PIZZO TORRENZUOLO 2376MT E RIFUGIO GUSMERLI
Proseguiamo l’esplorazione delle Orobie Valtellinesi, questa volta saltiamo valle, passiamo in Val Tartano.
A parte il Barba, per gli altri è la prima volta.
Oltre che scoprire una nuova valle, e ricavarne altri spunti, uno dei target principali è scoprire il Rifugio Gusmeroli, visto tante volte nelle relazioni di Max, Beppe, Ivan, Alberto, ecc
Sperando in un inverno con la neve, ben diverso dallo scorso anno, sembra un posto ideale per una bella ciaspolata per poi pranzare e cucinare in rifugio.
Il percorso per il rifugio è breve, le giornate ancora belle e soleggiate, bisogna abbinare una cima, ed il Pizzo Torrenzuolo è la cigliegina sulla torta.
Raggiunto Tartano proviamo a salire al parcheggio di Caneva, raggiungibile senza problemi, ma è piccolo e tutto occupato, non volendo essere di intralcio a nessuno scendiamo verso Tartano e parcheggiamo in un piccolo slargo a Q1300.
A piedi risaliamo la strada, passando da una fattoria che si trova ad un tornante, poi ritorniamo a Càneva ed imbocchiamo la sterrata verso valle.
Percorso un breve tratto su sterrata, poco prima di una baita prendiamo un bel sentiero che sale a destra.
Si potrebbe proseguire sulla sterrata, probabilmente è più comodo, ma ci sono lavori di disboscamento meglio aggirare l’ostacolo.
Apro una piccola parentesi sulla cartografia del luogo ed i sentieri.
La cartografia elettronica di questa zona è piuttosto confusa, ci sono sentieri su alcuni siti e non esistono su altri.
Le indicazioni sul posto ci sarebbero anche, il vero problema che ho constatato di persona è che ci sono molti forse troppi sentieri che salgono, si incrociano, la prima volta è davvero confusione.
Più tardi, quando scendi, capisci che questa ragnatela di sentieri porta più o meno nello stesso posto, e spesso si incrociano fra loro, probabilmente tagliando parte del sentiero ufficiale, che esiste ed è parzialmente marcato bianco-rosso, diciamo meglio marcato da Q1600 in su, tra alpeggi e prati e dove il bosco si dirada.
Torniamo all’escursione, partiamo dal parcheggio Q1300 alle 8:45, in 10min siamo a Caneva e alle 9:40 arriviamo ad un alpeggio con il tetto in ristrutturazione a Q1677.
Proseguiamo su buona traccia arriviamo ad un altro pratone con una grande vasca abbeveratoio, ancora un risalto da superare ed alle 10:15 siamo al bel Rifugio Gusmeroli.
Il rifugio è occupato da tre ragazze che hanno pernottato, noi ci fermiamo per una sosta di 10min alla croce di legno con tavolo e panche.
Giornata spettacolare, visibilità veramente infinita, con la presenza dominante del Disgrazia, ma anche del Badile, del Cengalo e del gruppo del Bernina.
La nostra cima è sopra le nostre teste, 490 di dislivello ci separano.
Dalle relazioni lette sappiamo che non è una passeggiata.
Il primo step è raggiungere degli omoni di vetta che si trovano attorno Q2200, ce ne sono ben tre, uno già visibile dal rifugio e due più spostati verso la cima e molto vicini fra loro.
Non ci sono sentieri ufficiali e marcati, ci sono due modi di arrivare alla cresta con gli omoni di sasso.
In entrambe i casi bisogna proseguire dietro il rifugio risalendo i prati su tracce di sentiero, si arriva ad una baita di sasso in buono stato con bollatura sulla destra, si prosegue ancora risalendo il prato sopra la baita dove a ridosso della cresta si trovano i ruderi di una baita.
Qui bisogna prendere una decisione, ben descritta in questa relazione :
La prima possibilità e di deviare verso sinistra, su deboli racce di sentiero, vi si alza un pò e si entra in Val Castìi, senza raggiungere due baite si devia verso destra e si sale verso la cresta usando gli omoni come riferimento.
La seconda opzione, è la più ripida e scomoda, raggiunti ruderi della baita alta sopra il rifugio (ometto sul muro sinistro) ci sono tracce di sentiero che salgono piuttosto verticali tra i ginepri.
Noi pensiamo di utilizzare la prima opzione per salire e la seconda per scendere, ma …
Iniziamo la salita e traverso verso la Val Castìi, e la raggiungiamo, ma vicino a dei muretti troviamo tracce di sentiero sia verso destra che verso sinistra.
Siamo ancora tra boschi di larice e gli omoni non si vedono, pensando di essere più o meno già nel punto giusto per deviare, prendiamo a destra.
Le tracce di sentiero continuano per un pò tra larici, rododendri e ginepro, poi si perdono.
Guardando il gps, capiamo di aver sbagliato ma ormai abbiamo guadagnato quota quindi proseguiamo nel wild continuando a salire.
Quasi sotto il primo ometto troviamo buona traccia di sentiero ed iniziamo a seguirla.
Arriviamo al primo ometto Q2200 (11:10), poco avanti gli altri due omettoni.
La cresta si fa più affilata ed in parte rocciosa, a destra paglione ripido-ripido, a sinistra strapiombo in Val Castìi.
In condizioni di asciutto si percorre comunque con molta attenzione, la vedo male con ghiaccio o viscido.
Nel nostro caso c’è umidità a terra e sul lato N anche delle tracce di neve, le radici sono viscide come sapone.
Dopo il tratto di cresta stretto, il terrono si allarga per un ultimo tiro super-ripido sotto la cima.
Arriviamo in cima alle 11:45, la vetta è piatta e prativa, con un ometto che guarda verso il rifugio e la cima vera e propria spostata di qualche decina di metri con un secondo ometto.
Da questa seconda cima si può vedere bene il sentiero che porta al Passo Vicima, purtroppo non si vede il Lago Bernasca ed il rifugio omonimo, ma questo è quello che diventa subito lo spunto per una prossima esplorazione.
In vetta la vista è spaziale, oltre alle cime visitate del Monte Lago, del Mellasc e del Pizzo Rotondo, si vede bene il Legnone, le cime della Valle Albano e dell’alto lago, poi ovviamente i giganti della Val Masino, il Disgrazia, lo Scalino e sù fino al Bernina.
Più vicine le belle cime del Monte Gerlo, sulla cresta del Terrazzuolo, il Monte Seleron entrambi in Val Lunga (altra valle da esplorare).
Dopo ben 45min di sosta, la fame si fa sentire ed alle 12:30 iniziamo la discesa con molta cautela, a parte qualche scivolone sulle radici bagnate, tutto bene.
Abbiamo anche la fortuna di ammirare 10-12 camosci che scendono una cresta ripidissima del Torrenzuolo, è sempre emozionante come incontro.
Alle 13:25 siamo di nuovo al Gusmeroli, le ragazze sono già scese, ora c’è una coppia di escursionisti.
L’ottima esposizione ed il sole caldo ci invita a pranzare al tavolo e panca sotto la croce vicina al rifugio, si sta benissimo anche senza maglietta.
Ci diamo un’ora e mezza di pausa, si sta troppo bene, appena il rifugio è libero entriamo per una ispezione, l’interno piccolo ma ben attrezzato con la stufa, tanta legna all’esterno, e padellame vario, caffè e zucchero a disposizione, direi ottimo per una ciaspolata e pranzo con cucina fino a 7-8 persone.
Completato il giro all’interno del Gusmeroli, iniziamo la discesa, questa volta cerchiamo di seguire i bolli senza tagli.
Tutto facile fino al pratone con il grande abbeveratorio in pietra e cemento, da qui la ragnatela di sentieri confonde un pò.
Procediamo sulla traccia più larga, bolli non se ne vedono più. Sbuchiamo all’alpeggio Q1677 di stamattina, e proseguiamo, di nuovo tanti sentieri a scendere tutti senza bolli, seguiamo quello che sembra più battuto che ci porta a delle baite sopra Caneva, da qui si scende vicino al parcheggio di Caneva a lato di una funivia per materiali.
In quindici minuti siamo all’auto, soddisfatti della bella giornata e dei panorami che il luogo ed il meteo ci ha regalato.