Corni di Canzo e Monte Rai
Siamo solo io (Giorgio) e Gimmy, non e’ domenica di escursione questa, ma le nostre mogli sono impegnate in un mercatino, noi con loro nelle fasi di montaggio e smontaggio, il tempo “centrale” cerchiamo di impegnarlo al meglio.
Le opzioni sono poche, visto i vincoli di luogo e tempo, Gimmy non e’ mai stato ai Corni di Canzo, quindi giretto ai Corni.
Partiamo tardi, alle 8:45 dal Gajum, salita alla Prima Alpe, poco oltre c’e’ la cappelletta di S.Gerolamo, ancora pochi metri poi la palina con le indicazioni, quindi sentiero 5 fino al SEV.
Soliti ma sempre bellissimi i paesaggi verso le Grigne, con Grignone e Grignetta baciati dal sole, ma non per molto ancora.
Tranquilla pausa merenda, poi salita alla bocchetta dei Corni, e qui cominciano le preoccupazioni.
Le piogge intense dei giorni precedenti, l’umidita’ della notte, hanno reso sentieri e roccia viscide come sapone, non mi era mai successo cosi’.
Dalla bocchetta aggiriamo il colleto verso il primo canale, quello facile.
Facile si’ … ma con tutto asciutto! salgo per primo, oltre la meta’, ma non c’e’ appoggio sicuro sui piedi, sembra di pattinare sul viscido.
Con molta attenzione si potrebbe provare, ma il secondo canale e’ quasi verticale, vediamo gruppi che scendono e desistono.
Rinunciamo, ma proviamo continuando ad aggirare il Corno Grande, proviamo a salire tra erba e roccia, sempre viscida, ma con meno pendenza.
Raggiungiamo il punto di arrivo delle ferrate, la croce e’ pochi metri sopra di noi, ma c’e’ un saltello, una ampia V nella roccia che ancora una volta e’ sapone …
Decidiamo di non provarci, la cima e’ cosi’ vicina che la consideriamo “virtualmente” conquistata.
Scendiamo, ma spesso ci tocca schendere con il posteriore a terra e calarci appesi per le mani.
Torniamo alla bocchetta dei Corni e per cresta arriviamo sotto il Corno Centrale, risaliamo il ripido sentiero, e qui si ripete la storia, aggravata da un nebbione che non ti fa vedere oltre i 2-3 mt.
Al primo canalino roccioso ci arrendiamo, siamo proprio sotto la croce, non ricordo pericoli, anzi ricordo la discesa da fare con passo sicur,o ma piu’ semplice del Corno occidentale, ma senza vedere nulla …
Torniamo con attenzione sui nostri passi e decidiamo di scendere al SEV per pranzare.
Ripartiamo dopo poco piu’ di mezz’ora, puntando al Corno orientale, dico a Gimmy “questo non lo possiamo proprio mancare” …
Raggiungiamo la grande croce, ma non si vede assolutamente nulla, la bella visuale su Lecco e’ preclusa da un nuovola o nebbia a 360 gradiC.
Torniamo indietro e scendiamo all’ Acqua del Fo’, sentiero ripido ma senza difficolta’ … normalemente, ma oggi si scivola e si vedono le “sgarlate” (consentitemi il termine dialettale, ma rendere perfettamente l’ idea) di chi vi e’ gia’ passato.
In molti tratti evitiamo il sentiero, scendendo nel bosco tra pianta e pianta …
Pazzesco, ad un certo punto Gimmy mi dice “ma non mi avevi detto che mi portavi a Giochi senza Frontiere” (e i giovani come noi se li ricordano di certo …)
Scendiamo lenti e con l’attenzione al massimo, per mantenersi in equilibrio.
All’ Acqua del Fo’, pausa rinfrescante alla bella fontana, poi raggiungiamo la Colma di Ravella.
Facciamo quattro conti sulle ore che ci rimangono, e propongo a Gimmy di allungare verso il Sasso Malascarpa, quindi verso il Cornizzolo.
Altra salitona per recuperare 200mt di dislivello, passiamo dal Sasso Malascarpa, dove incontriamo molti asinelli, quindi sotto il ripetitore e poco dopo raggiungiamo la bocchetta di S.Miro, sulla strada asfaltata che porta al ripetitore.
Da qui deviazione al Monte Rai, dove possiamo finalmente ammirare un po’ di panorama, anche se con foschia.
Sotto di noi Valmadrera, Lecco, i laghi di Annone e verso Erba il lago di Pusiano.
Lungo la cresta il Cornizzolo.
Discesi sulla cresta verso il rifugio Consiglieri, e giunti alla strada prendiamo la deviazione per “terza alpe e S.Miro”.
Seguiamo il bel sentiero quasi in piano fino all’ Alpe Alto, gli sguardi tesi al sottobosco sperando di vedere qualche bel fungo … ma nulla
Ora abbandoniamo questo sentiero che prosegue per la Terz’Alpe e scendiamo al santuario.
Il sentiero e’ veramente molto-molto ripido, dai 1100mt dell’ Alpeggio abbandonato si precipita ai 600mt del santuario, ma si scivola molto meno, le pietre sono abbastanza asciutte, solo nel bosco e vicino ai torrenti della Valle di S.Miro si deve stare attenti a non scivolare.
Alle 16:40 siamo a S.Miro, grande bevuta e torniamo al Gajum lungo la strada.
Spengo il tablet in anticipo, alla fontana del Gajum, 13.9Km di cammino … e dire che doveva essere una passeggiata …