Rifugio Alpe d’Afata, capanna bagnata ma anche una bella sfiatata …
La saga de “I Pazzi siamo noi” continua … e ai massimi livelli !
I pazzi sono quattro oggi: ovviamente il Barba (spiego dopo …), Roberto, Gimmi e lo scrivente (Giorgio).
Una nuova figurina nel nostro album dei “rifugi”, una figurina di pregio.
Nonostante la scarsa fama, ha la sua pagina in wikipedia.
Qualche informazione prima di tutto:. la Capanna d’ Afata o Rifugio d’Afata si trova a cavallo tra la Val Cramosino e la Val Fouda, guarda verso la Leventina sopra Giornico.
E’ gestita dal Patriziato di Giornico, ma ben mantenuta dai cacciatori locali, comunque sempre aperta e molto ben attrezzata.
Ma allora perch poche visite? Forse una spiegazione c’e’ … cito da wikipedia, alla voce accessi:
Sono due le vie principali per raggiungerlo, la prima sale da Giornico (400 m) e entra nella valle Cramosino, a met vallata si sposta a sinistra raggiungendo la dorsale aperta sulla valle Leventina, il percorso praticabile in circa 5 ore.
Leggermente pi breve ma ancora pi ripida quella che sale da Altirolo (frazione posta a nord ovest di Giornico), essa sale praticamente in linea retta, da prima supera lo sperone di roccia che porta alla frazione di Orsino (950 m), localit raggiungibile anche con la macchina, poi in un bosco di conifere fino alla meta
Io che soffro i dislivelli, studio di partire da Orsino, un gruppo di baite che si raggiunge da Chironico, scendendo al ponte sul Ticinetto (per chi conosce la zona dove si devia per salire a Valle, Cala, Capanna Sponda, laghetto di Chironico) si prosegue diritto, salendo verso una chiesa, si prosegue quindi sempre su asfalto, fino ad una piazzetta di giro con attorno delle baite.
Si prende a sinistra e si prosegue, c’e’ un cartello di divieto, non chiaro se permanente o solo per inverno (una scritta sotto il divieto indica che in inverno non avviene manutenzione), chiediamo all’ autista del postale parcheggiato alla piazzetta che ci dice “bon si pu andare, ma non in inverno”.
Quindi proseguiamo fino a raggiungere Orsino, proseguiamo fino alla prima curva e sulla sinistra c’e’ un parcheggio.
Non piove, ma ha piovuto e bene anche, le previsioni sono “poco felici”, soprattutto per il pomeriggio … ma siamo o non siamo la “Banda dei Matti?”
Ma c’e’ una ragione che ci spinge ad uscire e raggiungere una capanna: il compleanno del Barba, neo settantenne MA NON dimostra!
Poche cose sappiamo del percorso che ci attende:
poco pi di 900mt di dislivello in 2.4Km, il sentiero marcato sulla mappa, e che nonostante il limitato percorso in media si impiegano 2:30.
Partiamo con le mantelle pronte nello zaino, subito una freccia con l’ indicazione AFATA, bene …, dopo pochi minuti un guado (il torrente che scende dal Val Fuda), anche se ben carico lo passiamo tranquilli, una madonnina ed una freccia verso monte “Afata”.
Inizia una lunga e ripida salita, il sentiero non marcato con bolli, ma si vede che utilizzato, anzi in qualche bivio ci sono pi percorsi, il tablet ci aiuta a prendere la via giusta, che comuqnue quella che sale.
Una serie lunga di zig-zag, nel bosco, tra gradini viscidi di pietra, sotto e sopra pareti rocciose, su piccole cengie, un tratto anche attrezzato con fune di sicurezza.
Dopo la prima ora di cammino inizia a piovigginare, mantelle fuori dallo zaino e si prosegue … la polenta ci aspetta !
Ma troviamo una spiacevole sorpresa nell’ ultima ora e mezza di salita, un taglio piante, certamente necessarie a rimuovere grandi piante pericolanti o semplici pulizie del bosco, ma molti enormi pini sono di traverso sul sentiero, e ci tocca aggirarle e quindi a ricercare ancora le tracce del percorso. Operazione tutt’altro che semplice e soprattutto molto faticosa.
Il tratti di piano sono di pochi metri, il resto salita bella ripida … come da previsioni.
Come dice il Barba “due passi e guadagni un metro di dislivello”
Io sono poco in forma, e nonostante i bei dislivelli delle ultime uscite sono parecchio in affanno.
I miei tre compagni arrivano in capanna alle 11:10 (siamo partiti alle 08:22), io alle 11:25, bagnato come se fossi caduto in una vasca.
Impossibili le foto esterne, nubi basse, foschia, poca luce e … pioggia (la foto del pomeriggio).
Entro per trovare il comfort di un gran bel rifugetto, situato su un pianoro erboso circondato da abeti e pareti di roccia.
Dentro due locali, la cucina-pranzo, con armadio, grande fornello a gas, lavandino e stufetta a legna (manca il camino), nell’ altra stanza letti a castello su 3 piani, penso almeno 16 posti letto, armadio con coperte e materiali vari per la cucina (posate e piatti di plastica).
Veramente bello e confortevole … ma l’acqua chiusa, poco male fuori un paio di padelle a raccogliere l’ abbondante acqua piovana.
Mentre si affetta e si consuma l’ antipasto, il cuoco Barba fa andare una bella polenta taragna, e scalda lo spezzatino.
Dopo il “giusto” tempo pranziamo con la grande allegria che ci accompagna sempre, ignorando i rumorosi scrosci d’acqua all’ esterno.
Polenta e spezzatino, polenza e zola, l’antipasto di salame, ben condito con Bonarda, poi il dolce innaffiato con Prosecco, brindisi alle settanta candeline !
Foto ricordo, poi firmiamo il libro di capanna, lasciamo nella busta il contributo (sono indicati 2Fr a persona per il “passaggio”), la busta nella “cassa” (non una feritoia incassata nel muro, ma una scatola di latta appoggiata sul mobile … massima fiducia o pochi visitatori?), pulizie varie per rimettere tutto a posto come e meglio di quando siamo entrati.
Alle 13:55 usciamo, incredibilmente non piove, quindi posso scattare qualche foto del rifugio nel suo selvaggio contesto naturale.
Scendiamo dalla stessa parte (non c’e’ alternativa se non l’Alta Via), un po’ preoccupati per la pioggia (ma a quella ci siamo quasi adattati), soprattutto per il sentiero scivoloso, le pietre/rocce e le tante deviazioni per le piante schiantate.
Con molta attenzione scendiamo, alla fine senza problemi e senza perdere il sentiero, arriviamo al parcheggio alle 16:00.
Due ore per scendere, e questo la dice lunga … in salita mi fermo centinaia di volte a prendere fiato, ma a scendere … “vado gi di peso”, le fermate sono al minimo indispensabile.
Un’ altra bella figurina nell’ album dei rifugi, peccato per il meteo e per il sentiero (abbiamo stimato 20-25 min persi a salire per le piante che ostruivano), ma alla fine abbiamo degnamente festeggiato il nostro senjor.