Rifugio Alpe Vercasca 1643mt – Valle di Lodrino
Oggi partiamo con l’ambizione di arrivare in Vercasca, sapendo di trovare un rifugio aperto, anche se spartano, ma dotato di camino dove poterci scaldare e pranzare al tepore del fuoco.
Lo spunto è di vecchia data, un articolo del 2013 di Ely Riva e Luca Bertosini su Vivere la Montagna : “Valle di Lodrino: 13 rifugi e capanne in valle meravigliosamente selvaggia”.
A noi basta leggere selvaggia per diventare un invito, se poi c’e’ anche il rifugio diventa anche uno spunto per le medie stagioni.
L’idea è già ambiziosa sulla carta, considerando che la valle di Lodrino è parecchio wild e ne abbiamo esperienze dirette, i sentieri spesso su cenge, esposizione nord e mancanza rotale di sole.
Non basta il dislivello assoluto è già 1100mt con due strappi importanti, una vera sfida per il sottoscritto.
Partiamo alle 7:30 dal parcheggio di Legri, ricordo che la strada è a pagamento ed il ticket è disponibile alla macchinetta a Lodrino davanti alla stazione dei pompieri.
Parcheggiamo a Legri, poco sotto la piazzetta di giro e punto di atterraggio per l’elicottero.
Dalla piazzetta si sale il sentiero che porta alla capanna Alva, ma a Q600 deviamo a sinistra (non ci sono indicazioni) per inoltrarci in valle.
Si percorre 1km circa per arrivare al Ponte dei Alden Q633, qui inizia la prima rampa che porta al sentiero principale che sale da Monda/Ponn, lo si raggiunge a Q835.
In breve si arriva a Dureda Q892, il sentiero costeggia il ripido, spesso molto ripido, fianco della Valle di Lodrino, in alcuni punti è proprio stretto ed esposto, ci sono tratti con funi di sicurezza e parapetti.
Ogni valletta che si attraversa ha un ruscello gelato, in un tratto siamo obbligati a mettere i ramponcini, impossibile passare senza. In altri si passa con un po di attenzione o equilibrismo (passando su dei tronchi ed attaccandosi alla fune parapetto).
Alle 10:00 siamo al Ponte sul Drosina, Q1143 dopo 4km di sentiero quasi in piano.
Qui facciamo una breve sosta, breve perché fa un freddo boia, ma la sosta è necessaria perchè qui inizia il vertical.
Nell’escursione del 2017 poco sopra il ponte, avevamo optato per la vicina Alpe Drosina di Sotto (rifugio chiuso, in affitto a privati), ora risalito il tornante dopo il ponte, in corrispondenza di un ometto di sassi iniziamo il calvario :
1,2Km e 500mt di dislivello sono sicuramente un bell’impegno, un tratto tutto ginocchia-in-bocca.
Il sentiero è bollato sulle piante e su qualche pietra in rosso-arancio o in giallo, i primi 300mt sono proprio verticali e resi ulteriormente difficoltosi dal tanto fogliame di faggio che scivola sotto gli scarponi.
Bisogna fare attenzione ai bolli sulle piante, nel primo tratto fino a Q1360 basta guardare in verticale, poi il sentiero devia a destra e riprende a salire.
A Q1450 incontriamo neve fresca, il bosco è misto abeti e faggio, la neve si fa sempre più alta, proprio non ce l’aspettavamo, residui di neve ghiacciata certamente, ma farinosa e fresca …
Arrivati sotto il rifugio vedo il camino che fuma, Paolo e Angelo sono arrivati una decina di minuti prima ed hanno acceso il fuoco, la zona dell’ alpe è tutta in ombra con un bel -6°C, mentre il costone a nord con l’Alpe Laghetti (a Q1947) è tutta al sole.
Per salire alle baite prendiamo la via più diretta, il sentiero che all’ultimo abbiamo anche perso passa in una valletta completamente gelata, quindi su dritti.
La neve è persistente penso una trentina di centimetri, io e Barba arriviamo qualche minuto prima di mezzogiorno.
Arrivare è stata una bella impresa, quest’ultimo tratto ci ha veramente messi alla prova.
In rifugio dopo un’ora di camino c’erano -1°C, si stava bene solo vicino al camino.
Sul fuoco cuciniamo le salamelle, quindi pane e salamella preparata sul posto, come nelle fiere di paese.
Veramente buone e graditissime, innaffiate con un buon Bonarda (Barba docet), chiudiamo con caffè, grappa e sviluppino come sempre, come dolce i cantucci portati da Angelo.
Alle 13:30 facciamo le pulizie, lasciamo un contributo per la legna consumata, non abbiamo potuto appoggiare il pannello di legno che copriva il camino, per non rischiare. Pur avendo spento il fuoco con la neve la brace resta attiva ancora per un po.
La permanenza in capanna è più breve del solito, fa troppo freddo e la via del ritorno è lunga, preoccupa il primo chilometro vertical con il fogliame, quindi decidiamo di scendere con i ramponcini fino al ponte sul Drosina.
In un’ora siamo al ponte, è andato tutto bene anche se le ginocchia sono state messe a dura prova.
Breve riposo e ripartenza ora ben più rilassati, anche se mancano 5km all’ auto.
Ripercorriamo tutto il percorso dell’andata, ricalzando i ramponcini per il canale ghiacciato, quindi Dureda, bivio, discesa al ponte di Alden e ultimo chilometro per Legri, dove arriviamo un po stanchi ma prima delle 17 come speravamo, dopo oltre 3 ore di cammino di ritorno.
Tutti molto soddisfatti, una bella impresa soprattutto in questa stagione, a dire il vero forse un po da matti.
Dei tredici rifugi citati nell’articolo, abbiamo le figurine di cinque, ne mancano ancora parecchi per completare l’album …
Una breve indicazione: nell’articolo indica 3 ore da Legri per raggiungere la Vercasca, forse sono tempistiche da Lodrino-Lavertezzo 🙂 Non è coerente con le 3:30 per la Drosina di Sotto, che si trova 400mt in basso rispetto la Vercasca e a meno di 30min dal ponte di Drosina
NOTA: il percorso è in generale un T3/T3+, diventa un T4 nelle condizioni attuali di neve,ghiaccio,fogliame