Pizzo dei Tre Signori Q2554
Un’altra faticaccia, ma un’altra ENORME soddisfazione, un’ altra figurina di gran pregio per il mio album, e sono due in pochi giorni.
Sono anni che il Barba insiste per portarci al Pizzo (sono amici da tempo immemorabile, e lui lo chiama solo così), ma prima non me la sentivo proprio, poi il meteo ed impegni vari hanno sempre ritardato questa bella avventura.
Dopo la sgambata di domenica al Vogorno, mi sento pronto, e le previsioni (anche se non perfette) ci permettono di organizzare, purtroppo una gita infrasettimanale prevede di prender ferie (per i non pensionati), ci ritroviamo solo in tre del nostro gruppo.
Barba capogita oggi, ma gli propongo una partenza diversa dalle sue solite (Introbbio, Laveggiolo), ma da Pescegallo, in fondo alla Val Gerola.
Si parcheggia a Q1450, sotto gli impianti di risalita (ampio parcheggio) e si prende la sterrata a destra del caseggiato che porta verso un’alpeggio (all’esterno una bella fontana, ottima se fa caldo come oggi).
Poco prima dell’ alpe, a sinistra si stacca il sentiero, e devo proprio dire che la segnaletica è sempre perfetta, bolli ovunque e spesso scritte di vernice sui sassi con le indicazioni, soprattutto ad ogni bivio, complimenti.
Si sale poco più di un centinaio di metri di dislivello, bellissimi i boschi.
Quando spiana, siamo nella Valle di Tronella, si passa un guado Q1607.
Ora la prima rampa bella ripida, il sentiero con molti zig-zag guadagna 210mt di altitudine, poi sale lentamente per poco più di 2Km, ambiente aperto e stupendo, si incontra una pozza d’acqua con vicino una baita, e pecore al pascolo libero.
Domina la vista sul Disgrazia.
Raggiunta quota Q1920, ci troviamo sopra il Lago Trona, al bivio per il Lago Zancone, ed in fondo la Bocchetta della Val Pianella.
In alto di fronte a noi, si vede chiaramente la prossima tappa, la diga dell’ Inferno.
Ora si perde quota fino alla diga del Lago di Trona Q1810, si attraversa la corona della diga e si inizia a salire, quasi 300mt di dislivello, molto ripido e a tratti su sentiero di ciottolato fine, ma sempre ottimamente marcato, solo gran fatica.
Ovviamente mi attardo, sono queste pendenze che mi tagliano il fiato, ma pian piano raggiungo Barba e Roberto alla diga del Lago dell’inferno.
Per me è tutto nuovo, paesaggi stupendi, laghetti alpini che amo molto, giornata ottima.
Passata la diga e risalito un ennesimo strappetto, raggiungiamo il rifugio Falc Q2112, dove ci fermiamo una mezzora, tempo di ricaricare e … farsi una birretta.
Un signore scende dalla bocchetta di Piazzocco, ci dice di essere arrivato poco sotto la cima del Pizzo, ma non aveva i ramponi e non ha rischiato, ma noi i ramponi li abbiamo nello zaino!
La salita alla bocchetta dell’inferno non sembra facile, ancora tanta neve, larghi blocchi galleggiano anche nel lago.
Ma il capogita ha già previsto la salita dal costone del Piazzocco, dove vediamo roccia e neve che si alternano.
Arriviamo in bocchetta del Piazzocco Q2249, ed inizia la parte “clou” della salita.
Al passo subito un bel incontro con 7 stambecchi che brucano e pigramente si spostano per lasciarci passare.
La cima ancora non si vede.
Si continua a salire sempre aiutati dai bolli e sul costone anche da numerosi ometti di sasso. La superficie è roccia ruvida, e spesso proseguiamo sulla roccia per aggirare le numerose lingue di neve.
Ora la cima si vede, poco a dire il vero, perché dal lato della bergamasca è pieno di nuvole che “sbattono” contro il Pizzo e lo avvolgono.
Sembra vicino … ma ne manca ancora, ma la vista della grande croce mi ricarica.
Si prosegue inevitabilmente su neve, ma gli scarpononi affondano bene e non servono i ramponi, che alla fine resteranno nello zaino.
Barba e Roberto sono già in cima, con altre persone salite da una delle tante vie.
Sotto la torre finale il tratto più viscido, dove ci si aiuta con le mani per portarsi all’ altezza della grande croce.
Mi scoppia il cuore, ma questa volta più per felicità che per fiatone, caro Pizzo dei Tre Signori, ho avuto lo straordinario piacere di posare i miei scarponi sul tuo terrazzo.
Pranziamo qui, completamente avvolti dalle nuvole, ma non fa freddo e restiamo a petto nudo.
Uno stambecco, quasi certamente il padrone di casa, si aggira sotto la vetta sullo scosceso lato bergamasco, aspetta che tutti se ne vadano per riprendere possesso.
Il Barba ci tiene a mostrarmi il canaletto, uno stretto intaglio nella roccia attrezzato con catene che si trova a 5min dalla vetta sul sentiero che sale dalla Grassi o dal lago di Sasso, l’invernale come la chiama il Barba.
Il canaletto famoso è stracolmo di neve, qualche foto e torniamo in cima dove ci aspetta Roberto per la foto ricordo.
Iniziamo la discesa, prossima tappa il Falc per un caffè.
Scesi con tanta attenzione le prime decinedi metri sotto la cima, procediamo spediti verso la bocchetta di Piazzocco, e quindi al Falc, un’ora per scendere dal Pizzo.
Qui tappa di mezz’ora, birra e gazzosa (abbiamo una sete incredibile) ed un buon caffè, oltre alle quattro chiacchere con la gentile rifugista.
Ricaricati, ripercorriamo a ritroso il lungo percorso verso Pescegallo, con lo strappo tra le due dighe e quello sopra la val Tronella, arriviamo a Pescegallo alle 17:30, felicissimi e stanchi.
In pochi giorni ho coronato due desideri che mai avrei pensato di raggiungere, grazie Barba per la bella gita.
E …………. Ovviamente alla prossima !