DOSSO TACHER 2100mt e BIVACCO TACHER 1800mt
Di nuovo in esplorazione nelle Orobie Valtellinesi, restiamo in Val Tartano, come nell’ultima escursione.
Le nevicate, anche copiose, della scorsa settimana obbligano a scegliere altitudini ben inferiori a quelle a cui siamo abituati.
La scorsa escursione, guardandomi attorno dal bel bivacco Gusmeroli, avevo notato la dorsale che divide la Val Lunga dalla Val Corta, con molti alpeggi e prati in quota che si aprono su grandi distese boschive.
La prima elevazione è il Dosso Tachèr, a 2100mt, con la possibilità di pranzo al Bivacco Tachèr, sicuramente ben più spartanto del Gusmeroli, ma sufficiente per accendere il camino e pranzare con i nostri panini al caldo.
L’idea piace, e solletica la curiosità dei Malnat, che si associano alla gita.
Saliti a Tartano, proseguiamo in Val Lunga, al primo nucleo di baite, sulla sinistra sopra la strada, si parcheggia e si prosegue per una decina di metri a piedi fino al paletto con le indicazioni che scende verso il fiume.
In alternativa, come il nostro percorso al ritorno, si prosegue poco oltre fino alla chiesetta di Piana, si parcheggia e si scende verso la chiesa, si prosegue verso valle ignorando il primo ponte che attraversa il torrente fino al secondo ponte, indicazioni per il sentiero 117.
Alle 8.00 siamo in sei ad iniziare questa avventura, perchè un pò di avventura si tratta, tre Girovagando e tre Malnat.
Già al parcheggio mi accorgo di aver sottovalutato l’esposizione del versante di salita, guardando le montagne attorno è evidente che la neve è ben presente già dai 1500mt in su … le cime dai 2000mt sono magnificamente bianche.
Bisogna rivedere i piani iniziali, che prevedevano un anello per la discesa, ma sorgono anche enormi dubbi sulla possibilità di raggiungere la cima, stupidamente non abbiamo i ramponcini, solo i Malnat si sono dimostrati previdenti.
Non ci scoraggiamo, obiettivo sicuro è il bivacco, poi vediamo come si presenta la salita alla cima, al limite si aspettano gli amici meglio attrezzati per scendere assieme al bivacco per pranzo.
Passato il ponticello si inizia a salire, sono 200mt veramente ripidi con tornanti stretti nel bosco spesso su gradini di pietra.
Dopo una mezzora si esce dal bosco attorno i 1500mt, sopra di noi una grande distesa prativa, tutta completamente bianca.
Lo spessore di neve è di 5cm circa appena fuori dal bosco, e sale man mano che si guadagna quota.
Se il primo tratto fino al prato è ripido, nel prato inizia una lunga serie di traversi e tornanti guadagnando lentamente quota, si lascia una prima baita sulla sinistra poi una seconda ad un tornante, infine si arriva al gruppo di baite della Casera Gavet Q1726 (9:00), ci fermiamo 10min per tirar fiato e guardarci in giro.
Qui sappiamo di abbandonare il sentiero 117, che prosegue facendo il giro degli alpeggi alti e poi scavallare in Val Corta.
Come ho già ripetuto nelle precedenti relazioni, la mappatura digitale dei sentieri in queste valli è sconcertante.
Tralasciando le mete principali e ben battute, ci sono mappe che indicano sentieri che su altre proprio non ci sono, si trovano sul posto sentieri che non hanno riscontro su nessuna mappa, un vero pasticcio preparare escursioni.
Abbiamo fortuna e alla Casera Gavet ci sono orme sulla neve che conducono nella direzione del bivacco, ovviamente le seguiamo pedestramente.
Alle 9:30 siamo al bivacco Tachèr a 1800mt, al nostro arrivo 4 camosci scappano disturbati, altri due scompaiono verso la cresta.
Il bivacco è sicuramente un vecchio alpeggio, situato sulla cresta in una radura prativa, con panorami davvero stupendi.
Non è un gran che come struttura, soprattutto paragonato al vicino (praticamente il linea retta sull’altro lato della valle, ma la posizione è stupenda come l’ambiente che la circonda, e la neve (almeno un 15cm) rende tutto ancora più meraviglioso.
Dopo una breve pausa iniziamo la salita verso la cima, la fortuna ci assiste e seguiamo tracce di scarponi che salgono nel bosco in direzione della cresta.
Si raggiunge un primo pianoro a Q1870, poi un secondo pianoro a Q1900, qui le tracce umane cessano, solo passaggi di camosci.
La cima si trova a +200mt sopra di noi, ma la salita è notevolmente ripida, c’è il bosco certo ma ci sono neve e rododendri come ostacolo.
Senza tergiversare iniziamo la salita, che si fa via via sempre più ripida e quasi verticale nell’ultimo tratto, ma con caparbietà alle 10:43 siamo sul Dosso Tachèr, con un bel omone di sasso visibile anche dal basso, e la cima versa e propria poco oltre sulla cresta sgombra ed innevata.
Il paesaggio ti lascia a bocca aperta, la neve caduta abbondante rende tutto troppo bello, ed una giornata limpida e soleggiata, anche se fredda, sono il premio per aver osato.
Dopo una ventina di minuti in cima prendiamo la via del ritorno, da fare con molta molta cautela per la verticalità e la neve.
A dire il vero è stato più facile del previsto e veloce, arrivati al pianoro sotto la cima, dove terminavano le orme di scarponi, è una passeggiata in 20-25cm di neve, alle 11:35 siamo di nuovo al rifugio e questa volta per pranzare.
Sul lato soleggiato della baita, sul retro, c’è un grande tavolo di legno e panche, tutto coperto di neve, ma appoggiato ai muri una lunga panca di legno ci invita a pranzare al tepore del sole.
Cancelliamo l’idea iniziale di accendere il camino e pranzare dentro, dove fa freschino, per goderci il sole.
Quindi breve ispezione interna, dove troviamo un letto matrimoniale con coperte, un tavolo per pranzare, camino con buona dotazione di legna sia dentro che all’esterno, un tavolato con qualche residuo di generi alimentari e bottiglie.
Al sole ci gustiamo il pranzo che concludiamo con caffè, grappe, dolci e biscotti in quantità quasi esagerata.
Alle 13:30 ci prepariamo a scendere, le giornate sono corte quindi iniziamo la discesa, tornando ai pratoni della casera Gavet, poi giù con i lunghi tornanti, quindi gli ultimi 200mt molto ripidi verso il ponte.
Attraversato seguiamo il largo sentiero che ci porta alla chiesetta di Piana, dove si prova anche il Museo del Legno.
Risaliti sulla strada torniamo verso Tartano, o meglio verso Rondelli, dove abbiamo parcheggiato.
Tutti molto soddisfatti, obiettivo vetta raggiunto e la neve inaspettata in questa quantità ha reso tutto più bello.