Val di Nedro Q1505 e Rifugio Porti Q1324
Questo è un evento speciale, una doppia festa di compleanno, Roberto (che li compie ad inizio Aprile, ma per impegni vari ha rimandato) e l’amico Francesco.
Erano settimane che si progettava, ma le previsioni meteo viste lunedì per domenica erano veramente catastrofiche … ma per fortuna le cose si sono evolute in meglio, certo non un gran sole, ma nemmeno una goccia di pioggia.
Come da nostra consuetudine, tocca ai festeggiati decidere “location” e menù, per il menù ci hanno messo un attimo, la scelta della capanna è stata decisamente più complicata … e per un evento del genere siamo anche noi complicati, la si vuole bella, attrezzata oppurtunamente per la cucina, acqua aperta o vicina e soprattutto in esclusiva per noi.
Dopo molti cambi e ripensamenti (strade chiuse, capanne chiuse o senza acqua …), torniamo dopo due anni in un rifugetto che ha già visto altri due compleanni, dove siamo certi di essere isolati dal mondo, e dove lo Chef può dar sfogo alla sua arte.
Partiamo alle 08.30 dal tornante di Piotta Bella Q500, l’ultimo tornante per la diga della Val d’ Ambra, temperatura ottima, grande allegria, zaini belli carichi.
Al tornante prendiamo la strada a tratti asfaltata, sterrata e cementata che porta in direzione di Faidal, dopo qualche tornate, la strada termina in un parchegggio per i residenti e diventa un bel sentiero in boschi di castagno.
Arriviamo a Faidal Q912, un bellissimo borgo con baite tutte ben tenute e “vive”. Ci sono varie fontane, ottimo per rinfrescarsi ora che inizia il caldo.
Un locale ci avvisa che il sentiero è stato sistemato e pulito da poco, e constateremo di persona il gran bel lavoro che è stato fatto.
Proseguiamo in direzione della stretta valle di Nèdro, si passa un ponte “a schiena d’asino” che scavalca il bel Riale di Nedro.
Si può salire appena dopo il ponte sulla destra (non ci sono indicazioni), oppure proseguire in piano fino alle case alte del borgo di Sassan, da qui salendo in verticale sopra l’abitazione più alta si riprende il sentiero che va ad infilarsi in Val di Nedro.
Alle 10:00 siamo a Dragoi, un alpeggio con baite abbandonate, ma il grande prato è sicuramente ancora in uso, lo indicano i paletti di plastica che delimitano i recinti elettrificati per gli animali.
A Dragoi c’e’ anche un enorme muro a secco, i geologi ci dicono che è un muro paravalanghe.
Ora iniziano alcuni tratti impegnativi come pendenze, ma la sistemazione del sentiero lo rende facile da seguire, non aspettatevi marcature o cartelli, ma il solco ben marcato, ci sono gradini di sasso scavati nella roccia ed anche un breve tratto attrezzato con catene.
Il sentiero corre sempre sul lato sinistro salendo (destro orografico) del torrente, attorno ai 1300mt, si vede sul lato opposto il rifugio in un tratto aperto, ma per raggiungerlo lo si supera, si attraversa il fiume e si torna un po’ indietro.
Con gran sorpresa, troviamo un nuovo punte in cemento ed acciaio che ha sostituito il malconcio in legno che abbiamo trovato alla prima visita, alla seconda c’era molta neve, ed abbiamo attraversato sopra un ponte di neve, e qualcuno era sprofondato bagnando tutto il fondoschiena ….
A dire il vero non è proprio bello da vedere, ma certamente resistente alle intemperie.
Abbiamo battezzato questo nuovo ponte “il Ponte della mutanda”.
Arriviamo in rifugio alle 10:38, percorsi 4,7Km e circa 900mt di relativo.
Iniziano le frenetiche attività di accensione stufa e camino, c’e’ anche il gas, ma la bombola è chiusa con lucchetto e la chiave non è visibile, comunque la stufa va benissimo e la legna non manca.
L’acqua è aperta, comunque c’e’ il ruscello a 5min, nessun problema.
Dopo aver avviamo i lavori di preparazione, un gruppetto decide di proseguire verso monte, obiettivo fare esplorare questa bella e chiusa vallata (non siamo mai saliti oltre), e tornare per pranzo verso le 12:15.
Risaliamo la valle, tutto nuovo e da scoprire e cammina cammina arriviamo sotto una grande cascata che precipita da un bastione roccioso insuperabile, siamo a Q1500, stupendo.
Il sentiero, ancora ben pulito, prosegue salendo sul lato destro, quasi tornando indietro un poco, per trovando passaggi tra le cenge rocciose per raggiungere l’Alpe di Pescim Q1860 e da qui la testa della valle con l’Alpe di Nedro a Q1871.
Oggi ci fermiamo qui, ma la voglia di proseguire l’esplorazione ci farà tornare …
Squilla il telefono, lo chef ci avvisa che dobbiamo tornare tassativamente in 15min, se non si vuol mangiare pastone ….
Scendiamo veloci, voi non sapete che vuol dire uno Chef incazzato … e alle 12:18 siamo di nuovo al Portri, la tavola apparecchiata fuori su tavolo con panche di sasso, non c’e’ sole ma si sta proprio bene, e pranzare con questo panorama … beh è da provare.
Il menù prevede una abbondante pizzoccherata, con variante vegan per Chiara, per gli altri … formaggio e burro che si fanno apprezzare nel piatto.
Gran mangiata, ma anche e soprattutto gran bevuta, si contanto sette cadaveri alla fine, alcuni eccellenti come un fantastico Amarone, un Valtellina superiore riserva, un Montepulciano doc ma anche tre bianchi, un Pignoletto un Malvasia Dolce ed un Prosecco.
Dopo il bis di pizzoccheri, si passa ai dolci, apertura con una profumata crostata vegana di Chiara con fragole, poi la Nuvola, dolce comasco.
Chiusura con caffè doppio, grappa e sviluppin.
Gran mangiata, gran bevuta, ma anche tanta allegria, canti (soprassediamo), accompagnamento musicale dell’ armonica di Francesco.
Pulizia capanna, portiamo a casa il vaglia per il versamento (non c’e’ cassa), e con gran calma prendiamo la via del ritorno, sono le 15:00 quando chiudiamo la porta …
Scendiamo bene, il vino certamente fa il suo effetto, arriviamo a Sassan dove scendiamo sotto a Sassan basso, per una pausa al sole nel prato.
Una quindicina di minuti, di pace … e silenzio, a dire il vero non troppo visto che una stonata “radio alpino” diffondeva stonate canzoni … ma nonostante questo qualcuno il pisolo lo ha fatto.
Si riparte per una discesa molto ripida, spesso su gradini di pietra anche viscidi, quindi attenzione, ma si guadagna molto in termini di tempo e strada, e comunque chiudiamo con un anello.
Alle 16:46 siamo al parcheggio, grande bevuta DI ACQUA alla fontana al tornante, puccio dei piedi tonificante, saluti ed abbracci, con la gran voglia di ripetere giornate come queste in allegria ed amicizia, nei posti che più amiamo: la nostra cara Montagna.