Anello Val Albionasca e Mot de la Cros 1936mt
Eccoci con un’altra domenica dalle previsioni molto incerte …
Di certo non troveremo la bella giornata di sabato, sarà nuvoloso, e qualche pioggerella nel tardo pomeriggio … almeno così dicono.
Ma dopo alzati, il cielo è scuro e grigio, decidiamo quindi si abbandonare da subito qualsiasi idea di cime e ciaspole (un’ultima ciaspolata ci stava …).
Con un meteo così, noi si va a fare ciò che ci piace tanto, esplorare …
Torniamo un anno dopo in Val Albionasca, non certamente per ripetere lo stesso giro.
Parcheggiamo al Ponte sull’ Albionasca, qualche minuto dopo le otto iniziamo a risalire la valle, per la prima mezz’ora è lo stesso percorso dello scorso anno.
Raggiungiamo il rifugetto La Pila, a 1300mt, giretto all’ interno per controllare cosa è cambiato, tutto essenziale ma molto ben pulito.
Tornati sul sentiero, abbandoniamo il percorso dello scorso anno, quindi non proseguiamo risalendo la vallata, ma seguendo le indicazioni freccie gialle ufficiali Alpe di Cadin e Cap Gesero, o la freccia artigianale Albion Bass.
Inizia un ripido percorso in bosco di faggio, una interminabile serie di zig-zag per guadagnare 350mt, non ci sono marcature di vernice ma il sentiero è ben visibile.
Attorno i 1500mt i primi residui di neve, e proseguendo aumenta.
Arriviamo alle 09:30 ad una piccola costruzione in sasso, è il rufugio Albion Bass Q1633, ci fermiamo per esplorarlo, e per fare una piccola pausa.
Ripartiamo verso Albion Alt, da qui non ci sono indicazioni, sono alcune paline indicano la direzione, bisogna risalire un ripido prato completamente coperto da neve, altri 400mt molto ripidi e resi insidiosi dalla neve.
Anche se abbastanza gelata tiene bene e non si sprofonda poi tanto, arriviamo ad un piccolo pianoro, la Pianca d’Albion Q1840, e da qui saliamo ad una costruzione chiusa ed isolata, è la Cà Emma a Q1877, è una costruzione ad uso militare.
Poco sopra prendiamo il sentiero uffciale, con ottima segnaletica, le frecce ci dicono che Albion Alt è a soli 5 min.
Arriviamo ad Albion Alt, è questa la meta prencipale della giornata, non ci siamo mai stati, nessuno di noi.
E’ una bella sorpresa, non si vede fino all’ ultimo, quando il sentiero svolta dentro la conca chiusa tra il Corno di Gesero e la Cima delle Cicogne, che in basso ospita varie baite e stalle, siamo alla vera Alpe d’Albion a Q1890.
C’e’ una cappelletta, una enorme stalla, una baita in legno riverniciata da poco (penso sia l’alpeggio), e varie casettine. Vicino alla cappellina il rifugetto Dolores d’Albion.
Anche qui breve ispezione interna, è aperto ovviamente, piccolo ma ben dotato, essenziale ma utile per ripararsi in caso di necessità.
Solo solo le 11, non se ne parla di fermarci qui, anche se sarebbe bello.
Si mette a piovigginare, anzi cadono gocce miste neve-ghiaccio, ci copriamo e decidiamo di proseguire il nostro anello esplorativo, torniamo quindi indietro fino a lla Cà Emma, qui non prendiamo il sentiero che scende all’ Alpe di Cadin (anche se è la nostra meta per il pranzo, ma risaliamo verso una bocchetta, indicazioni per il Corno di Gesero.
Arriviamo a Q1950, qui il sentiero si dirama, a sinistra sale al Corno di Gesero a 5 min invece il Mot de la Cros.
L’ idea del Gesero ci sfiora, ma non è per oggi, siamo sul versante N, e di neve residua se ne trova ancora tanta … troppa.
Scendiamo ad una bocchetta, ed in pochi minuti risaliamo il Mot de la Cros, come dice il nome, c’e’ una grande croce in legno, la quota 1937mt, sono le 11:35.
E’ un gran bel punto panoramico, siamo a picco sopra la conca dell’ Alpe di Cadin, siamo sovrastati dal Corno di Gesero, e si vede bene fino a valle a Roveredo.
Pochi minuti per le foto di rito, e riprende la pioggia ghiacciata, quindi si scende.
Non c’e’ sentiero, e comunque non si vedrebbe perché tutto coperto dalla neve, scendiamo fino a Q1880 dove troviamo il sentiero, comunque coperto dalla neve.
Proseguiamo aggirando in basso il Mot de la Cros, curiosamente incontriamo una donzella, che incurante delle temperature e della tanta neve, si presenta con uno sgargiante bikini giallo … il nome? Scultura senza craoa e brasc
Mi aspettavo di tutto ma questo incontro è davvero unico, andate a vedere le foto e gli inevitabili scherzi che ne seguono.
Lasciata la signorina, speriamo contenta, alla sua pianta, scendiamo veloci ma attenti nella conca di Cadin, ancora ben carica di neve.
Raggiungiamo l’Alpe di Cadin Q1722, sono le 12:10 e qui pranziamo.
Proviamo a pranzare nel tavolo all’aperto con panche, ma a metà pranzo si mette a piovere, ci ripariamo all’ interno, la struttura è aperta e ben attrezzata.
E’ evidente che quando è in funzione l’alpeggio è ad uso esclusivo dei malgari, ma nel rimanente tempo funge anche da riparo e rifugio, lo testimonia il libro di capanna, dove scopriamo che l’ultima visita è dei primi di Aprile, e reca la firma di un personaggio famoso, Rocco, un grande frequentatore di capanne e rifugi del Ticino e Mesolcina.
Completiamo il pranzo al coperto, panini ma anche caffè e liquori come nel nostro stile, quindi pulizie ripartiamo.
Sotto l’Alpe c’e’ il sentiero che scende e torna verso N, la prossima tappa sarebbe Prodlò Q1698.
Il sentiero nella prima parte è ben visibile poi si dirama, e perdiamo la traccia del percorso sulla swissmap, anche se stiamo sopra una traccia evidente.
Il bosco è molto ripido, meglio non sbagliare e nonostante si scenda di quota, ancora molte lingue di neve.
Perdiamo in vari punti le flebili tracce che stiamo seguendo, non sono sulla mappa, ma San GPS ci aiuta a trovare la giusta direzione, puntiamo a prendere il sentiero che scende verso Frasconscella, e lo raggiungiamo un centinaio di mt sotto il punto previsto.
Ora la traccia è più che evidente, ed alle 15:15 siamo ai Monti di Frasconscella Q1394, un gruppo di baite tutte ben distanti e ben tenute, abbarbicate sul ripido costone.
Fermata per una bella provvista d’acqua e giù con ancora tantissimi zig-zag nel bosco di faggio, per raggiungere la strada a Q1090.
Ora si torna alla macchina con 800mt di camminata su asfalto, fino al ponte sull’ Albionasca.
Un gran bel giro, gran bella esplorazione, e tanti luoghi mai visti, da riconsiderare di certo per una prossima visita alle cime di Gesero e Cicogne (quest’ultima raggiunta in passato dal S.Jorio), ma farlo da questi versanti è decisamente più bello e più Wild…
Forse nella vita non c’è alcuna felicità così perfetta come il sacrificio.
(O. Henry)