Alpe Drosina di Sotto 1245mt
Riprendiamo le nostre esplorazioni, e torniamo in Val di Lodrino.
Ispirati dall’articolo di Luca Bettosini e Ely Riva Val di Lodrino: 13 rifugi e capanne in valle meravigliosamente selvaggia (da Vivere la Montagna – Aprile 2013), basta la parola selvaggia per farci scattare la voglia di esplorare.
Una prima esplorazione, e devo dire molto avventurosa, l’ abbiamo gia’ compiuta ad aprile di quest’anno, ma mancano molti posti descritti da ancora visitare.
Come tutte le valli su questo lato della Riviera, e’ una valle molto chiusa, con dirupi e tratti veramente esposti, serve passo sicuro, e guardar bene dove si cammina.
Spesso si cammina su cengette scavate nella roccia, ci sono tratti attrezzati con cordini di sicurezza e corrimano, sentieri con lati a strapiombo dove sotto vedi il torrente che scorre nelle gole, e si tuffa rumoroso in grandi pozze d’acqua cristallina.
Bellissimo e troppo wild.
Bisogna seguire i sentieri, perdere la traccia o cercare la via puo’ essere davvero poco simpatico.
Questa volta decidiamo di esplorare la Val Drosina, laterale orografica sinistra della Valle di Lodrino, parcheggiamo a Legri (sotto la piazzetta di giro dove e’ vietato sostare) e risaliamo verso Bedrina (baita) deviamo subito a sinstra per il ponte del Alden.
Da subito si capisce l’atmosfera wild, gia’ si cammina a filo del burrone e su cengette rocciose. Arriviamo al Pont del Alden Q633, ora inizia una bella salita che ci porta a Q800, una lunga serie di ripidi zig-zag.
Arrivati in quota il percorso diventa molto piu’ tranquillo, si sale ma senza strappi.
Fino all’ imbocco della Val Drosina, e’ il sentiero che abbiamo percorso a scendere nella precedente escursione, ma si sa che basta invertire il senso di marcia per farti sembrare le cose gia’ diverse.
Passiamo da Dureda (spazio per elicottero e due baite in basso), e proseguiamo.
Il sentiero alterna tratti tranquilli nel bosco a tratti su sentiero stretto ed esposto, spesso su pietre e scalini di sasso resi viscidi dalle temperature notturne, dove fare molta attenzione, soprattutto quando da un lato c’e’ il vuoto ed il torrente a varie centinaia di metri sotto.
A complicare non poco il cammino ci sono grandi accumuli di foglie di faggio, dove camminiamo strisciando i piedi per “capire cosa c’e’ sotto”.
A Q930 ignoriamo il bivio che sale a sinistra a Pronzolo ed al rifugio Scengio delle Vacche, ed arriviamo al primo ponte sul Riale di Drosina, anzi il ponte e’ qualche decina di metri sotto, noi proseguiamo inoltrandoci nella valle, da qui in poi e’ proprio tutto nuovo per tutti noi.
Il sentiero e’ meno esposto che in Val Lodrino, e ora altera bosco di faggio a tratti in pineta, tutto davvero molto bello.
Raggiungiamo i ruderi dell’ Alpe Nuovo Q1142, da qui si stacca un sentiero (poco visibile a dire il vero ma ben marcato sulla cartina) che sale all’Alpe del Foch e quindi all’ Alpe di Sbordan, da qui alle vicine cime di Visghed.
Noi proseguiamo e poco oltre troviamo il ponte sul Droslina a Q1142, un bel ponte di sasso datato 1915.
Attraversiamo e risaliamo li lato opposto, troviamo subito il bivio segnato con ometti per Alpe Matro Q1538 e Alpe Vercasca Q1643 (rifugio), e volendo ancora proseguire all’ Alpe dei Laghetti Q1947.
Decidiamo visto l’orario e le giornate corte di non salire alla Vercasca (era una delle opzioni da prendere a questo bivio), ma puntare alla vicina Drosina di sotto.
Alle 11:20 siamo nella bella radura dell’ Alpe Drosina di Sotto Q1265, un gran bel posto, con una vista stupenda sul Poncione di Piotta Q2439 che chiude la valle, mostrando pareti rocciose stupende.
L’alpe e’ composta da alcune baite, purtroppo il rifugio e’ chiuso perche’ privato (non lo avevo ben notato dell’articolo), e fa un gran freddo, il sole splende ma non arriva un questa valle chiusa.
Rimediamo un po’ di legna e accendiamo un bel fuocherello nel barbecue del rifugio privato, per scaldarci e scaldare i panini, ci sono anche pochi centimentri di neve tutt’attorno per rendere l’atmosfera ancora piu’ invernale.
Nonostante il disagio, riusciamo sempre a trovare il bello anche da queste situazioni, mangiamo scherzando e cantando, un po’ di grappa (grappe), aiutera’ a scaldare almeno dall’interno 🙂
Spento il fuoco con la neve, prendiamo la via del ritorno, sempre con attenzione per sassi e scalini sdruciolevoli e le tante foglie, oltre ai tratti esposti ovviamente.
Arriviamo al parcheggio abbastanza presto, anche se ci sono volute 2:30 per scendere, poco meno di 12Km il percorso completo di oggi.
Salutiamo la Valle di Lodrino, ma sappiamo bene che ci vedra’ ancora spesso per esplorare angoli nascosti e veramente poco frequentati.