PIZZO BERRO 1852MT E PIZZO DOSSO CAVALLO 2066MT
Oggi torniamo sulle Orobie Valtellinesi, e precisamente sopra Bema per percorrere una discreta parte del costone che divide le due valli del Bitto, la Val Gerola e quella di Albaredo.
La cima più nota e blasonata è il Pizzo Berro 1847mt è la vetta di testa con un grande croce ben visibile da Morbegno.
Questa grande croce mi aveva incuriosito molto sia visitando le cime della Val Gerola (Mellasc e Monte Rotondo) sia da Albaredo dal Monte Lago e l’Alpe Piazza.
Questo anello era già stato proposto al gruppo, oggi siamo riusciti a completarlo.
Saliamo in auto fino al Rifugio Ronchi a 1200mt, parcheggiamo ed iniziamo il nostro cammino alle 8:05, le frecce indicano il Pizzo Berro a 2h (forse un pò eccesive).
Un breve tratto sulla sterrata chiusa al traffico, poi una freccia indica un sentiero verso destra e si inizia a salire. Dopo poco raggiungiamo un acquedotto con una bella fontana all’esterno, quindi proseguiamo, arriviamo ai prati e alla baiti di Fracino, da qui il sentiero sale molto più deciso, passiamo da un bivio Q1510 con una scultura in ferro a ricordo di una persona scomparsa, ora si sale belli decisi e alle 9:35 arrivo, ultimo, alla grande croce del Pizzo Berro Q1851.
E’ un punto molto panoramico sia verso la Valtellina sia verso le due valli del Bitto con le loro cime, in parte già conosciute.
Le grandi cime della Bregaglia e della Val Masino sono nella foschia.
Sosta di quasi 20min e proseguiamo il nostro viaggio.
L’idea è di percorrere la lunga cresta (2.5km circa) tra il Berro e la Baita Agucc e quindi salire al Pizzo Dosso Cavallo, cima veramente poco frequentata e selvaggia.
Il sentiero fino al Pizzo Berro è molto ben marcato e bollato, il sentiero in cresta è sicuramente visibile ma poco frequentato, ci sono dei bolli gialli sulle piante come indicazione.
La cresta è un lungo saliscendi di dossi, direi almeno 6 significativi, tra i 1850 ed i 1900mt ad ogni dosso si sale e poi si scende, sempre sul filo di cresta, i due lati sono boschivi ma molto-molto ripidi.
Alle 11:25 arriviamo alla Baita Agucc 1876mt, che si trova in una conca sotto il Pizzo Dosso Cavallo.
Dalla cima dell’ultimo dosso abbiamo studiato la via di salita, ci sembra più sensato salire dal costone sinistro, verso NE, ci dirigiamo nella conca e troviamo tracce di sentiero, che in realtà portano all’Alpe Vesenda (sentiero più alto).
Raggiunta la cresta, non scendiamo verso i prati dell’Alpe Vesenda, ma risaliamo su vaghe tracce di passaggio sulla cresta.
I segni di passaggio ci sono, ma spesso i rododendri invadono la traccia e si va un pò a naso.
L’ultimo tiro di 60mt circa di dislivello è un bel vertical, di quelli che ti obbligano a prendere i bastoncini a metà altezza.
Alle 12:00 siamo al Dosso Cavallo, cima erbosa ed anonima, con c’è ometto o altro, ma circa 100mt più a sud sulla lunga cresta del Dosso Cavallo c’è una croce di metallo con gamella. Il libro di vetta è malconcio, ha preso acqua.
Dopo le foto di rito ritorniamo ripercorrendo il sentiero, o le sue tracce, verso l’Alpe Agucc, troviamo un bel tratto di roccia e ci accampiamo per pranzo.
Il gran caldo della giornata afosa ci ha messo alla prova, ed il vertical ci ha consumato, serve recuperare con un buon pranzo.
Un’ora e mezza di pausa per i panini, la frutta, un salame di cinghiale portato da Gigi, vino rosso e bianco, wafer, caffè e grappetta.
Alle 14:15 riprendiamo il cammino, tornati al bivio sotto Agucc abbiamo due possibilità per tornare al rifugio Ronchi, uno è un largo giro verso l’Alpe Vesenda (sentiero 120) oppure un sentiero più diretto ed in gran parte nel bosco che porta alla Baita Piazzoli e dai qui sulla sterrata che passando dall’Alpe Baitone ritorna verso il rifugio e parcheggio. Da Agucc sono quasi 6km.
Da notare che dopi il Baitone e lungo la strada sterrata troviamo varie cascatelle e fontane dove poter bere, oggi è una vera necessità.
Arriviamo al rifugio alle 16:00, accaldati, ed una bella birra al bar del rifugio è proprio quello che ci vuole.
Gran bel giro, anche impegnativo e selvatico.
A proposito di selvatici, avvistata un’aquila e due camosci, abbiamo anche sentito il verso un altro camoscio senza vederlo.