare e pranzare dopo la fatica ed qualche attimo di tensione.
Sopo 1h10m scendiamo fino al sentiero in basso, anche aiutandosi con il dietro.
Passato questo tratto, scendiamo dove c’è ancora qualche chiazza di neve, pre ri-festeggiare il mio compleanno (domenica scorsa) con gli amici, prosecco in fresco nella neve ed uno strudel che il nostro “maitre di sala” ci prepara indossando gli immancabili guanti blu (o verdi) spargento zucchero a velo e preparando le porzioni.
Chiudiamo con il caffè ed i soliti due alcolici, la grappa e lo sviluppino.
Dopo ben 40min di sosta, sotto la stupenda torre del Tambo e rivedendo con la mente gli attimi passati sulla sua cima, riprendiamo la discesa, ancora lunga.
Il passaggio sopra i laghetti, che preoccupava molto, lo abbiamo risolto passando sopra la cengietta e scendendo poi di èposteriore a riprendere il sentiero, anche questo passaggio è marcato da ometti.
Inizia poi la lunga ed un pò noiosa discesa al passo, che ritroviamo affollato da auto, moto, bici e persone.
Si torna a casa troppo felici, un sassolone tolto dalla scarpa, ora Caro Tambo, possiamo salutarti tutte le volte che ti vedremo, con la gioia di chi ha avuto il piacere di salirti in groppa.
Ok la salita impegnativa, ok anche i troppi ometti che confondono, ok la cengetta in salita, ma come diceva un noto cantante: tutto il resto è gioia!
Non potevo farmi regalo più bello per il mio compleanno 😉