Capanna Cremorasco 1095mt
Abbiamo in programma la nostra escursione pre-Natalizia, significa cucina … ma dopo un po’ di sano sudore che tra l’altro stimola l’appetito.
Decidiamo per la Cremorasco, già visitata in una avventurosa uscita invernale con tanta neve, da abbinare alla cima vicina per eccellenza: il pizzo di Corgella. Ma le cose non vanno sempre come previsto.
Noi gruppo quasi al completo, siamo in cinque, più due amici consueti Francesco e Chiara (neo-presidente CAI … mica pizzza e fichi!)
Il primo imprevisto è una bella sorpresa, direi proprio un onore, Francesco ha invitato l’amico Flavio (anche se Roberto lo ha chiamato Federico tutto il giorno, ovvero
cappef con Mario.
E’ da tanto che ci si vuole incontrare, ma i tempi non coincidono, quindi grande e gradita sorpresa.
Arriviamo ad Isone, ritiro chiavi all’ Ristorante Camoghè (che nome strano eh …), e parcheggio a Cima di Dentro Q1005, alla sbarra e dove un tempo c’era il grande traliccio del Monte Ceneri, ora non c’e’ più.
Partenza freddina, sia nel meteo, sia nei primi scambi con Flavio e Mario, ma si fa presto ad intendersi e l’armonia è ottima, lo spirito (qualsiasi senso) è quello giusto.
Arriviamo alle caserme dove scopriamo da due cacciatori che a Dicembre, ed in generale in inverno, consentono di portare le auto fino a qui, proseguiamo lungo la strada chiusa per un paio di tornanti, al bivio per la Cremorasco.
La prima idea era di nascondere i vettovagliamenti (eh già, bottigle, dolci, riso pesano negli zaini), ma l’incertezza di trovare o meno acqua in capanna mette in troppa agitazione lo Chef, quindi prendiamo il sentiero per la Cremorasco, indicata a soli 10 minuti.
Arriviamo in capanna, 10-15 minuti subito persi per imparare ad aprire le due porte, hanno un “meccanismo” legato alla posizione della maniglia. Entriamo e scoprima che l’acqua è chiusa.
Ci era stato detto che l’acqua si apriva nel casottino vicino, inizia la disperata ricerca, mentre qualcuno saggamente avvia la stufa, anche solo per stemperare il locale per il rientro.
Passa mezz’ora, alle 09:35 siamo ancora in capanna e senz’acqua. Telefonata al gentile gestore (in realtà ha risposto la moglie), per capire che l’acqua è chiusa e bisogna rifornirsi a qualche centinaio di metri dal rifugio.
Discutiamo sul da farsi, il tempo perso non ci permette la cima, per il rientro e per la cucina, ma soprattutto per un impegno mio e di Gimmy per la serata (teatro di Como per assistere ai Legnanesi), quindi massimo alle 16:00 in auto.
La cima salta, a questo punto decidiamo di fare un po’ di esplorazione in zona, andando in direzione del Pian Grande, indicato a 45min, dove dovremmo incontrare anche la fonte per l’acqua, quindi partiamo scaricando gli zaini, ma con dotazione di contenitori per acqua in mano.
A qualche centinaio di metri, proprio sul sentiero, troviamo una piccola casetta in sasso, immagino un serbatoio, con un bel tubo da cui sgorga acqua, evviva.
Lasciamo i contenitori sul posto, li riempiremo al ritorno, e proseguiamo la nostra gita.
Il tratto per questo piano prativo, già ben visibile verso NE dal rifugio, è praticamente in piano, qualche breve saliscendi, e l’ attraversamento di 3 canali con ruscelli, dove è tutto ghiacciato.
In alcuni tratti i sentiero è stretto e scivoloso, ma ci sono vari pezzi di fune d’acciaio di sicurezza, e nei punti esposti anche parapetti in legno, gran bel lavoro.
Alle 10:05, entro i 45min previsti, siamo a Pian Grande Q1117, varie baite tutte ben tenute, prato e faggi secolari, bellissimo, manca solo il sole, ma su questo della vallata … non se ne parla proprio, mentre illumina il lato N della piana di Magadino, e parte della Riviera, con il Claro stupendo come al solito.
Giretto esplorativo, e ora che si fa? Proseguire ha poco senso, non ci sono altri alpeggi, anzi il sentiero che sembra proseguire sulla cartina si chiude al primo canale o ruscello, che sia solo per l’approviginamento dell’ acqua.
Sguardo alla cartina per cercare qualcosa da visitare e per allungare il giro, scendiamo a Croveggia.
Si perdono circa 200mt di dislivello, sentiero ben marcato ma fogliame ovunque e alto, che non rende sempre agevole la discesa.
Comunque in una ventina di minuti siamo a Croveggia, altro gruppo di baite in bella posizione e tutte molto ben sistemate. Tra l’altro c’e’ una funivia ad uso di queste baite, sia per materiale che persone, non è certamente bella da vedere, ma sicuramente utile, dalla passerella terminale la si vede scendere ripida-ripida a Camorino.
Ci fermiamo una quindicina di minuti, foto ed esplorazione dei dintorni, poi torniamo indietro.
Risaliamo su fogliame fino a Pian Grande, quindi ritorno verso la Cremorasco, sono poco meno di 2Km, ma come detto in piano.
Dopo il rifornimento d’acqua, alle 11:45 siamo tutti in capanna, ed iniziano le grandi manovre ….
Rifornimento legna per la stufa, lo Chef ai fornelli, chi prepara le salamelle, chi l’ antipasto e la tavola.
Dopo il necessario per preparare il risotto, tutti a tavola … ma non vi ho ancora detto il menù:
- antipasto con cavolfiore sott’olio e aglio (qualcuno ha consumato pane e polpastrelli per pucciare l’olio)
- risotto con finferle (o gialletti/galletti/gallinacci che dir si voglia), raccolti da noi zona Motto Crostel e Bassa di Nara, cotti e congelati in attesa dell’ occasione giusta. Porzionicine abbondanti
- Salsiccia ottima portata da Francesco, cucinata alla brace all’esterno
- Dolci: strudel, bisciola e dolce vegano di Chiara (sempre brava)
- Cioccolaltini vari …
- Caffè e grappe (la solita friulana, ma anche una ottima fatta in casa da Mario), un liquore alla genziana sempre opera di Mario, e lo sviluppino di Paolo
- Ed il bere? 5 bottiglie di vino rosso, più una di spumante. A nostra TOTALE DISCOLPA va detto che 1 bottglia è tornata intatta, ed una è stata utilizzate per …. Indovinate un po’?
- VIN BRULE’
Sazi e forse anche un po’ allegri, si canta, Francesco accompagna il coro stonato sempre con grande pazienza (forse ha bevuto anche lui?).
Pulizie e sistemazione, firma del libro, per pagare bisogna usare il vaglia che si trova in capanna (no cassetta e buste).
Il ritorno è veloce, circa 2Km al parcheggio quasi tutti su asfalto, e fortunatamente al sole.
La giornata si chiude con gli Auguri di Natale, tanti sorrisi, pacche sulle spalle e la promessa di riverdesi presto, magari con qualche elemento in più della simatica Cappef-Band, rotto il ghiaccio caro Flavio, hai visto che razza di banda di matti siano i Girovagando (non metto Chiara e Francesco in questa lista, ma visto che non disdegnano i ns inviti … chi va con lo zoppo …)
Saluti a tutti, e visto che non ci saranno altre nostre pubblicazioni prima di Natale, voglio ringraziare e porgere i migliori auguri di un Felice Natale.