Pizzo d’Alben 1865mt e Rifugio Ariaal 1330mt
Un caro amico e collega venditore nell’azienda in cui lavoravamo, ha sempre detto “prima trovi un buon ristorante, poi un cliente nei dintorni lo trovi di sicuro“.
Devo dire che, per esperienza diretta, il fatto è sempre stato pienamente dimostrato.
Ne ho fatto una “filosofia” per il sottogruppo Girovagando-VIP (Vech In Pensiun), ovvero prima trovi un rifugio dove poter pranzare, poi ci costruisci una escursione attorno.
Obiettivo di oggi è il Rifugio Ariaal, all’Alpe Ariele sopra Premana, e la cima che gli corrisponde è il Pizzo d’Alben (o Dalben).
Leggo varie relazioni, soprattutto quella dell’amico Menek, e cartina alla mano (PC) costruisco una traccia con anello pressoché completo.
Viste le intense relazioni con il gruppo dei Malnat, con cui ci troviamo in piena sintonia … di intenti, li invito, così all’appuntamento siamo ben in otto.
Partenza dalla zona industriale di Premana (7:45), passiamo il ponte sul Varrone e giriamo a destra, l’idea è di salire su sentiero passando da vari alpeggi per poi traversare all’Alpe Chiarino, quindi vetta, proseguire in cresta sentiero diverso per l’Alpe Chiarino e discesa per pranzo al rifugio, ritorno lungo la strada sterrata gippabile.
Iniziamo la salita nel bosco abbastanza ripido passando sa Lavinol e poi da Porcile dove accade un brutto imprevisto.
Enrico scivola sulle pietre rese viscide dalla pioggia intensa del giorno prima e si taglia ginocchio e la parte frontale del polpaccio. Sembra una ferita da poco, ma appena si guarda la gamba questa zampilla sangue in modo copioso.
Interviene il Doc (Gigi) bloccando il sangue con benda stretta, ma sconsiglia vivamente di continuare.
Dopo essere ritornati indietro fino ad una fontanella per sciacquare bene la ferita, e visto che Enrico stoicamente si sente di continuare un pò, decidiamo di rivedere il percorso, ritorniamo sulla strada sterrata (8:35) e saliamo tranquilli fino al rifugio Ariaal, dove lasciamo il ferito alle cure dei gestori, comodamente seduto con la gamba rialzata.
Con gli altri decidiamo di salire al Pizzo d’Alben, dato 1:10 dal rifugio. 540mt in così poco tempo sono “poco adatti” al mio scarso fiato, ma con i dovuti margini ci si riesce.
Partiamo in sette baldanzosi, salutando Enrico.
Il primo tratto spinge bene come salita, ritroviamo la strada in alto e dopo averla attraversata il sentiero continua nel bosco, sempre ripido fino a sbucare davanti ad una cappelletta (10:12), capisco che siamo vicini all’Alpe Chiarino.
Quest’alpe è uno spettacolo, una radura prativa in discesa con varie baite tutte ben sistemate, e con un grande panorama sulla Val Varrone, su Premana e con la stupenda cresta del Pizzo Alto.
Risaliamo fino alla baita più alta per prendere il sentiero che sale alla nostra cima.
Il fiato tiene bene, anche perchè gli ultimi 300mt di dislivello sono un bel zig-zag dove si prende quota ma senza “rampe”.
Insomma arrivo in cima alle 10:55, in linea con i tempi della tabella, ben felice della mia prestazione, sarà il buon allenamento?
Quindici minuti di sosta, tante foto, panorami spettacolari grazie alla giornata tersa.
Unico problema un venticello gelido nonostante il sole caldo, non si resiste, quindi dopo quindici minuti si decide di scendere, tralasciando l’idea iniziale dell’anello, l’idea è di tornare dritti al rifugio per pranzare in compagnia.
Discesa molto rapida, arrivati all’Alpe Chiarino torniamo alla cappelletta e da qui scendiamo non sul sentiero ma sulla sterrata.
Alle 12:00 siamo di nuovo al rifugio dove ci ricongiungiamo ad Enrico e attendiamo il momento di pranzo.
Alle 12:30 pranziamo, un pranzo che ha lasciato veramente stupefatti.
Antipastino con salumi e formaggi, giusto per spezzare la fame, uno di noi prende un bel primo di gnocchi, mentre gli altri hanno optato per il secondo.
Tra le opzioni del secondo c’è la polenta, piatti semplici e della tradizione, ma rivisitati e personalizzati.
La qualità ed il gusto sono impeccabili un vero spettacolo ! consigliatissimo
Quasi tutti completano il pranzo con il dolce, ottimo e “diverso” anche questo, poi caffè e ben due giri di grappe.
Alle 15:00 decidiamo di scendere, ovviamente lungo la strada per non affaticare Enrico e come da progetto originale, in 1:20 siamo alla zona idustriale di Premana.
Che dire, consiglio la visita al rifugio, anche alla cima perchè ne vale la pena.
Giornata alla grande nonostante l’imprevisto (ora Enrico sta bene), ottima come sempre l’intesa fra i due gruppi, da consolidare ulteriormente davanti a ottimi piatti e qualche bicchiere di buon vino.