LAGO DEL TRUZZO 2080MT E RIFUGIO CARLO EMILIO 2153MT
Dopo un anno giusto dalla tragica scomparsa dell’amico Beppe, ci ritroviamo un gruppetto di amici per ricordarlo nei pressi del luogo dove ci ha lasciati.
Io non avevo partecipato alla posa della targa, cerimonia a detta di tutti molto commovente, così accolgo molto favorevolmente l’invito di Francesco a salire al lago del Truzzo proprio un anno da quando è volato lassù.
Ci troviamo in sei, partenza da Olmo con l’intenzione di salire prima a Lendine e poi al Lago del Truzzo ed al rifugio Carlo Emilio, dove a poche decine di metri sotto un riparo è posta una targa a ricordo voluta dagli amici.
Rivedo con piacere Ivan, dopo lungo tempo, e conosco Cristina che va come una lepre in fuga.
La salita a Lendine è troppo bella, il sentiero facile e largo in un bel bosco di Larici, si guadagnano quasi 700mt senza grande fatica, le pendenze mai eccessive.
Il posto merita davvero una visita, l’avevo vista in molte relazioni, sia estive che invernali, ma dal vivo è ancor più bella, qualcuno direbbe luogo bucolico e come dargli torto.
Lendine è in un bel pratone, con alle spalle l’imponente sagoma del Pizasc e del Piz Campanin, tra i due c’è la perla del lago di Caprara, poco sotto l’omonimo rifugio, che sicuramente sarà una prossima meta.
Arrivati a Lendine dopo 1:44, facciamo una breve sosta il meteo è discreto e sicuramente meglio di ogni più rosea previsione.
Dopo 10min ripartiamo, scendiamo ad un bivio ed iniziamo un lungo traverso che ci porto sotto l’Alpe Prosto, il sentiero non è sempre bollato, spesso ci sono frecce di vernice sui sassi, è un saliscendi, poi da sotto l’alpe inizia la vera salita, dai 1690mt si sale fino a 2110 dove un canaletto un pò innevato scavalla nel piano del Lago del Truzzo.
Il gruppo si sgrana, ci ritroviamo in cima al canale, dove la neve ricopre ancora gran parte del terreno, ed anche il bacino del Lago del Truzzo è ancora in parte ghiacciato.
Seguendo il sentiero cerchiamo di aggirare i nevai, soprattutto per non sfondare troppo nella neve molle.
Passiamo oltre il Lago del Truzzo, arriviamo al Lago Nero, stupendo, con un arco aggiriamo il lago ma tocca attraversare dei nevai dove si sfonda e non poco.
Poco prima del rifugio tiriamo dritti, fino al masso che ospita la targa a ricordo di Beppe.
Ci fermiamo per una preghiera e per un canto (Signore delle Cime), con lo sguardo sulla bella foto di Beppe sulla targa, tutti lo ricordano così sorridente dopo la conquista di una delle tantissime cime che ha raggiunto.
Per pranzo torniamo a ripararci dietro al rifugio, Francesco riesce anche ad accendere un fuocherello, utile per scaldare un pane con uvette “pan tramvai” che ho portato come dolce da condividere.
Dopo panino e frutta, consumiamo un buon caffè caldo di Gimmy, poi il dolce e grappetta.
Alle 13:55 ci mettiamo in cammino per il ritorno, il cielo verso la diga è decisamente minaccioso e le previsioni davano un pò di pioggia nel primo pomeriggio.
Attraversiamo la corona della diga ed iniziamo la discesa, sul sentiero classico che parte dalla centrale idroelettrica.
La discesa è veloce, passiamo oltre l’Alpe Cornera dove inizia la parte più bella del sentiero su un selciato di pietre con tornanti molto stretti, bello da vedere soprattuto dall’alto.
La discesa è certamente veloce ma lunga, si perdono poco meno di 800mt fino a valle, la pendenza non eccessiva, ma dopo un pò non non si vede l’ora di arrivare a valle a Caurga, dove il sentiero scende lentamente a valle.
Bisogna prestare attenzione alle indicazioni, sempre ben presenti nei punti cruciali, per Olmo.
Arriviamo alla grande centrale idroelettrica dove si trova un grande parcheggio, è il punto di partenza più frequentato per salire al bacino del Truzzo.
Da qui un chilometro su asfalto ci riporta ad Olmo al parcheggio, il giro si conclude senza aver preso una goccia di pioggia, le previsioni sono state disattese, oppure qualcuno da lassù ha voluto regalarci un giro completamente asciutto, e pensare che avevamo mantelle e ombrelli nello zaino.
La fatica si fa un pò sentire, ma sono proprio contento, la scoperta dell’Alpe Lendine, e soprattutto la visita a ricordo di Beppe, oltre alla buona compagnia, sono il risultato una giornata perfetta.